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Più forte ti scriverò. Signor ministro Salvini...

Più forte ti scriverò. Signor ministro Salvini...

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 34 del 05/10/2024

Signor Ministro, nel video che lei stesso ha diffuso, dopo la richiesta del Pm di 6 anni per “sequestro di persona” nel caso Open Arms, lei sembra ossessionato dai confini. Con la tragedia alla spalle, mette se stesso in primo piano, e presentandosi come “vittima” ruba quel “titolo” alle uniche vere vittime di quella storia. Le espropria della loro tragedia per mettersi una medaglia sul petto come “difensore della patria”. Sarebbe utile che lei spiegasse da cosa ci ha difeso davvero. Quali confini insomma lei avrebbe così tenacemente difeso. Non c’erano carri armati spiegati davanti

a noi, non c’erano missili puntati sulle nostre teste. C’era una nave con 147 donne, uomini e bambini, disarmati. È da questi che lei ci ha difeso? Protetto? Lei ha difeso la legge, afferma. Ma quale legge? Non ha piuttosto trasgredito la legge del mare? Non ha stracciato la legge internazionale che tutela i diritti umani? Lei si autoproclama difensore della legge, mentre l’ha trasgredita.

Perché non ci difende invece dai narcotrafficanti? Dagli spacciatori di armi? Dai carichi di malaffare e di mafia che invadono i “nostri confini”?

Forse la ragione sta nei confini del pensiero dentro il quale lei vuole stare, e in cui si è sviluppato fin dall’inizio il suo partito. Dopo anni di silenzio, il padre costituente Giuseppe Dossetti, fattosi poi monaco, aveva deciso che avrebbe lanciato l’allarme: “Sentinella, quanto manca della notte?” (1994). Dossetti, commemorando Lazzati, prendeva posizione proprio mentre stava dilagando la Lega e scendeva in campo Berlusconi. La

notte che stava avanzando era data proprio da questa apologia dei confini in cui veniva chiuso il pensiero, l’elaborazione del concetto di nemico, come fondamento della propria ideologia. E proprio i “confini” che lei difende così tenacemente sono, in primis, quelli mentali, quelli che hanno svuotato la politica di una profondità culturale, di un’etica del bene comune, di un’idea alta e visionaria della politica: questo oggi è sotto gli occhi

di tutti. È proprio da questi confini che lei ha pattugliato che invece bisogna uscire. Bisogna insomma "sconfinare”. Gli sconfinamenti non sono come si potrebbe pensare, appropriarsi di qualcosa che non è nostro. Sconfinare è trasformare le barriere in soglie.

Questo cambio di paradigma culturale potrà trasformare la politica oggi. La presidente del Consiglio si è affrettata a dare tutta la sua solidarietà a lei, pronunciandosi di fatto sul processo in corso. Avremmo desiderato sentirla solidale con i migranti che lei non voleva far sbarcare.

Vede, è sempre questione di confini. Lei difende i “suoi”, non gli altri. Il suo sodale Orban, signor ministro, le ha messo una medaglia al petto: “Sei il nostro eroe”. Come si sente a essere definito “eroe”, “il patriota più ricercato d'Europa” da uno che lede sistematicamente i diritti umani ed è acerrimo nemico della democrazia? Forse la salvezza del mondo arriverà non dalla “difesa dei confini” ma proprio dagli sconfinanti: così come hanno sconfinato Antigone, Αbramo, Ulisse, Dante, Leopardi, Arendt, Zambrano… e tante donne, uomini e bambini.

Lei si reputa un buon cristiano e ostenta rosari e crocifissi. Se non trovasse più l’uomo appeso alla croce, che porta appeso al collo, non si meravigli troppo. È uno dei 167 che non voleva far scendere dalla nave. È rimasto là, sequestrato in mezzo al mare. Lui impareggiabile

maestro di sconfinamenti. 

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