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Insicurezza

- Rubrica a cura di Marina Boscaino

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 09 del 09/03/2013

«Domenica e lunedì si vota nelle scuole pubbliche. Guardatevi intorno, guardate i soffitti, i bagni, le porte l’intonaco. Guardate dove noi tutto il giorno viviamo e cerchiamo nei nostri limiti umani di costruire, formare e conservare una memoria. Guardate dove lavoriamo, in che condizioni e pensate che i vostri figli passano più tempo della loro vita dentro quelle aule che in casa vostra. E pensate che lì si forma un cittadino, la sua libertà e la sua vita. Poi votate…».
Mentre scrivo – è sabato prima delle elezioni – non so ancora quale sarà l’esito elettorale. Ma mi piace consegnare comunque a voi che leggete queste parole. Le ha scritte Claudia Pepe, insegnante, uno dei fortunati incontri che ho fatto su Facebook. Quando ci siamo “incrociate” non virtualmente – eravamo a Vicenza, la sua città, durante un incontro sulla scuola statale, in dicembre – ci siamo subito riconosciute. Perché il volto che trovavo nella foto del “profilo” mi è rimasto impresso: da lei, dalle sue dita sulla tastiera, ogni sera (da quando abbiamo stretto “amicizia”) arrivano commenti brevi e intelligenti, caustici e illuminanti, laconici e spiritosi, su quanto è accaduto durante la giornata; o, ancora, notazioni sui programmi serali in Tv (tutti rigorosamente “politici”, guardando i quali entrambe la sera usiamo farci salire il tasso di bile o la propensione alla depressione o la vena ironica, dipende dalla giornata). Commenti di tanti, attenti come noi a ciò che accade. Poi Claudia dà la buonanotte a tutti: un rituale ormai abituale, che molti suoi “amici” virtuali non mancano di accogliere con affetto. Sì, affetto. Perché la rete ci ha consentito di conoscerci, di apprezzarci, di sceglierci a distanza. Di creare una comunità di docenti convinti che il proprio mandato non debba e non possa esaurirsi nel tutt’altro che semplice lavoro in aula. E non c’è bisogno di troppo tempo per individuare sintonie, comunanze, analoghe visioni e finalità.
L’appello di Claudia, come me ha colpito molti altri. È la concretizzazione di quella circolarità che deve essere la scuola statale, di quell’eterno ritorno che dall’edificio scolastico si allarga all’intera società civile. E viceversa. Il dentro e il fuori: loro, studenti e cittadini; noi, docenti e cittadini; loro, genitori e cittadini. Non si può ignorare la cura dello spazio in cui questa circolarità piena di intenzionalità intrinseche – cultura, cittadinanza, emancipazione, relazione, dimensione identitaria, crescita – trova il proprio luogo di elezione.
Il ministro Profumo tra le sue prime dichiarazioni ebbe a dire dell’edilizia scolastica «questa è la mia priorità», dimenticandola nel corso dei 15 mesi successivi, dedicati a portare a compimento i tagli di Gelmini-Tremonti, ad un inutile concorso, alla demagogia 2.0 e a tentare di far passare con un colpo di mano un dpr sulla valutazione letteralmente irricevibile.
Grazie Claudia, per averci ricordato, con parole semplici e concrete e con il pensiero articolato e complesso che contengono, che la sicurezza, il decoro, la dignità e, perché no, la gradevolezza delle condizioni di apprendimento e di lavoro vengono prima di ogni cosa. E che, se il 65% delle scuole continua a non essere a norma, la preoccupazione per questa vergogna nazionale deve ricadere su ciascuno di noi. Chi ha promesso soluzioni per l’ennesima volta deve sapere che la distrazione non sarà più tollerata.

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