L'Uno e la Creazione
Nel dibattito odierno sulla nuova cosmologia l'Uno e la creazione sono temi su cui teologia, fisica e mistica stanno si stanno confrontando.
Perché l'Uno, il Tutto - mi chiedo - ha creato e crea continuamente l'universo? Perché l'Uno è luce, energia, amore e vita e la vita non può che produrre altra vita. Perchè un uomo e una donna decidono di mettere al mondo un figlio? Per amore e perché la loro vita continui in lui, ma soprattutto perché l’istinto sessuale ci è stato dato per la riproduzione della specie secondo la legge naturale. Per questo l'Uno, essendo amore e vita, deve espandersi fuori di sé, deve uscire da sé e oggettivarsi nel creato. A sua volta le creature, oggetto del suo amore, devono crescere, evolversi e tornare alla matrice che le ha create. Come dice il Poeta: "Fatti non foste a vivere come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza".
Per i cristiani Gesù è venuto su questa terra per dirci, per aiutarci a capire chi è l'Uno dal quale lui stesso è uscito. E ci ha mostrato concretamente che l’Uno è essenzialmente amore, amore sconfinato che vuole rivelarsi al mondo. In altre culture è successo lo stesso: grandi anime sono venute a parlarci dell’Assoluto, a dirci chi siamo e a dare risposta agli interrogativi della vita, ognuna seguendo la sua cultura e tradizione religiosa.
Dice Antonella Lumini, contemplativa che si definisce "custode del silenzio", a proposito dell’Uno e dell’universo:
«La nostra radice è l’Inprincipio invisibile che non è separato da noi come abbiamo creduto. È l’ego ingannevole che ci fa credere separati dall’Uno. Dio è amore che genera amore e più la coscienza si dilata e più la verità si manifesta». E ancora: la nostra evoluzione spirituale dilata la nostra spiritualità e dilata i nostri sensi da materiali a spirituali. Solo quando la coscienza si illumina ci fa sperimentare cose oltre il mondo materiale. Tutto nell' universo si dilata, si espande verso confini sempre più ampi. È la polarità (uomo/donna, yin /yang, luce/tenebre, bene/male, ecc.) che permette questa costante espansione. All'interno di questa realtà evolutiva stiamo passando dall'homo sapiens all'homo spiritualis che è in grado di comprendere che la creazione è la visione visibile dell’Uno invisibile.
Scrive a sua volta il filosofo indiano e maestro yogi Paramahansa Yogananda in Autobiografia di uno yogi nell’edizione originale del 1946:
«Tutta la creazione è governata da leggi. Le leggi che si manifestano nell' universo esteriore e che gli scienziati possono scoprire, vengono chiamate naturali. Ma vi sono leggi assai più sottili che governano i piani spirituali nascosti e i reami interiori della coscienza. Tali principi possono essere conosciuti mediante la scienza dello yoga. Non lo studioso di fisica, bensì il Maestro autorealizzato è colui che comprende la vera natura della materia. Così il Cristo riusciva a riattaccare al suo posto l’orecchio del servo, troncato da un colpo di spada dal discepolo Pietro».
All’interno di questo dibattito mi sono sembrate molto interessanti le tesi del fisico Federico Faggin che da anni si occupa di fisica quantistica e spiritualità. Faggin sta portando avanti degli studi per avvicinare questi due mondi in seguito ad un' esperienza mistica in cui ha sperimentato in prima persona che l' uomo è un essere spirituale temporaneamente imprigionato in un corpo fisico. Faggin ci fa capire la nostra immortalità proprio con l’aiuto della fisica quantistica. Nell' universo tutto è interconnesso ed è l’amore che ce lo fa scoprire. Il fisicalismo da cui ha preso le distanze e a cui ha aderito per anni, nega invece l’esistenza del mondo interiore e riduce l’uomo a una macchina. Secondo Faggin l’Uno è la totalità di ciò che esiste ed è dinamico, olistico e vuol conoscere se stesso tramite enti coscienti - campi quantici creati da lui - che esistono nel nostro mondo interiore e che sono eterni. Noi non siamo corpi ma esseri eterni, coscienti, che sono sulla terra per fare esperienza dei propri aspetti cruciali. L' Uno contiene le proprietà fondamentali che permettono l’evoluzione dell’universo, del libero arbitrio, della coscienza e della vita. Obiettivo di Faggin è lo studio scientifico della coscienza per unire scienza e spiritualità in una nuova disciplina.
Personalmente mi lasciano perplessa alcune tesi di Faggin, ad esempio che l’Uno conosce se stesso nella misura in cui le sue emanazioni conoscono se stesse e che Uno non è né onnipotente né onnisciente. A questo proposito, per essere più chiara, fo riferimento alle parole di Sri Yukteswar, il grande Maestro yogi di P. Yogananda:
«È lo spirito di Dio che sostiene attivamente ogni forma e forza nell’universo; eppure Egli esiste, trascendente e distante, nell’estatico vuoto increato al di là dei mondi dei fenomeni vibratori. […] Il Signore creò tutti gli uomini dalla illimitabile gioia del Suo Essere. Sebbene essi siano dolorosamente inceppati dal loro corpo, Dio nondimeno sa che le anime fatte a sua somiglianza si eleveranno alla fine al di là d’ogni identificazione coi sensi e si riuniranno a Lui. […] I Santi chiamano Dio l’Insondabile. Anche una vita eterna non potrebbe bastare per valutarlo. E’ vero. Ma Egli è anche vicino e caro […] La sempre nuova gioia dà un’evidenza della Sua esistenza, convincente fino in ogni nostro atomo; inoltre, nella meditazione si trova la Sua guida immediata, la Sua giusta risposta ad ogni difficoltà».
Sri Yukteswar scoraggiava ogni tendenza degli allievi a considerare la cultura acquisita dai libri come un passo necessario per raggiungere la realizzazione spirituale e affermava che i rishi (antichi veggenti indiani vissuti circa 4000 anni fa cui si riconduce l'insegnamento dello yoga agli uomini, che furono i cantori degli inni sacri alla base della religione vedica) scrissero in una sola frase cose talmente profonde, che vennero occupati i commentatori per generazioni intere. «Le infinite controversie letterarie - proseguiva - sono per le menti pigre. Quale pensiero è più liberante di questo: “Dio è”, anzi, semplicemente “Dio”? Ma l’uomo non ritorna facilmente alla semplicità. Raramente è “Dio” per un intellettuale, che preferisce le pomposità erudite. Il suo ego si compiace di riuscire ad afferrare tale erudizione».
Sono insegnamenti preziosi che vengono da un’antica cultura che può aiutarci nella ricerca di un nuovo paradigma religioso.
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