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I casi dei cardinali Becciu e Cipriani agitano le acque del preconclave

I casi dei cardinali Becciu e Cipriani agitano le acque del preconclave

Tratto da: Adista Notizie n° 18 del 10/05/2025

42237 ROMA-ADISTA. Due casi hanno agitato le riunioni pre-Conclave dei cardinali chiamati a eleggere il successore di papa Francesco, quello del card. Giovanni Angelo Becciu e quello del card. Juan Luis Cipriani (peruviano, dell’Opus Dei, ex arcivescovo di Lima). Entrambi, sia pure per ragioni diverse, non dovrebbero trovarsi in Vaticano in seguito a provvedimenti presi dal papa appena scomparso; entrambi, tuttavia, protestano la loro innocenza di fronte ai casi che li hanno visti coinvolti. Il primo, si dichiara vittima di un complotto ai suoi danni dopo la condanna a 5 anni e sei mesi per peculato e truffa nel processo svoltosi Oltretevere sulla compravendita dell’immobile di lusso situato in Sloane Avenue a Londra con fondi della Segreteria di Stato. Il papa lo aveva privato, nel 2020, delle prerogative cardinalizie, fra le quali quella di entrare in Conclave. Più grave, se possibile, la posizione di Cipriani che comunque, avendo computo 81 anni, in Conclave non sarebbe potuto entrare in ogni caso ma, a onor del vero, non avrebbe dovuto neanche trovarsi a Roma per prendere parte alle congregazioni che precedono il momento in cui i porporati con meno di 80 anni, quindi con diritto di voto, si chiudono nella Sistina.

Accuse gravi

Su Cipriani pendono accuse gravi di abuso sessuale su un minore certificate dal Dicastero per la Dottrina della Fede risalenti agli anni ‘80. In barba a quanto deciso dal papa, che aveva intimato all’ex arcivescovo di Lima di non indossare le insegne cardinalizie, di non tornare in Perù senza essere autorizzato, di non fare dichiarazioni pubbliche e di non partecipare a un futuro Conclave qualora avesse avuto ancora l'età per poterlo fare, il cardinale di origini peruviane ha trasgredito praticamente a tutte le prescrizioni del pontefice. Certo Cipriani ha sempre negato le accuse, ma in ogni caso si aggirava in abito da cardinale tra i confratelli che partecipavano alle congregazioni o anche a momenti di suffragio del Pontefice scomparso. Nonostante la cosa stia suscitando sconcerto, soprattutto nell'opinione pubblica latino-americana, non sembra che sia stata posta la questione della sua esclusione da queste fasi pre-Conclave.

Nei giorni scorsi, pressato dalle domande dei giornalisti, il portavoce vaticano Matteo Bruni rispondeva nel merito in modo sibillino: «Il caso è noto. Se non sono state adottate delle scelte su questo tema, ognuno tiri le sue conclusioni». Nel gennaio scorso, tuttavia, lo stesso Bruni aveva confermato che esistono e sono ancora valide e vigenti le misure disciplinari nei confronti di Cipriani. «Dopo l’accettazione della sua rinuncia da arcivescovo di Lima», al porporato «è stato imposto un precetto penale con alcune misure disciplinari relative alla sua attività pubblica, al luogo di residenza e all’uso delle insegne», riferiva Bruni. Il provvedimento è stato «firmato e accettato» dal cardinale. E «benché in occasioni specifiche siano stati accordati alcuni permessi per venire incontro a richieste dovute all’età e alla situazione familiare del cardinale, allo stato attuale, tale precetto risulta essere ancora in vigore».

Sanzioni e proteste

L’ottantunenne Cipriani, ora residente a Madrid, bollava le accuse come «completamente false». «Non ho commesso alcun crimine, né ho abusato sessualmente di nessuno nel 1983, né prima né dopo», dichiarava in un comunicato, confermando comunque l’esistenza di un reclamo nei suoi confronti risalente al 2018 e il fatto che, nel 2019, senza che fosse stato aperto un processo, fu informato dal nunzio in Perù che l’allora Congregazione per la Dottrina della Fede gli aveva inflitto una serie di sanzioni. Tra queste, la limitazione del ministero sacerdotale, una residenza stabile fuori dal Paese, il silenzio. Affermando di non nutrire «rancore» nei confronti di chi lo accusa, Cipriani ribadiva infine la sua «completa innocenza».

