
“Non di solo cemento vive l’uomo”. La lotta continua del “Macrico Verde”
Tratto da: Adista Notizie n° 13 del 05/04/2025
42203 CASERTA-ADISTA. Due passi avanti e uno indietro nella vicenda dell’ex Macrico, l’area di 33 ettari di proprietà ecclesiastica situata nel cuore di Caserta da venticinque anni al centro di una contesa fra chi vorrebbe renderlo totalmente inedificabile e restituirlo agli abitanti della città come parco pubblico e chi invece immagina dei progetti di «rigenerazione urbana» che prevedono anche diverse migliaia di metri cubi di cemento (v. Adista Notizie nn. 15, 20 e 28/23; 25, 33, 37 e 40/24).
Il proprietario dell’area, l’Istituto diocesano per il sostentamento del clero di Caserta (Idsc), tramite il suo presidente, don Antonello Giannotti, durante un convegno organizzato dal Comitato Macrico Verde che si è tenuto lo scorso 21 marzo (“Non di solo cemento vive l’uomo”), ha fatto due affermazioni importanti: «intimerà – si legge nella cronaca del Mattino (22/03) – al Comune di Caserta di classificare l’ex Macrico con la categoria F2» (verde pubblico, totalmente inedificabile), come chiede da anni il Comitato, anche con una petizione firmata da diecimila persone, fra cui lo stesso Giannotti e l’attuale vescovo di Caserta, mons. Pietro Lagnese; e si opporrà a qualsiasi edificazione aggiuntiva rispetto a quelle già esistenti. Il giorno successivo il passo indietro, con una nota congiunta di Idsc e Fondazione “Casa Fratelli tutti”, l’ente costituito dalla diocesi casertana a cui è affidato il progetto di «rigenerazione urbana» dell’area (ma il previsto passaggio di gestione attraverso un contratto di affitto per 99 anni non è ancora stato siglato) in collaborazione con gli enti locali e che prevede costruzioni per 500mila metri cubi, con cui si contestano le «narrazioni non veritiere» riportate nel comunicato del Comitato Macrico Verde che ha rilanciato le dichiarazioni pubbliche di Giannotti. «Il Comitato – dichiara il Macrico Verde – attende nelle prossime ore che il presidente dell’Idsc formalizzi al Comune di Caserta la richiesta della proprietà di qualificare l’area, attribuendo la destinazione urbanistica di F2».
Il punto centrale dello scontro riguarda la volumetria degli edifici presenti all’interno dell’area, e che potrebbero quindi essere «rigenerati», ovvero ricostruiti: 230mila metri cubi in muratura secondo il Comitato, oltre 500mila secondo la Fondazione, la quale calcola nell’edificato anche delle tettoie in lamiera sotto le quali venivano posteggiati i mezzi militari, quando l’area era gestita dalle Forze armate. Un nodo che però potrebbe essere sciolto, se Fondazione e Idsc daranno seguito a quanto scritto nel comunicato: un incontro con i rappresentanti del Macrico Verde per «procedere insieme a fare una disamina dei documenti ufficiali esistenti agli atti (che riportano cifre contraddittorie, ndr) oltre a un sopralluogo nell’area».
Trasformare l’ex Macrico in una «grande foresta cittadina con la piantumazione di nuovi alberi» darebbe letteralmente respiro a Caserta, ha spigato nel convegno l’agronomo Francesco Angelone, il quale, dati alla mano, ha illustrato «l’enorme differenza di temperatura tra le aree verdi del Parco della Reggia e del Macrico e le aree cementificate della città». Una città che, ha aggiunto Gaetano Rivezzi (presidente regionale dei “Medici per l’Ambiente”), occupa il centesimo posto per vivibilità tra i capoluoghi italiani e vede il continuo «incremento di gravi patologie che stanno colpendo i cittadini a causa dell’inquinamento di aria e acqua». Don Matteo Prodi (docente alla Facoltà teologica dell’Emilia Romagna) si è soffermato invece sull’autentico contenuto del pensiero di papa Francesco in ordine all’ecologia umana e al debito ecologico per la città di Caserta, precisazione dovuta visto l’utilizzo strumentale dei titoli delle encicliche socioambientali di Bergoglio: l’ex Macrico «rigenerato» – o cementificato? – dovrebbe chiamarsi “Campo Laudato si’” e la Fondazione che realizza il progetto “Casa Fratelli tutti”. «Non possiamo tacere – ha detto Prodi – ma dobbiamo alzare la voce per la giustizia sociale e ambientale e poi fare scelte concrete per sanare il grave debito ecologico che anche Caserta deve pagare a causa delle cave, della distruzione del centro storico e della discarica Lo Uttaro» (contro la quale si è battuto a lungo l’ex vescovo di Caserta, Raffaele Nogaro, che fu protagonista anche di una simbolica “occupazione” della discarica velenosa: v. Adista Notizie nn. 31, 33 e 37/07).
«Mai firmerò un contratto nel quale dovesse essere previsto anche un solo millimetro in più di costruito. Se dovessi farlo fatemi fare la fine di Giordano Bruno» bruciato sul rogo per ordine della Santa Inquisizione, ha affermato, un po’ teatralmente, don Giannotti al termine del convegno. Ora c’è da sperare che vescovo, Fondazione, Comune di Caserta e Regione Campania vogliano salvargli la vita conservando un Macrico verde e non cementificato.
*Foto presa da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza
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