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Diario di Teofilo: alla scoperta di Gesù in compagnia del terzo evangelista

Diario di Teofilo: alla scoperta di Gesù in compagnia del terzo evangelista

Tratto da: Adista Notizie n° 14 del 16/04/2016

38514 SAN PIETRO IN CARIANO (VR)-ADISTA. È una sorprendente lettura dell'opera di Luca (Vangelo e Atti degli Apostoli) quella che emerge dal Diario di Teofilo di Josep Rius-Camps – professore emerito della Facoltà di Teologia di Catalogna e uno dei più autorevoli studiosi e interpreti degli scritti del terzo evangelista – apparso ora in italiano per i tipi di Gabrielli Editori (2016, pp, 271, 16,80 euro; il libro può essere acquistato anche presso Adista, scrivendo ad abbonamenti@adista.it; telefonando allo 06/6868692; o attraverso il nostro sito internet, www.adista.it). 

Basandosi sul Codice di Beza, manoscritto bilingue greco-latino del IV-V secolo in cui Rius-Camps ritiene che si trovi il testo più antico dell'opera di Luca – a cui, come ricorda Alberto Maggi nella Prefazione, «ha dedicato più di 25 anni di ricerche» – l'autore crea una trama originale che ha al centro la figura di Teofilo, lo stesso a cui il terzo evangelista dedica il suo «resoconto ordinato» degli avvenimenti relativi a Gesù (affinché, gli scrive, «ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto»; Lc, 1,1-4), e che l'autore individua, in base ai suoi studi, come il terzo figlio del sommo sacerdote Anna nonché cognato di Caifa, sotto i quali Gesù trovò la morte. Nel libro di Rius-Camps – la cui unica ambizione, spiega l'autore, è quella di «mettere in mano ai lettori moderni una sceneggiatura che possa facilitare la comprensione dell'opera di Luca» – Teofilo, da più di due anni in esilio dopo la distruzione di Gerusalemme, scrive lettere alla madre in cui racconta come, perseguitato dal rimorso e dall'angoscia, si fosse messo in contatto con un rabbino diventato credente, Luca, e lo avesse pregato di rispondere alla domanda «riguardo al fatto che Gesù fosse realmente il Messia di Israele». Una richiesta a cui Luca aveva acconsentito, assicurandogli che, «pur non essendo stato testimone oculare dei fatti di Gesù», aveva potuto seguire da vicino, sin dall'inizio, tutti gli avvenimenti, compiendo ricerche accurate su ogni circostanza. 

Inizia così il viaggio nel racconto di Luca, in cui l'evangelista, sottolinea Maggi, «aiuta Teofilo a superare i propri dubbi e le proprie perplessità e Rius-Camps aiuta i credenti a scoprire la solidità delle basi della loro fede». Con il risultato «che si legge questo libro, che accompagna per mano il lettore lungo tutto il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli, con un crescente interesse: ogni pagina è una piacevole scoperta e una sorpresa e l'opera di Luca lievita e svela tutta la sua straordinaria bellezza, l'incredibile ricchezza e la grande attualità». 

Così, per esempio, illustrando alla madre – nel cui ruolo il lettore è invitato a identificarsi – la parabola del figliol prodigo, Teofilo commenta come «i bravi osservanti», rappresentati dai farisei e dagli scribi, siano stati «incapaci di far festa e di rallegrarsi per il ritorno degli emarginati». E aggiunge: «La parabola finisce qui, senza riportare alcuna reazione da parte di chi mormorava», restando aperta «perché ognuno di noi faccia una profonda riflessione sui propri atteggiamenti esclusivistici». Per concludere: «Questo Messia non ha niente a che vedere con il rivoluzionario che abbiamo consegnato ai romani come un sobillatore qualsiasi». O, a proposito della sua decisione di accogliere Levi – esattore delle tasse al servizio dei romani – nel Gruppo dei Dodici, confida i suoi dubbi alla madre: «Non sarà, mi chiedo, che noi, che ci consideravamo giusti e sani rispetto a quelli che accusavamo di essere peccatori, eravamo assolutamente incapaci di comprendere l'apertura di vedute che Gesù propugnava?». Un atteggiamento di apertura e di accoglienza su cui Teofilo ritorna più volte, anche, su esplicita richiesta della madre, in riferimento al gruppo delle donne che seguiva Gesù e che Luca descrive «equiparandolo al gruppo dei Dodici», ma operando una distinzione tra questi ultimi, «contrapposti tra loro per aspirazioni di potere e grandezza», e le discepole, caratterizzate invece da una piena assimilazione del progetto del Messia: «Lo spirito di servizio, la carta d'identità dei veri discepoli di Gesù». Lo stesso atteggiamento tenuto nei confronti dei samaritani, rispetto a cui Teofilo commenta, nella sua lettera alla madre: «Gesù non fa favoritismi. Non accetta che in nome della religione si facciano discriminazioni. Il rapporto con il prossimo non esiste quale elemento statico, che si possa recitare mille volte senza coglierne il significato, ma si deve creare di propria iniziativa, accostandosi a ogni essere umano, senza distinzione di razza o religione». Per concludere, ancora una volta: «Di certo, madre, questo atteggiamento non corrisponde all'immagine che ce ne siamo fatti quando l'abbiamo denunciato come un rivoltoso qualsiasi».

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