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CHI DIFENDE I DIRITTI UMANI DEVE PAGARE. MONS. VERA LÓPEZ DENUNCIATO AL TRIBUNALE VATICANO

Tratto da: Adista Notizie n° 81 del 24/11/2007

34156. SALTILLO-ADISTA. Che la vita di chi difende i diritti umani sia tutt’altro che facile è scontato. Per questo non si è sorpreso più di tanto mons. Raúl Vera López, vescovo di Saltillo, nell’apprendere della denuncia presentata contro di lui al Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica a Roma dal giudice penale di Monclova, nello Stato messicano di Coahuila, Hiradier Huerta Rodríguez. Il giudice, che il primo ottobre scorso ha emesso la sentenza sul caso dei militari accusati di violenza aggravata ai danni di un gruppo di donne del municipio di Castaños (v. Adista n. 62/07), chiede che venga avviato contro il vescovo un procedimento canonico per "abuso di potestà ecclesiastica", in base al canone 1389-1 del Codice di Diritto Canonico, che prevede pene "a seconda della gravità dell’atto o dell’omissione", fino alla "privazione dell’ufficio". Secondo Huerta Rodríguez, mons. Vera López, durante il lungo processo giudiziario sul caso Castaños, avrebbe messo in discussione la credibilità del sistema giudiziario e la sua stessa professionalità, dandogli addirittura del ruffiano, e così arrecando un danno morale a lui e alla sua famiglia. In realtà, il vescovo aveva a più riprese sottolineato i ritardi nello svolgimento del processo, denunciando le pesanti intimidazioni nei confronti delle vittime, le 13 prostitute e ballerine aggredite sessualmente da 11 elementi dell’esercito messicano all’alba dell’11 luglio del 2006. E aveva espresso "profonda preoccupazione" per l’incolumità delle donne (alcune delle quali hanno avuto un figlio in seguito a quelle violenze), avvertendo che, in caso di mancata condanna, i militari, una volta scarcerati, avrebbero potuto facilmente vendicarsi, e lanciando accuse nei confronti di tutti i poteri dello Stato: al governo per non aver adottato misure protettive nei confronti delle vittime; al potere legislativo per aver permesso "che l’esercito si trovi tutti i giorni per le strade, in aperta violazione all’articolo 129 della Costituzione", al potere giudiziario per aver reso possibile, con i suoi ritardi, un clima di incertezza e di minaccia. "Non possiamo prendere tutto questo alla leggera – aveva dichiarato Vera López -, non possiamo lasciare che ciò conduca ad una sorta di regime militarizzato che un domani potrebbe trasformarsi in una dittatura militare". È per questo che il vescovo aveva auspicato una sentenza esemplare che potesse scongiurare il ripetersi di casi come quello di Castaños e frenare gli abusi commessi dalle forze armate durante il governo di Felipe Calderón. La richiesta del vescovo, tuttavia, era stata solo parzialmente soddisfatta dalla sentenza del giudice, che ha sì riconosciuto la colpevolezza di quattro militari – primo caso di condanna di elementi dell’esercito da parte di un’autorità civile – ma ne ha assolti altri quattro (i restanti tre si erano dati alla macchia). E se tre hanno ricevuto pene pesanti – 21, 31 e 41 anni di carcere – il quarto, riconosciuto colpevole solo di lesioni a membri della polizia, è stato condannato ad appena 3 anni e nove mesi e potrebbe uscire di prigione pagando una multa.

Per nulla scomposta la reazione di Vera López alla notizia della denuncia ai suoi danni: "Diciamo che ci sono abituato – ha detto, precisando di non aver ancora ricevuto informazioni dal Vaticano -; non è la prima volta che succede qualcosa di simile". Intanto, una campagna di sostegno al vescovo, "grande difensore dei diritti umani", è stata promossa dalla Rete Solidale per il Decennio contro l’impunità (rddhorg@gmail.com): "Dovrebbero denunciare, allora, tutti noi che siamo impegnati nella difesa dei diritti umani – si legge nel manifesto di appoggio -, per la nostra lotta permanente contro l’impunità". (claudia fanti)

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