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«Fratelli tutti» o «fratelli collusi»? I dubbi del card. Zuppi sul progetto dell’ex Macrico

«Fratelli tutti» o «fratelli collusi»? I dubbi del card. Zuppi sul progetto dell’ex Macrico

Tratto da: Adista Notizie n° 33 del 07/10/2023

41598 CASERTA-ADISTA. È in corso di svolgimento in questi giorni a Caserta il Festival “Laudato si’”, una kermesse di nove giorni (27 settembre-4 ottobre) organizzata dalla diocesi guidata dal vescovo Pietro Lagnese in cui viene presentato anche il piano generale – in gergo tecnico masterplan – del cosiddetto campo “Laudato si’”: un progetto di «rigenerazione urbana» dell’ex Macrico, l’area di quasi 33 ettari nel cuore di Caserta di proprietà dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero di Caserta (Idsc), da oltre vent’anni al centro di una contesa fra chi vorrebbe renderlo totalmente inedificabile e restituirlo agli abitanti della città come parco pubblico e chi invece immagina dei progetti di riqualificazione che prevedono anche diverse migliaia di metri cubi di cemento (v. Adista Notizie nn. 15 e 20/23).

Realizzato dallo studio di architettura e urbanistica Alvisi-Kirimoto in collaborazione con il LabGov della Luiss-Guido Carli (l’università di Confindustria) per conto di “Casa Fratelli tutti” – una fondazione creata ad hoc dalla curia casertana, presieduta infatti da mons. Giovanni Vella, vicario generale della diocesi – il masterplan immagina uno spazio articolato in cinque aree. Un «parco della biodiversità» che ospiterebbe un «parco naturale esperienziale aperto alla città», un «museo sensoriale» e un «collaboratorio per la biodiversità realizzato attraverso la rigenerazione di un manufatto esistente dove si promuoveranno e realizzeranno percorsi di co-progettazione e incubazione di naturebased solutions, nonché attività connesse e funzionali alla ideazione e produzione di servizi ecosistemici». Un «parco delle arti» che, «grazie al recupero dei manufatti esistenti», accoglierebbe varie attività legate allo spettacolo e alla produzione culturale (un «collaboratorio per la cultura e la creatività», spazi espositivi e per eventi musicali e non ben definiti «spazi per attività e servizi di prossimità»). Un «parco della pace», ovvero «uno spazio verde con edifici per attività sociali, associazioni e luoghi per la spiritualità». Un «parco della cura», in cui troverebbero spazio «infrastrutture per il benessere psico-fisico e intellettuale (attrezzature sportive, spazi per eventi culturali, ecc.)» e «spazi per attività a servizio di queste funzioni, come bar, ristoranti, ecc.» (è in quest’area che probabilmente verrà costruito il nuovo circolo del tennis, comprensivo di stadio, come già annunciato dall’assessora comunale allo sport Gerardina Matino e dal presidente del Tennis club di Caserta, Fabio Provitera, il cui fratello Paolo siede del consiglio di amministrazione della Fondazione “Casa Fratelli tutti”: v. Adista Notizie n. 28/23). Infine un «parco dell’Economia di Francesco», dove dovrebbero sorgere «luoghi per la formazione, la ricerca e l’inserimento di imprese che si ispirano ai principi dell’“Economia di Francesco”», la «Casa dei mestieri e dell’artigianato», il «collaboratorio per la ricerca e innovazione sostenibile», ovvero «uno spazio di innovazione per processi di trasferimento tecnologico e per l’incubazione di progetti imprenditoriali innovativi orientati alla ecologia integrale e alla sostenibilità», spazi espositivi e commerciali per i «prodotti legati all’economia locale».

Si tratta di un’idea generale – che Il Mattino, quotidiano di proprietà del costruttore Francesco Caltagirone, saluta con un’enfasi degna di miglior causa, paragonando la coppia Carlo di Borbone-Vanvitelli (architetto della Reggia di Caserta) a Lagnese-Alvisi –, da definire nei dettagli e poi da realizzare, se arriveranno i soldi pubblici e i capitali privati.

