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SANTI D’ARTIFICIO. CAMPAGNA NAZIONALE PER RIDURRE GLI SPRECHI DELLE FESTE PATRONALI

Tratto da: Adista Notizie n° 81 del 24/11/2007

34146. SAN FERDINANDO DI PUGLIA (FG)-ADISTA. Migliaia di euro in fuoco e fumo nel nome del santo patrono. È lo scandalo delle feste patronali, organizzate dalle parrocchie e dalle comunità cattoliche di tutta Italia, a suon di spettacoli musicali e a colpi di fuochi d’artificio, dilapidando così decine di migliaia di euro che invece potrebbero essere impiegati per realizzare quelle opere di carità e giustizia di cui parla il Vangelo di Gesù. Ma, per molti cattolici, il "tradizionalismo" della festa del Patrono "conta più del Vangelo".

È partita da questa riflessione l’iniziativa della "Casa per la nonviolenza" di San Ferdinando di Puglia che ha lanciato una campagna nazionale – "Meno fuochi d’artificio più compassione" – che in pochi mesi ha raccolto quasi 1.400 adesioni, fra le quali quelle del vescovo di Caserta, mons. Raffaele Nogaro; del vescovo emerito di Ivrea, mons. Luigi Bettazzi; dei vicari generali della diocesi di Trapani, mons. Vito Filippo, e di Melfi-Rapolla-Venosa; di don Vincenzo Vigilante, p. Alex Zanotelli, don Albino Bizzotto, don Fabio Corazzina, don Andrea Gallo, don Tonio Dell’Olio, don Alessandro Santoro, delle comunità dei comboniani di Pesaro e di Castel Volturno, di decine di parroci, sacerdoti e religiosi di tutta Italia e di centinaia di laici (si può aderire scrivendo a: sarvodaya@libero.it). Tutti concordi nel chiedere la riduzione delle spese per le feste patronali – che in molte località dell’Italia meridionale sono controllate dalla criminalità organizzata – utilizzando quei soldi per dotare le parrocchie di impianti fotovoltaici di potenza tale da rendere le suddette strutture energeticamente autosufficienti così da poter "restituire" i risparmi delle bollette dell’elettricità ai Paesi del Terzo Mondo, finanziando progetti sociali di autosviluppo.

"A San Ferdinando di Puglia – si legge nell’appello della "Casa per la nonviolenza" rivolto ai parroci e ai Comitati feste patronali – 15mila cittadini festeggiano il santo patrono spendendo più di 60 mila euro (19.866 euro per spettacoli musicali, 14.700 euro per i fuochi d’artificio, 11.700 euro in luminarie, e così via sprecando). Un po’ per pigrizia, un po’ per superstizione, gli ossequienti alla tradizione ogni anno elargiscono i quattrini necessari ad una festa patronale anacronistica ed immobile, trasudante paganesimo festaiolo. Una solenne occasione di controtestimonianza cristiana". E anche un cospicuo spreco di risorse: "Immaginate di prendere 600 biglietti da 50 euro, ben 30mila euro (solo la metà dei soldi scialacquati per una festa patronale). Legateli a mazzetto e con un paf di fiammifero consegnateli alle fiamme. Bloccate le conseguenze di questo gesto in un'immagine. Cosa vedreste? Due elementi: fuoco e follia. In pochi secondi una fiammata ha ridotto in cenere l'equivalente monetario di 750 giornate lavorative di un contadino meridionale, 4500 ore di lavoro. Ha vanificato la possibilità di salvare da morte per dissenteria medica, con gli integratori salini, 250mila bambini, oppure guarire dalla lebbra 230 uomini, finanziare la costruzione di centinaia di cisterne o vasche per la raccolta dell’acqua piovana nei Paesi colpiti dalla siccità". Un innegabile "tradimento del messaggio evangelico" per cui "la superstizione pagana è scambiata per vera devozione. Munifici oboli per i fuochi d’artificio assicurano per un anno la protezione del cielo sui propri lucrosi affari, e, perché no, una caparra per il Paradiso". In questo modo, si legge ancora, "l’energia dirompente e rivoluzionaria delle beatitudini, il programma di vita dei cristiani, è celata sotto una spessa coltre di polvere, soffocata dal tanfo delle statue dei santi e dall’aria asfittica delle sacrestie".

A sostegno della proposta, la "Casa per la nonviolenza" richiama alcuni documenti ecclesiali ignorati dalle parrocchie e dalle comunità cattoliche, a cominciare dalla Lettera pastorale della Conferenza episcopale italiana, Il senso cristiano del digiuno e dell’astinenza del 4 ottobre 1994, che, tra i comportamenti che "possono facilmente rendere schiavi del superfluo e persino complici dell’ingiustizia", annovera "le spese abnormi che talvolta accompagnano le feste popolari e persino alcune ricorrenze religiose". O come la Nota pastorale sulle feste religiose popolari nelle Chiese di Puglia della Conferenza episcopale pugliese, inviata alla "Casa per la nonviolenza" direttamente dal vescovo di Trani, mons. Giovanni Battista Pichierri: "Le feste religiose spesso si sono trasformate in occasione di sperpero di denaro", scrivono i vescovi pugliesi, che aggiungono: "L'apparato esteriore - luminarie, fuochi pirotecnici, bande - deve essere sobrio, non in dissonanza col Vangelo e con le esigenze di giustizia. Ogni spreco in tal senso potrebbe suonare di offesa a chi vive nell'indigenza o nella miseria, non dimenticando mai che Lazzaro è sempre alla porta".

"Ci auguriamo che l'appello della nostra minuscola associazione – auspica la ‘Casa per la nonviolenza’ – stimoli l'avvio di una discussione seria sugli sprechi della comunità cristiana nelle feste patronali. Il tempo è maturo perché sacerdoti, politici e laici mettano da parte ogni tiepida prudenza o fatalistica inazione e si adoperino perché la gioia festiva dei cristiani sia spezzata in atto di condivisione con chi è oppresso dall'ingiustizia e giunga là dove dilagano povertà e sofferenza". (l. k.)

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