
Fratello, maestro di vita e di fede, laico rigoroso. La Chiesa di Base ricorda Filippo Gentiloni
Tratto da: Adista Notizie n° 17 del 12/05/2018
39361 ROMA-ADISTA. A dare l’ultimo saluto a Filippo Gentiloni con il funerale che si è svolto lo scorso 1 maggio a Roma nella chiesa di Santa Maria in Domnica al Celio c’era anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che dell’allora gesuita era stato “discepolo” dal 1961 al 1964 nel Movimento studenti di Azione Cattolica (Msac), di cui il futuro capo dello Stato era delegato degli studenti di Roma e Gentiloni assistente (v. notizia precedente).
A ricordare Gentiloni è stato soprattutto il mondo cattolico di base, in cui aveva militato e al quale aveva rivolto grandi attenzioni nella sua attività giornalistica e pubblicistica.
«Ci ha lasciati il nostro carissimo Filippo Gentiloni», dicono la Comunità di base di San Paolo (che Gentiloni frequentava) e le Comunità di base italiane in un messaggio letto al termine della messa. «Tutti e tutte bene ricordiamo la testimonianza e l’impegno profusi per decenni all’interno della Comunità cristiana di base di san Paolo e, più in generale, nelle Comunità di base italiane, e poi nelle riviste Com-Nuovi Tempi e Confronti e in numerose pubblicazioni. Dati la sua competenza, la levatura intellettuale, il rigore morale, il linguaggio brillante, per chi ha avuto la fortuna di frequentarlo, o per chi lo ha conosciuto attraverso i suoi libri ed articoli, Filippo è stato un punto di riferimento importante per orientarsi, laicamente, nei problemi complessi della società e, per le persone impegnate in un ampio movimento di base al fine di contribuire ad un profondo rinnovamento evangelico della Chiesa, una fonte autorevole per discernere le vie da imboccare e le scelte più coerenti da compiere. Siamo stati insieme lunghi anni, come amici fraterni – ricordano le Cdb –; ma possiamo ben dire che molti e molte di noi consideravano Filippo un maestro: un maestro raro per competenza, affabilità, capacità di scrutare i segni dei tempi. L’eredità che ci lascia è importante: ora che egli è passato all’altra riva, dobbiamo tenerla cara, custodirla e, se riusciamo, svilupparla. Le speranze di rinnovamento sociale, politico ed ecclesiale che Filippo ha nutrito, in parte si sono attuate, in parte no. Nostro compito è continuare con instancabile fiducia il lavoro intrapreso dal nostro indimenticabile amico e compagno, sapendo che non ci verrà chiesto se tutti i nostri sogni si saranno avverati, ma, piuttosto, se abbiamo fatto con decisione la nostra parte, memori della parola di Gesù».
Ricorda Filippo Gentiloni anche il movimento Noi Siamo Chiesa. «Sono più unici che rari quanti, giunti a ruoli di assoluta importanza ed autorità nella Chiesa, hanno lasciato il circuito in cui si trovavano per immergersi nell’area del cristianesimo di base che in Italia ha avuto e ha nomi precisi, Comunità di base, Cristiani per il Socialismo ed ora Noi Siamo Chiesa, oltre alla galassia dei gruppi e delle pubblicazioni omogenea a questi movimenti: Filippo Gentiloni è stato uno di questi, insieme a Giovanni Franzoni», si legge nella nota di Noi Siamo Chiesa. «Gesuita di grande autorevolezza è diventato in seguito consigliere ed elaboratore di analisi e suggeritore di percorsi all’interno di quella parte del popolo cristiano che ha sempre continuato a credere nel Concilio». Alcune caratteristiche, spiega Noi Siamo Chiesa, hanno contraddistinto il contributo di Gentiloni «alla nostra storia di credenti in cammino in una Chiesa dove non è facile stare: la permanente sua ricerca con grande passione e sincerità, a partire dalla sua esperienza, sulle grandi questioni “ultime” della spiritualità (senso della vita, che tipo di fede, morte, resurrezione…); la sua riflessione sulla laicità dell’agire del cristiano nelle istituzioni pubbliche che deve separarlo in modo critico dal potere ecclesiastico ma che non deve indulgere a forme di laicismo rigido e inutile né ad alcuna sottovalutazione della concreta realtà del popolo cristiano; il suo contributo importante, il suo lascito più prezioso, a che la sinistra (collocazione politica che era la sua fino in fondo) cercasse di riflettere sul “fatto religioso” in modo approfondito e senza vecchi ideologismi».
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