Secondo quanto riportato dalla stampa internazionale l'autorità competente a emettere eventuali sanzioni contro Cipriani per la sua disobbedienza al papa, potrebbe essere il decano del Collegio cardinalizio, Giovanni Battista Re, o il camerlengo, Kevin Farrell, che si è occupato del caso del cardinale Angelo Becciu. In ogni caso, Juan Carlos Cruz, sopravvissuto agli abusi sessuali in Cile e membro della Pontificia Commissione per la tutela dei minori, ha definito la presenza di Cipriani agli incontri che hanno preceduto il Conclave come «profondamente inquietante» e uno «scandalo», e ha chiesto che venga escluso da qualsiasi incontro fa i cardinali in vista del Conclave.

In una dichiarazione del 29 aprile, la Survivors Network del Perù, organizzazione che dà voce alle vittime degli abusi da parte del clero, ha espresso il suo rifiuto alla presenza di Cipriani alle congregazioni generali, affermando che, partecipando, egli «ha disobbedito ancora una volta al precetto penale impostogli da Papa Francesco». «Partecipando alle congregazioni generali o alle riunioni preparatorie del Conclave, Cipriani e i cardinali che lo fanno, rivittimizzano la vittima che ha sporto denuncia, il che è imperdonabile», ha affermato l’organizzazione; se la Chiesa cattolica è seria nel suo impegno in favore della tolleranza zero verso gli abusi sessuali sui minori, quanto sta accadendo «invia un messaggio preoccupante che mina la fiducia nei criteri per la selezione del prossimo pontefice».

Becciu resta fuori

Lo scorso 30 aprile, poi, dopo un tira e molla durato qualche giorno, il card. Becciu ha rinunciato alle sue pretese di entrare in Conclave. Lo ha fatto per obbedire alla volontà del papa pur mantenendo la posizione circa la sua innocenza nel processo che lo ha riguardato (l’appello inizierà il prossimo settembre, per una descrizione completa della vicenda giudiziaria vedi Adista Notizie n. 16/25). L’abbandono di Becciu è stato vissuto con sollievo dai cardinali presenti alle congregazioni, la sua volontà di entrare a ogni costo in Conclave aveva generato più di un imbarazzo fra i porporati affluiti a Roma. Così, sull’intera vicenda, alla fine, la congregazione dei cardinali, attraverso un comunicato ufficiale, ha espresso «apprezzamento per il gesto da lui compiuto e auspica che gli organi di giustizia competenti possano accertare definitivamente i fatti».

D’altro canto, nei giorni scorsi erano emerse anche di due lettere firmate da papa Francesco che avrebbero escluso il cardinale Becciu dal Conclave: una risalente al 2023 e l’altra allo scorso marzo, quando il pontefice era ricoverato al Gemelli. Secondo quanto ha scritto su Domani l’ex direttore dell’Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, queste due lettere, siglate soltanto con una “F”, sarebbero state mostrate già giovedì 24 aprile dal card. Pietro Parolin allo stesso Becciu. Quest’ultimo, ha cercato di valutare fino all’ultimo se quell'appunto del papa bastasse sotto il profilo del diritto canonico a tenerlo fuori dall'elezione del nuovo papa. Poi è prevalsa la decisione di farsi da parte: la sua posizione ostinata rischiava di mettere in crisi le già non molte chance degli italiani di eleggere il prossimo papa; e anche di essere percepita come un atto di protervia di un cardinale di Curia che ignorava sia la sentenza di condanna di primo grado, sia la volontà del pontefice defunto. Molti dei cardinali provenienti dal Sud del mondo non avrebbero capito la sua resistenza (tanto più se la Segreteria di Stato ha chiesto, come pare, a Becciu di fare un passo indietro). Né a Giakarta né San Paolo del Brasile interessa poi molto la contorta vicenda di colpi bassi e stilettate curiali che accompagnano la coda del processo per l’immobile in Sloane Avenue. E di certo, se si fosse andati a una conta fra i cardinali sulla sua possibilità o meno di entrare in Conclave, Becciu non ce l’avrebbe fatta, anche da qui la scelta di tirarsi indietro.

*Foto presa da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza 

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