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Divorziati risposati: i dilemmi della Chiesa

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 31 del 13/09/2014

Piera vive a Treviso, è moglie, madre e nonna, cattolica praticante da sempre, e ha una spina nel cuore: i due figli, educati secondo la religiosità familiare, sono separati dalle mogli, e uno dei due ha una nuova compagna. Piera ha mantenuto la relazione con le ex nuore; fatica ad accettare la separazione dei figli, che si sono anche allontanati dalla Chiesa, e sta tentando di avviarli verso la riappacificazione. 

Diego vive a Firenze, è una persona impegnata nella Chiesa cattolica e con la moglie ha educato religiosamente i figli. Una figlia ha intrapreso con il suo ragazzo, non credente, una convivenza ad experimentum e a causa di ciò è stata dissuasa dal frequentare ancora la parrocchia. Il padre osserva che oggi diversi cattolici fanno scelte analoghe e vivono con sofferenza le reazioni severe dei parroci. 

La storia di Piera e quella di Diego rientrano nell’odierno panorama plurale della famiglia, ma si potrebbero anche raccontare vicende di coppie e genitori omosessuali, unioni di fatto, persone abbandonate dal coniuge, famiglie plurime, nuclei monoparentali anche per vedovanza, famiglie interreligiose. Di questa materia si occuperà la III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi, in programma a Roma dal 5 al 19 ottobre. Il tema, “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”, sarà discusso a partire dall’Instrumentum laboris (v. Adista Notizie n. 25/14) che ha recepito le risposte dei fedeli al questionario del Documento preparatorio (V. Adista Segni Nuovi n. 42/13), riassunte dalle Conferenze episcopali e da altri organismi, e le osservazioni pervenute da singoli fedeli, movimenti, parrocchie.

Guarda a questa Assemblea – che avrà nel 2015 un secondo momento, dedicato a elaborare una prassi in materia familiare (l’assemblea ordinaria del Sinodo) –  il convegno nazionale che la Rete dei Viandanti ha organizzato per sabato 13 settembre a Bologna nel Complesso del Baraccano (via Santo Stefano 119) con la partecipazione del biblista Flavio dalla Vecchia e dei teologi Giannino Piana, Andrea Grillo e Basilio Petrà (vedi programma nel box). Dal titolo – “Separati, divorziati, risposati. Fallibilità dell’amore umano nello sguardo di Dio” – emerge la prospettiva da cui muove: la fragilità creaturale che non è lasciata a se stessa ma assunta da un Dio che nella narrazione biblica è «bontà e misericordia, lento all’ira e ricco di grazia e fedeltà».

L’Instrumentum laboris si apre proprio mettendo in rilievo il richiamo alla misericordia che il vescovo di Roma, Francesco, dall’inizio del suo pontificato ha rivolto al clero cattolico romano. Leggendo il seguito del documento, si percepisce però la difficoltà di comprendere fedeli che vivono e ragionano in termini più o meno diversi da quanto il Magistero ha insegnato finora in materia di etica sessuale e familiare. Ad esempio si puntualizza la difficoltà di molti cattolici ad accettare l’idea, oggi molto discussa, di «legge naturale» – difficoltà in parte imputata al contesto secolarizzato e a quella che è definita «l’ideologia del gender» ritenuta colpevole di indifferentismo sessuale –, peraltro contestata anche da alcuni teologi, e ad accettare integralmente l’insegnamento magisteriale in materia di matrimonio e famiglia, «con una resistenza, in gradi diversi, ad esempio riguardo a controllo delle nascite, divorzio e nuove nozze, omosessualità, convivenza, fedeltà, relazioni prematrimoniali, fecondazione in vitro». I laici cattolici lamentano l’impreparazione di diversi pastori nel trattare problematiche che riguardano la sessualità e la procreazione e provano disagio anche per gli scandali sessuali all’interno della Chiesa, in particolare rispetto alla pedofilia. Dalle risposte emerge anche «la percezione del rifiuto nei confronti di persone separate, divorziate o genitori single da parte di alcune comunità parrocchiali, così come il comportamento intransigente e poco sensibile di presbiteri o, più in generale, l’atteggiamento della Chiesa, percepito in molti casi come escludente, e non come quello di una Chiesa che accompagna e sostiene». 

Uno dei nodi riguarda la prassi sacramentale: i divorziati risposati vivono la sofferenza di non poter ricevere i sacramenti e dell’essere considerati irregolari. Mentre alcuni hanno modo di ovviare al problema cercando l’accesso ai sacramenti attraverso qualche prete comprensivo, una soluzione individuale non basta a molti che aspirano ad una pubblica riammissione ai sacramenti. Rispetto a questo aspetto e, più in generale, al trattamento dei fallimenti matrimoniali, tra i fedeli si fa largo il guardare alle Chiese ortodosse che ammettono le seconde e le terze nozze attraverso un previo percorso penitenziale; una soluzione pastorale analoga è stata ventilata in febbraio al Concistoro dal card. Kasper. Anche da parte di alcune Conferenze episcopali non manca il richiamo alla «necessità che la Chiesa si doti di strumenti pastorali mediante i quali aprire la possibilità di esercitare una più ampia misericordia, clemenza e indulgenza nei confronti delle nuove unioni».

In questa direzione si muove il segretario generale del Sinodo dei vescovi, card. Baldisseri, che nella conferenza stampa di presentazione dell’Assemblea straordinaria, ha affermato che «urge permettere alle persone ferite di guarire e di riconciliarsi, ritrovando nuova fiducia e serenità». A questo scopo, ha continuato il porporato, «serve una pastorale capace di offrire la misericordia che Dio concede a tutti senza misura. Si tratta dunque di “proporre, non imporre; accompagnare, non spingere; invitare, non espellere; inquietare, mai disilludere” (IL, 109)». 

Condividendo questi orientamenti, la Rete dei Viandanti – composta al momento da 25 gruppi ecclesiali di varia natura (tra cui cinque riviste) che hanno aderito alla proposta di Viandanti,  un’associazione di laici cattolici per un laicato maturo e responsabile –, vuole offrire tramite il convegno di Bologna un libero contributo alla discussione del Sinodo rispetto alla disciplina nei confronti dei divorziati risposati. Già se n’era occupata agli inizi del 2013 nella “Lettera alla Chiesa che è in Italia” (il testo integrale può essere letto in http://www.viandanti.org/?page_id=3967; per una ampia sintesi della lettera, v. Adista Notizie n. 11/13), inviata all’episcopato italiano, in cui aveva segnalato tra le priorità che la Chiesa avrebbe dovuto affrontare con urgenza e determinazione anche l’esigenza di rivedere tale disciplina.

* Rete dei Viandanti

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