
Una manifestazione per l’Europa delle armi? Noi non ci saremo
Tratto da: Adista Notizie n° 10 del 15/03/2025
42172 ROMA-ADISTA. Sta raccogliendo molti consensi, anche perché spinto e amplificato dalla “corrazzata” Repubblica, l’appello – piuttosto generico – lanciato da Michele Serra sulle colonne del quotidiano diretto da Mario Orfeo per «una grande manifestazione di cittadini per l’Europa, la sua unità e la sua libertà», da tenersi il prossimo 15 marzo. Ma stanno arrivando anche significativi dissensi, in particolare nell’area pacifista, soprattutto dopo che la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha presentato il piano “ReArm Europe”, che prevede una spesa di 800 miliardi di euro per potenziare la difesa militare europea e acquistare nuovi armamenti, anche per rispondere alle prime mosse del presidente statunitense Donald Trump che ha scaricato l’Ucraina di Zelensky e in parte anche l’Europa.
«Una manifestazione per l’Europa? Per questa Europa? Noi non ci saremo», esordisce una lettera aperta collettiva lanciata da PeaceLink e sottoscritta, fra gli altri, dal presidente di Pax Christi mons. Giovanni Ricchiuti, dal missionario comboniano p. Alex Zanotelli, dal giurista Domenico Gallo, dal pedagogista Daniele Novara, dagli ex parlamentari Giovanni Russo Spena e Luisa Morgantini.
«Ci siamo sempre battuti per l’Europa. Per un’Europa di pace, di diritti, di democrazia – si legge nella lettera –. Abbiamo creduto nell’Unione Europea come il più grande progetto di riconciliazione della storia contemporanea, nato dalle macerie della seconda guerra mondiale per garantire che nessuna guerra fratricida insanguinasse mai più il nostro continente. Ma l’Europa che oggi si vuole portare in piazza non è più quell'Europa. Non possiamo accettare un’Europa che alza il budget militare cancellando le vere conquiste europee: il primato dell’ambiente, la centralità della sanità, il finanziamento della cultura e della scuola, il welfare che difende i più deboli e che assiste i più fragili, gli anziani. Tutto questo sarà compromesso, se non cancellato, dal programma di riarmo che le istituzioni europee stanno promuovendo. Un riarmo che non serve all’Europa: già oggi, l’Unione Europea e il Regno Unito spendono in armi tre volte di più della Russia. Eppure si continua a spingere per aumentare gli stanziamenti militari, come se una corsa agli armamenti potesse portare sicurezza e non, invece, il rischio di una spirale senza fine». Pertanto, conclude la lettera, «Non possiamo scendere in piazza per sostenere un’Unione Europea che si allontana dai suoi valori fondanti e si piega alla logica del riarmo. Continueremo a lottare per un’Europa della pace, della giustizia sociale, della cooperazione. Ma questa Europa del riarmo, no, non ci vedrà al suo fianco. “Dobbiamo riarmarci urgentemente”, ha detto Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea. Caro Michele Serra, abbiamo letto il tuo appello. Ma noi diserteremo».
«Per quale Europa si chiede di manifestare?», chiede il segretario di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo, che è fra i firmatari dell’appello di PeaceLink. «Per quella che ha scelto di fare dell’industria bellica il proprio pilastro da finanziare facendo debito comune mentre il Patto di Stabilità ci impone di tagliare la spesa per sanità, istruzione, politiche sociali, cultura ecc.?», si legge in una lettera pubblicata dal Fatto Quotidiano. Allora, propone, «meglio ritrovarci con le bandiere della pace il 15 marzo in un’altra piazza, per un’altra Europa che non fa la guerra».
Di tenore simile il commento di Giulio Marcon, della campagna Sbilanciamoci: «Siamo per l’Europa, quella federalista e democratica di Altiero Spinelli. Siamo per l’Europa, quella dei cittadini e delle cittadine che ogni giorno si impegnano per il bene comune. Siamo per l’Europa della pace e della cooperazione, che non spende 800 miliardi per le armi, ma per la sanità, il lavoro, l’ambiente. L’Europa fortezza non è la nostra Europa, come non lo è quella dei muri e dell’egoismo economico. La tua (Michele Serra, n.d.r.) è una manifestazione per l’Europa “senza aggettivi”. Ma anche senza parole. Senza la parola di cui oggi c’è più bisogno: la pace».
*Foto presa da Unsplash, immagine originale e licenza
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