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Contro le «terribili condizioni di detenzione dei detenuti palestinesi». Un appello a Mattarella

Contro le «terribili condizioni di detenzione dei detenuti palestinesi». Un appello a Mattarella

L'inasprimento delle condizioni di reclusione per tutti i detenuti palestinesi annunciate a gennaio dal ministro israeliano per la sicurezza interna Gilad Erdan - «una dichiarazione di guerra», avevano subito commentato i detenuti e i loro avvocati - ha indotto i palestinesi incarcerati ad una protesta che è stata violentemente repressa dalle forze speciale con una incursione nel carcere di Ofer (vedi anche qui). I partiti Fatah e Hamas, il Jihad, il Fronte popolare e il Fronte democratico hanno sottoscritto un documento, stavolta unitario, di protesta annunciando che i detenuti non accetteranno mai le nuove misure israeliane e non cesseranno di contestare la linea del pugno di ferro del ministro Erdan.

Le condizioni di vita nel carcera di Ofer sono oggetto di una lettera di Luisa Morgantini, presidente di Assopace Palestina e già vice presidente del Parlamento Europeo, inivata a Sergio Mattarella e, per conoscnza, alle principali cariche dello Stato e di Governo.

 

Egregio Signor Presidente,

desideriamo sottoporre alla Sua attenzione la situazione all’interno delle carceri israeliane, dove migliaia di prigionieri palestinesi vivono in terribili condizioni di detenzione, che sono già di per sé una violazione della Quarta Convenzione di Ginevra.

In particolar modo oggi, Le chiediamo di condannare le aggressioni che in questo periodo vengono perpetrate dalle forze israeliane di occupazione su prigionieri palestinesi inermi nel carcere di Ofer, l’unica prigione israeliana in territorio palestinese occupato. In quest’ultimo mese infatti in questa prigione si stanno commettendo soprusi e atti di brutalità che violano i più elementari diritti umani dei prigionieri ivi rinchiusi.

Ricordiamo che a Ofer sono detenuti 1.200 prigionieri che hanno in questi giorni iniziato uno sciopero della fame per protestare contro tali atti di inaudita brutalità.

Nei giorni 20 e 21 gennaio forze speciali hanno fatto un’incursione violenta in alcuni reparti della prigione di Ofer, con proiettili di gomma, gas lacrimogeni, cani addestrati e manganelli, ferendo più di 100 prigionieri e incendiando alcune ali del carcere. [vedi qui, ndr]

L’attacco delle forze speciali è avvenuto contro la protesta dei prigionieri a fronte delle dichiarazioni del Ministro israeliano di voler attuare forti restrizioni, tra cui la sospensione della possibilità di cucinare cibi nelle loro celle e la decisione di non assegnare più i prigionieri alle celle dei partiti di appartenenza.

Adesso saranno attuate ulteriori restrizioni: i processi ai prigionieri verranno tenuti nelle stanze che sono state bruciate (la 15 e la 11), verrà loro imposta una condanna a quattro anni di prigione e una multa di 40.000 shekels, i prigionieri verranno privati di visite e mensa per due mesi.

Vogliamo ricordarLe che sono tuttora detenuti nelle carceri israeliane circa 400 minori e bambini, con lo scopo chiaro di minare la legittima capacità di resistenza popolare all’occupazione israeliana del territorio palestinese. Inoltre, in palese violazione dei principi di legalità internazionale, viene continuamente leso il diritto di difesa dei prigionieri in “Detenzione Amministrativa”.

Ormai anche molti cittadini e cittadine israeliani, giornalisti, storici, intellettuali, studenti, persone di ogni ceto sociale, associazioni di ebrei e rabbini di ogni nazionalità si oppongono alla politica discriminatoria e razzista di Israele.

E sono in costante aumento i giovani e le giovani “refusenik” che vengono incarcerati/e per aver rifiutato il servizio di leva nell’esercito israeliano, da essi considerato una forza di occupazione, che viola sistematicamente i diritti umani di un altro popolo. Questi giovani uomini e donne chiedono la fine dell’occupazione dei territori palestinesi e la fine dell’apartheid, in nome dei valori fondanti dell’ebraismo, che sono il rispetto di ogni persona umana e dei suoi diritti fondamentali e la pacifica convivenza fra i popoli.

Assopace Palestina nel fare proprio l’appello dell’Ambasciata di Palestina in Italia, si rivolge a Lei, Sig. Presidente, conoscendo la Sua profonda sensibilità e costante dedizione per la tutela ed il rispetto dei diritti umani, per chiederLe di adoperarsi perché l’Italia si faccia promotrice di un’iniziativa volta a far rispettare la legalità internazionale e a garantire ai prigionieri palestinesi la protezione a loro dovuta. Con la speranza che questo sia un primo passo per il riconoscimento dell’inviolabile diritto di quel popolo a esistere in pace e sicurezza sul proprio territorio.

Chiediamo pertanto al nostro governo e all’Unione Europea un rinnovato impegno per il riconoscimento dello Stato di Palestina e la fine dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi, condizioni indispensabili per una pace giusta e duratura.

Con la speranza che queste nostre sollecitazioni abbiano una positiva accoglienza, restiamo in attesa di una Sua risposta e inviamo rispettosi saluti.

Luisa Morgantini

Già Vice Presidente del Parlamento Europeo

Presidente di Assopace Palestina

*Foto tratta da Creative Commona immagine originale e licenza

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