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L’affare della guerra globale. Anche nel 2024 cresce l’export di armi italiane

L’affare della guerra globale. Anche nel 2024 cresce l’export di armi italiane

Tratto da: Adista Notizie n° 15 del 19/04/2025

42219 ROMA-ADISTA. I dati sull’export 2024 di armi italiane all’estero, trasmessi dal governo al Parlamento con la Relazione annuale prevista dalla Legge 185 del 1990, indicano che il comparto industriale bellico italiano gode di ottima salute e beneficia dell’attuale clima di guerra e riarmo globale. «Stanno infatti crescendo in maniera significativa le autorizzazioni complessive all’esportazione», spiega la rete Italiana Pace e Disarmo (RiPD) in un’analisi del 9 aprile, «che concretizzeranno nei prossimi anni un grande aumento degli incassi delle aziende produttrici di armi a seguito della vendita a Paesi stranieri».

La nota riconosce che il governo Meloni, per il secondo anno consecutivo, ha presentato la Relazione nei tempi definiti dalla Legge 185 (il 31 marzo di ogni anno), interrompendo una lunga serie di colpevoli ritardi portata avanti dai governi precedenti. E considera anche «positivo» che, nonostante la grande quantità di pagine, la Relazione «continui a essere redatta con una struttura coerente e che» consente «di ottenere dei dati significativi». In questo ultimo punto, il testo presentato al Parlamento raccoglie quelle semplificazioni di lettura sollecitate negli anni dalla società civile italiana.

Passando alle note dolenti, la RiPD lancia l’allarme sulle manovre legislative del governo per indebolire la Legge 185 nell’ottica di abbassare gli standard di trasparenza sull’export di armi, rendendo di fatto impossibile il controllo da parte della società civile e dell’opinione pubblica sulle decisioni dell’esecutivo e sugli affari del comparto bellico-finanziario. Questa, dice la RiPD, resta «una minaccia grave all’orizzonte» e, se andrà in porto il disegno di legge di modifica della 185 fortemente voluto dalla maggioranza di centrodestra, «quella del 2025 potrebbe essere l’ultima Relazione annuale a riportare molti dei dati e dei dettagli cruciali per comprendere le dinamiche dell’export militare italiano».

Lo stato dell’export di armi italiane

Passando ai numeri, la Relazione segna per il 2024 un aumento «davvero rilevante» delle autorizzazioni governative all’export (+25%). A fronte di 8,69 miliardi di euro di licenze rilasciate nel 2024 per il trasferimento di materiale d’armamento, la quasi totalità (7,948 miliardi) è composta dalle esportazioni. A trainare l’aumento, dato in netta crescita, sono le autorizzazioni individuali (quelle cioè verso Stati singoli, che arrivano a ben 6,45 miliardi di euro, +35% sull’anno precedente) a fronte di un leggero calo delle licenze globali (verso UE e NATO, -15% sul 2023). Si genera così, spiega il coordinatore Campagne della RiPD Francesco Vignarca, uno «sbilancio» tra esportazioni verso UE e NATO – che si sono ridotte al 44,1% del totale e «che dovrebbero invece essere prioritarie» – ed «esportazioni fuori da queste alleanze politiche e militari dell’Italia», salite al 55,9% del totale. Secondo la Rete, questa cifra dimostra «una tendenza preoccupante e contraria allo spirito stesso della Legge».

Il numero dei Paesi “clienti” dell’Italia è un altro dato in netta crescita: gli Stati destinatari di armi made in Italy sono stati 82 nel 2022, 83 nel 2023, 90 nel 2024. A fare la parte del leone, l’anno scorso, l’Indonesia, unico Paese a ottenere autorizzazioni per un valore complessivo superiore al miliardo di euro (seguono 15 Paesi con valori compresi tra 100 milioni e 1 miliardo). Il primato indonesiano è giustificato, secondo la Relazione, dalla vendita di due navi PPA (Pattugliatore Polivalente d'Altura) di Fincantieri e dei servizi correlati. Stando sempre alle autorizzazioni, nella classifica dei migliori acquirenti italiani nel 2024, dopo l’Indonesia seguono Francia (591 milioni), Nigeria (480 milioni), Germania, Regno Unito, ecc. «Sopra i 200 milioni – denuncia la nota della RiPD – si collocano Stati problematici come Emirati Arabi Uniti, Egitto, Macedonia del Nord, India e Ucraina».

Il caso di Israele

Nella Relazione, il governo sottolinea l’assenza di nuove autorizzazioni all’export verso Israele, per i noti paletti imposti dalla Legge 185. Ma questo non ha fermato del tutto importazione ed esportazione di materiale militare, denuncia la Rete. «Se è vero che nel 2024 non sono state concesse nuove autorizzazioni di esportazione a Israele», spiega Giorgio Beretta (analista dell’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e Politiche di Sicurezza e di Difesa-OPAL di Brescia), «va però notato come dalla Relazione dell’Agenzia delle Dogane risultino 212 operazioni di esportazioni di materiali militari a Israele per un valore complessivo di 4.208.757,78 euro che pertanto sono da riferirsi a licenze rilasciate in precedenza».

Un mondo in crisi, un’industria fiorente

Cosa vende l’Italia all’estero? Secondo la Relazione, al primo posto si colloca la categoria “materiali” (81,31%), seguita da “tecnologie” (11,97%), “servizi” (3,38%) e “ricambi” (3,34%). Chi ci guadagna di più? Il grosso degli affari nel 2024 si concentra nelle mani di 15 società esportatrici. Si tratta di nomi noti, che hanno «un peso finanziario del 89,01% sul totale delle autorizzazioni». A stringere ancora di più, l’analisi della Rete evidenzia che Leonardo SpA (27,67%), Fincantieri SpA (22,62%), Rheinmetall Italia SpA (6,60%), MBDA Italia SpA. (6,25%) «da sole rappresentano circa il 63,14 % del valore monetario complessivo».

*Foto presa da Unsplash, immagine originale e licenza 

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