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Comunione e Liberazione perde quota? A Ferrara nominato il vescovo dei migranti

Comunione e Liberazione perde quota? A Ferrara nominato il vescovo dei migranti

Tratto da: Adista Notizie n° 8 del 25/02/2017

38865 ROMA-ADISTA. Negli assetti di potere ecclesiastico interni alla Chiesa italiana, un’altra nomina fatta da papa Francesco rischia di creare nuove turbolenze: quella mons. Giancarlo Perego, nuovo arcivescovo di Ferrara-Comacchio. Perego è direttore della Fondazione Migrantes della Cei, l’organismo che si occupa della pastorale dei migranti, italiani e stranieri, e nella difesa dei loro diritti. In realtà non è tanto la nomina in sé, quanto il fatto che Perego prende il posto di mons. Luigi Negri, ciellino doc con un approccio ai temi pastorali (nonché alla questione dei migranti) piuttosto conservatrice ecclesialmente e destrorsa politicamente.

Prima dell’ufficializzazione della nomina del direttore di Migrantes era circolato il nome di mons. Fabio Dal Cin, 52 anni, della diocesi di Vittorio Veneto, che dal marzo 2007 lavora presso la Congregazione per i Vescovi e dal settembre 2012 è cappellano di Sua Santità. Un prelato in forte ascesa, ma forse senza un profilo “pastorale” sufficientemente forte per la diocesi oggi di “frontiera”, per i recenti casi di Goro e Gorino (i paesi sul Delta del Po balzati alle cronache nazionali nell’ottobre 2016 per le barricate anti migranti elevate dagli abitanti contro dodici profughe e otto bambini). Si era fatta anche l’ipotesi di un religioso, poi si era parlato dell’arrivo di mons. Andrea Turazzi, attuale arcivescovo di San Marino e Montefeltro e ferrarese di origine. Anche perché che gli ultimi due arcivescovi di Ferrara-Comacchio, mons. Paolo Rabitti e mons. Luigi Negri, erano stati entrambi in precedenza vescovi della diocesi di San Marino-Montefeltro. Alla fine, però, la scelta del papa è caduta su Perego, prelato particolarmente sensibile ai temi della povertà, della giustizia, dei migranti e fortemente sostenuto dal segretario della Cei mons. Nunzio Galantino. Una nomina in perfetto Francesco-style, come si diceva. Cui si aggiunge il fatto che il vescovo finora reggente della diocesi di Ferrara, Negri, era ciellino. Sta di fatto che Cielle perde una diocesi di peso; forse un fatto contingente; oppure il segno di un ridimensionamento del movimento di don Giussani all’interno dell’establishment cattolico italiano, dopo i fasti vissuti sotto Wojtyla e Ratzinger. Certamente Negri paga l’episodio, avvenuto nel 2015 e raccontato dal Fatto Quotidiano (25/11/2015), nel quale, tornando da Roma seduto in un vagone del Frecciarossa, fu udito parlare a voce alta col suo segretario mentre criticava le nomine episcopali di Bergoglio di mons. Matteo Zuppi a Bologna e di don Corrado Lorefice a Palermo. In quel caso Comunione e Liberazione si affrettò a dichiarare che il monsignore non ricopriva più alcun ruolo di responsabilità nel movimento dal 2005. Di fatto scaricandolo. 

Attualmente, solo in Italia, Comunione e Liberazione conta 7 vescovi di “area” o interni al movimento: due sono cardinali, il card. Angelo Scola, arcivescovo di Milano e il card. Carlo Caffarra, arcivescovo emerito di Bologna; gli altri sono mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto; mons. Giancarlo Vecerrica, vescovo emerito di Fabriano-Matelica, mons. Massimo Camisasca, vescovo di Reggio Emilia-Guastalla. E infine, appunto, mons. Negri, dal 15 febbraio arcivescovo emerito di Ferrara-Comacchio. La nomina del successore del card. Scola a Milano fornirà qualche elemento di analisi in più.

*Foto di Herbert Ortner tratta da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza

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