L’allerta del cardinale

Più cauto invece appare il card. Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, il quale, invitato a Caserta per l’apertura del Festival, auspicando la realizzazione di un progetto «per tutti e non solo per qualcuno», ha ricordato che «è il pubblico il contrario del privato» e ha invitato a fare molta attenzione, «perché l’ambiente può diventare oggetto di interessi privati», soprattutto se invece di essere «fratelli tutti» si diventa «fratelli collusi».

«La concretizzazione di questo grande progetto di rigenerazione urbana richiederà tempi medio lunghi legati ai finanziamenti e alla realizzazione delle opere», fanno sapere dalla Fondazione “Casa Fratelli tutti”. Che proprio per questo intanto ha lanciato l’iniziativa “Adotta una zolla”, chiedendo ai casertani e non solo di iniziare a donare cento euro (il costo simbolico di una zolla) per provare a fare qualcosa in tempo utile per il Giubileo del 2025: un progetto stralcio che prevede la messa in sicurezza e la rigenerazione di una parte a verde dell’area e il restauro di piccole strutture di servizio (è stato aperto un conto corrente dedicato presso Intesa San Paolo, ovvero la seconda “banca armata” italiana, che non è proprio un buon viatico per un progetto ispirato alla fraternità: v. Adista Notizie n. 39/23).

Addio verde inedificabile

Viene quindi definitivamente archiviata l’idea di un ex Macrico interamente verde, con la classificazione dell’area come F2, cioè destinazione urbanistica verde pubblico totalmente inedificabile, come chiedeva una petizione promossa dal Comitato Macrico Verde e sottoscritta anche dal vescovo di Caserta, mons. Lagnese, e dal presidente dell’Idsc, don Antonello Giannotti, che evidentemente ci hanno ripensato e sono tornati sui propri passi. «La storia urbanistica di Caserta degli ultimi settant’anni è caratterizzata da una cementificazione selvaggia, che ha interessato prima il centro e poi i casali storici, sottraendo ai casertani storia, verde, servizi e qualità della vita», commenta in una nota il Comitato Macrico Verde che, si legge ancora, «chiede da 22 anni la destinazione urbanistica F2 – verde pubblico, perché è l’unico modo per assicurare l’inedificabilità dell’area, perché diventi il parco pubblico che tutte le città degne di questo nome posseggono e l’unica protezione per probabili manomissioni, anche future».

Il Comitato interviene anche sul masterplan: «Sembrerebbe che i casertani abbiano raggiunto l’obiettivo di avere un vero parco, con tanto verde e il solo recupero del costruito esistente. Quindi, il sogno dei cittadini che potrebbe diventare realtà! Purtroppo, alla domanda sulla destinazione urbanistica i progettisti rispondono che non sarà F2. Non si riesce, però, a conoscere nemmeno l’indice di edificabilità previsto e nemmeno quanti saranno i metri cubi degli edifici nuovi costruiti. La vera anomalia della vicenda sta tutta qui: la Fondazione propone il “sogno” progettuale senza avere il vincolo di una norma da rispettare, senza che l’Amministrazione comunale abbia deliberato la destinazione dell’area e quanto in essa si potrà costruire. Si afferma che ora inizia il percorso che coinvolgerà nella progettazione la cittadinanza: ma i cittadini non si sono espressi in questi 22 anni? Perché ricominciare sempre da zero quando la volontà dei cittadini per un parco verde, pubblico e inedificabile è stata ribadita con forza e più volte? E quali forze sociali ed economiche avranno più peso e più voce in capitolo? Il costo preventivato del progetto è di 180 milioni di euro e sono previsti finanziamenti privati: quali ricavi ne otterrebbero i finanziatori? Quali funzioni saranno previste per i privati in un parco che dovrebbe essere verde e pubblico? Che ruolo reciterà l’Amministrazione Comunale? Non è più il tempo di giocare sulle ambiguità. Chiediamo all’Amministrazione Comunale destinazione urbanistica, indici di edificabilità, volumi del costruito e funzioni ammesse. Il resto sono chiacchiere e fumo negli occhi. Anzi: come tutti i privati proprietari, la Fondazione “Casa Fratelli tutti” pretenda la destinazione urbanistica dell’area e ci dica, se vuole essere credibile, i metri cubi di cemento complessivi che prevede nel suo progetto e la loro destinazione». Tutte domande che attendono una risposta. 

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