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«Santa Materia». Il contributo di Teilhard de Chardin alla riflessione teologica sull’ecologia

«Santa Materia». Il contributo di Teilhard de Chardin alla riflessione teologica sull’ecologia

Tratto da: Adista Documenti n° 28 del 01/08/2015

DOC-2728. ROMA-ADISTA. Non poteva passare inosservato il 60° anniversario della morte del gesuita Teilhard de Chardin, il teologo, filosofo e paleontologo francese che ha sofferto per tutta la sua esistenza il divieto da parte del Sant'Uffizio di pubblicare il proprio lavoro (prima di morire, a New York, all'età di 74 anni, ebbe l'accortezza di affidare i suoi manoscritti a una persona non vincolata alla Chiesa cattolica); che ha goduto, con la pubblicazione postuma della sua opera, di una fama universale, tanto da rappresentare uno dei più significativi fenomeni editoriali del XX secolo; che è successivamente caduto nell'oblio e che, oggi, è oggetto di un rinnovato interesse in tutto il mondo. E, in particolare, non è passato inosservato, tale anniversario, alla Commissione teologica latinoamericana dell'Eatwot (o Asett), l'Associazione ecumenica dei teologi e delle teologhe del Terzo Mondo, che alla figura del gesuita francese, e specificamente al modo in cui a tale figura guarda il Sud del mondo, ha dedicato la V edizione della Minga (parola quechua che indica il lavoro comunitario o collettivo su base volontaria) o Mutirão (termine con lo stesso significato ma di origine tupi): iniziativa con cui la Commissione affida a un gruppo di teologi e teologhe una serie di articoli sull’argomento selezionato - in questo caso, sul tema “Teilhard de Chardin oggi, visto dal Sud” -, per inviarli poi alle riviste latinoamericane aderenti - che li pubblicano secondo i propri tempi e i propri criteri - e per stampare infine, in formato digitale, tutto il materiale prodotto in un numero di Voices (il n. 2 del 2015), la storica rivista di teologia dell’Eatwot. 

Che l'opera di Teilhard possa essere fonte di ispirazione per la Teologia della Liberazione, l'Eatwot non ha alcun dubbio: per quanto il gesuita francese, come scrive la teologa brasiliana Maria Clara Lucchetti Bingemer, non abbia espresso nella sua opera particolari preoccupazioni per i poveri - un aspetto su cui si sofferma l'intervento del teologo argentino José Nicolás Alessio -, «il suo pensiero sul cosmo e sulla natura offre un contributo prezioso a tutta la riflessione teologica sull'ecologia che oggi si sta portando avanti nel mondo intero e, in maniera forte e insistente, nel continente latinoamericano». È il pensiero, spiega la teologa brasiliana, di «un mistico in comunione con l'universo», dominato da due grandi amori, Dio e il mondo; tra i primi, all'interno della Chiesa cattolica, a «intuire ed esplicitare le straordinarie implicazioni scientifiche, filosofiche e teologiche dell'evoluzionismo biologico e della prospettiva evolutiva dell'universo», vivendo l'esperienza della materia - materia non separata dallo Spirito, ma materia che diventa Spirito - come condizione e cammino per l'accesso a Dio e cogliendo il filo divino che «attraversa l'universo, la coscienza e l'azione umana per unirli, avanti e in alto, nella prospettiva della suprema sintesi con Dio, punto Omega dell'evoluzione e della creazione», secondo il principio per il quale «tutto ciò che sale converge». Si tratta, come sottolinea il gesuita brasiliano Carlos James Dos Santos, di «una comprensione unitaria e olistica di tutta la storia dell'evoluzione», in una lettura che «integra la visione delle scienze con la fede in un Dio creatore e salvatore»: dalla litosfera (il mondo inorganico), alla biosfera (la vita), alla noosfera (il pensiero), alla cristosfera, il Cristo cosmico come punto di convergenza del movimento complessivo dell'universo. Cosicché ha senso parlare non di cosmo, di un mondo statico e compiuto, ma di cosmogenesi, di una «temporalità evolutiva permanente dell'Universo», in direzione di «piani di realtà sempre più complessi e ricchi». L'aspetto più geniale del pensiero teilhardiano - scrive il gesuita filippino Jojo M. Fung non senza criticare la prospettiva lineare dello schema evolutivo del teologo francese - è la sua spiegazione dell'evoluzione come un'«elevazione verso la coscienza», un fluire in cui «gli esseri umani “non sono altro che l'evoluzione che diventa cosciente di se stessa”», fino al culmine di «un qualche tipo di coscienza iper-personale e suprema nel “Punto Omega”, la mega-sintesi operata dalla cristificazione cosmica, l'unione con Cristo». 

Vi proponiamo, in una nostra traduzione dallo spagnolo, ampi stralci degli interventi di José Nicolás Alessio e del teologo Roberto Tomichá, del popolo indigeno chiquitano, in Bolivia, rimandando al sito di Voices (http://InternationalTheologicalCommission.org/VOICES) per la lettura integrale del numero collettivo.

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