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C’era una volta la grande bellezza. Come salvare l’Italia dall’asfalto e dal cemento

Tratto da: Adista Documenti n° 19 del 24/05/2014

DOC-2618. BOLOGNA-ADISTA. È stato chiamato il Belpaese e mai appellativo fu più giusto (il «bel paese ch'Appennin parte e 'l mar circonda e l'Alpe» lo definì già Petrarca nel Canzoniere). Bella, l’Italia, per i suoi paesaggi, per i suoi tesori, per i suoi borghi, per il suo immenso patrimonio archeologico e culturale, per i prodotti della sua terra. Bella eppure ferita, deturpata, sfigurata dalla crescita incontrollata e disordinata dei centri urbani, dagli ecomostri, dall’asfalto, dall’incuria: assassinata dal cemento, come cantava Francesco De Gregori in “Viva l’Italia”. Un’aggressione impressionante, continua, impietosa alla nostra “grande bellezza” che un recente rapporto dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) ha tradotto in cifre che lasciano interdetti: la cementificazione, in Italia, avanza al ritmo inaudito di 8 mq al secondo. E proprio questo, 8 mq al secondo. Salvare l’Italia dall’asfalto e dal cemento, è il titolo di un piccolo ma densissimo libro appena pubblicato dalla Emi per la collana Emisferi, dedicata «al nostro mondo com’è, e come lo vorremmo» (pp. 63, euro 4,50). Un opuscolo «economico ed ecologico» (utile come regalo e anche, perché no, come bomboniera), scritto da un autore con tutte, ma proprio tutte le carte in regola: Domenico Finiguerra, classe 1971, già sindaco, dal 2002 al 2012, di Cassinetta di Lugagnano - piccolo paese della provincia di Milano entrato a far parte nel 2008 dell’Associazione Comuni Virtuosi e vincitore del premio nazionale “Comuni Virtuosi” nella categoria “Gestione del territorio” (come modello di crescita zero urbanistica) -; co-promotore della campagna nazionale “Stop al Consumo di Territorio” e del Forum nazionale Salviamo il Paesaggio (sul cui sito - www.salviamoilpaesaggio.it - è possibile informarsi su tutte le battaglie esistenti in difesa del territorio italiano), fondato proprio a Cassinetta di Lugagnano nel 2011; oggi consigliere comunale ad Abbiategrasso alla guida di una lista civica e candidato alle Europee per la lista “L’altra Europa con Tsipras” (nel collegio Nordovest: Lombardia, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta), la lista autonoma della società civile che sostiene il leader del partito greco Syriza Alexis Tsipras come candidato alla presidenza della Commissione Europea, contro il ritorno dei nazionalismi, le Costituzioni calpestate, i Parlamenti asserviti (e che presenta, tra i principali punti del suo programma, quello di una «trasformazione ecologica della produzione, per rispondere alla crisi ambientale e dare priorità alla qualità della vita»).

«Otto metri quadrati al secondo - scrive Finiguerra - è il ritmo con cui vengono asfaltate e cementificate la bellezza, la biodiversità, l’agricoltura e la cultura del nostro Paese»: 8 mq al secondo che, «moltiplicati per i secondi di un anno, che sono 31 milioni e 536.000», fanno oltre 252 kmq, dunque «un quadratone dal perimetro di 63,2 km». Un attacco che sembra inarrestabile, evidenzia l’autore. Di più: un vero «suicidio nazionale, perché la bellezza potrebbe essere il vero motore del progresso italiano» e invece si ritrova ad essere sistematicamente violata da «azioni pianificate di devastazione». Con conseguenze incalcolabili anche in termini di riduzione dell’autonomia alimentare (il nostro Paese ha perso dal 1971 al 2010 quasi 5 milioni di ettari di superficie agricola utilizzata), di dissesto idrogeologico (con danni pari a 61 miliardi di euro in poco più di 60 anni), di concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera (con la perdita di fonti di «frescura naturale» come la fittissima rete di canali che disegnano il paesaggio lombardo), di minacce alla biodiversità (garantita solo dalla disponibilità di terra non cementificata e fertile), e persino di crescita del malessere psicologico (quel disagio che si prova nel percorrere chilometri e chilometri senza più provare il minimo «sussulto di stupore», dinanzi al monotono susseguirsi di capannoni, supermercati e case; nel condannare i nostri figli a «fare i criceti in parchi giochi di plastica “regalati” dalle speculazioni edilizie per compensare le perdite di valore ambientale»): aspetti, tutti questi, su cui Finiguerra si sofferma nel suo prezioso libretto.  

Una resistenza da allargare

C’è spazio, tuttavia, anche per la speranza, considerando che l’aggressione «silenziosa e costante» del cemento ha «trovato in numerose città, paesi e angoli talvolta remoti e nascosti chi è determinato a contrastarla»: una fitta rete di gruppi ambientalisti, associazioni, forum e liste civiche che, anche grazie alla formazione del Forum nazionale Salviamo il Paesaggio, con i suoi quasi mille comitati locali, sta dando vita a una vera forza di opposizione nazionale alla devastazione dei territori, protagonista di innumerevoli battaglie locali e nazionali, dalla piccola variante urbanistica alla grande speculazione immobiliare fino alle grandi opere. Senza contare l’ottantina di Comuni Virtuosi che hanno già aderito alla strategia Consumo di Suolo Zero e il sostegno ufficiale alla battaglia contro l’impermeabilizzazione del suolo espresso dalla Fillea Cgil, il maggiore sindacato italiano dei lavoratori dell’edilizia, finalmente convinto della necessità di puntare sul recupero e sul restauro dei centri storici e dei borghi antichi del nostro Paese come pure sugli indispensabili interventi di messa in sicurezza del territorio. Una resistenza, però, che «è urgente allargare a macchia d’olio», trasformando «questa moltitudine varia di lottatori per la salvaguardia della terra, del paesaggio, dell’ambiente, della biosfera» in un vero movimento politico di opinione, affinché la conversione ecologica diventi «un’esigenza sociale collettiva». 

Di seguito alcuni stralci dell’opuscolo di Finiguerra. (claudia fanti)

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