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L'"OSSERVATORE ROMANO": "L'ITALIA NON È IN GUERRA, MA OFFRE LE SUE BASI!"

Tratto da: Adista Documenti n° 82 del 24/11/2007

31816. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Solitamente i rilievi, di plauso o di critica, che l'"Osservatore Romano" riserva alla politica italiana si risolvono in poche righe, al massimo un paio di frasi, parole calibrate su toni discreti. Lo scorso 30 marzo, invece, la consueta rubrica sulla politica del nostro Paese era dedicata pressoché integralmente ad una serrata critica all'operato del governo italiano in merito all'invasione dell'Iraq. Nell'affrontare la questione dei parà americani, la concessione delle basi Usa, la dichiarazione dello stato di emergenza e altri temi che stanno dividendo maggioranza e opposizione, l'"Os-servatore" scrive: "Evidentemente le alchimie politico-diplo-matiche, pur sostenute dai trattati, non solo non riescono a dare forza alla posizione italiana a livello internazionale, ma appaiono sempre più incomprensibili per la gente comune: l'Italia non è in guerra, ma offre le sue basi, dalle quali tuttavia non possono partire uomini o mezzi impegnati in attacchi diretti all'Iraq; l'Italia non è in guerra, ma scattano i piani di emergenza". Poi arriva la stoccata: "La realtà è che per salvaguardare l'amicizia con gli Usa e la fedeltà all'Alleanza atlantica si è giunti ad un compromesso - quella 'neutralità benevola' di cui ha parlato il ministro Giovanardi - che appare però troppo debole alla verifica dei fatti. La vicenda dei paracadutisti di Ederle in questo senso appare emblematica". Su quest'ultimo punto, in particolare, l'"Osservatore" riprende la provocazione di D'Alema, che chiede se su tale vicenda "il Governo 'ha mentito' quando ha assicurato al Parlamento che le basi militari Usa in Italia non sarebbero state a disposizione per azioni di guerra, e soprattutto se il Governo ha ancora una credibilità sul piano interno e su quello internazionale". La nota politica prosegue poi nell'esposizione bilanciata degli interventi di maggioranza e opposizione sulla guerra in Iraq, ma si chiude con le parole del presidente dell'esecutivo dell’Unione Europea, Romano Prodi, che nella sua visita ufficiale agli organi istituzionali italiani (in vista del semestre di presidenza Ue) ha risposto all'auspicio di Pera che il conflitto finisca presto con la frase: "Sarebbe stato meglio che questa guerra non fosse mai cominciata".

(da Adista n. 29/03)

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