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NON SI ALLUNGHI LA LISTA DEI “SANTI SCOMUNICATI”: SI MOLTIPLICANO GLI APPELLI A FAVORE DI ROY BOURGEOIS

Tratto da: Adista Documenti n° 5 del 17/01/2009

DOC-2085. KANSAS CITY-ADISTA. Ancora nessuna nuova dal Vaticano per il missionario di Maryknoll e noto attivista per la pace e la giustizia p. Roy Bourgeois, in attesa della ineluttabile - a quanto pare - scomunica per aver partecipato, il 9 agosto scorso, all’ordinazione sacerdotale di una donna, Janice Sevre-Duszynka, del movimento Roman Catholic Womenpriests (v. Adista nn. 60 e 86/2008). E, mentre il tempo passa, si moltiplicano gli appelli e le prese di posizione a favore di una delle figure più significative del cattolicesimo Usa e non solo. 113 religiose statunitensi aderenti alla National Coalition of American Nuns (Ncan, nata nel 1969 attorno ai grandi temi della giustizia nella Chiesa e nella società), tra cui spiccano i nomi di sr. Maureen Fiedler, sr. Ivone Gebara, sr. Jeannine Gramick e sr. Joan Chittister, hanno scritto, il 12 dicembre, una lettera aperta al prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, card. William J. Levada, in cui affermano che la minaccia di scomunica a p. Bourgeois “ha sminuito la nostra Chiesa”. “Speriamo che la scomunica non venga emanata – ha commentato la domenicana sr. Donna Quinn, una delle coordinatrici della Ncan, sul settimanale Usa National Catholic Reporter (18/12): “La punizione medievale della scomunica serve solo a mettere in imbarazzo la nostra Chiesa agli occhi del mondo e ad alimentare ancora più rabbia e risentimento tra i fedeli statunitensi”. Una petizione in difesa di Bourgeois è stata nel frattempo diffusa sul web dalla Women’s Ordination Conference, organismo femminista con base a Washington nato nel 1975, che ha raccolto finora circa 1.700 firme (è possibile sottoscriverla all’indirizzo http://www.wo-mensordination.org). Nel testo, i firmatari sollecitano la congregazione religiosa di Maryknoll a offrire pieno sostegno a p. Bourgeois, e il Vaticano ad “ascoltare le voci dei fedeli cattolici e il soffio dello Spirito Santo, aprendo la discussione sull’ordinazione femminile”. Il rifiuto di ordinare le donne al sacerdozio, si legge, “non è altro che una manifestazione di sessismo nella Chiesa. Lo Spirito Santo chiama le donne, così come gli uomini, a servire come preti in una Chiesa cattolica rinnovata e inclusiva”.

Una difesa aperta e coraggiosa dell’operato di Bourgeois, e, allo stesso tempo, un elogio dei numerosi “santi scomunicati” nella storia della Chiesa, proviene da sr. Joan Chittister, che ha dedicato alla questione la rubrica From where I stand (“Dal mio punto di vista”) che tiene settimanalmente sul National Catholic Reporter (15/12). “Nessuno ricorda i ‘peccati’ dei riformatori”, scrive la Chittister. “Tutti ricordano il peccato di una Chiesa che ha rifiutato di ascoltare le loro ansie e che se ne sta ancora pentendo con 400 anni di ritardo. E le cose per cui i riformatori hanno combattuto sono ora, finalmente, parte integrante del cattolicesimo stesso”.

Nel frattempo, p. Bourgeois attende il verdetto. Il suo impegno per un diverso ruolo delle donne nella Chiesa aveva suscitato le ire dell’arcivescovo di St. Paul e Minneapolis mons. John Roach già nel 1990, quando aveva permesso a tre donne di concelebrare una messa con lui. Dieci anni dopo, nel corso di un’intervista a Radio Vaticana sulla Scuola delle Americhe, fulcro della sua battaglia, aveva sollevato il tema dell’ordinazione femminile, affermando che gli uomini hanno esercitato il potere nella Chiesa per più di 2000 anni e che era ora di dare un’opportunità alle donne. L’intervista, racconta il National Catholic Reporter (23/12), era stata bruscamente interrotta, sostituita da musica preregistrata. Oggi, il compito che si propone Bourgeois è quello di incoraggiare i suoi confratelli a rompere il silenzio sulla questione delle donne: “Molti mi confessano di parlare a favore dell’ordinazione delle donne quando si trovano tra amici fidati, ma non in pubblico, perché ciò metterebbe a rischio la loro posizione o il loro ministero. Ad un certo punto, però, il silenzio diventa complicità”.

Che venga scomunicato o meno, Bourgeois afferma di non avere rimpianti: “Ciò che sto passando o che potrei passare non è nulla in confronto a ciò che le donne hanno vissuto. E, nell’ultimo giorno, non penso che verrò giudicato sul modo in cui ho seguito il diritto canonico”.

Di seguito riportiamo, in una nostra traduzione dall’inglese, l’articolo di Joan Chittister e la lettera aperta della Ncan al card. Levada. (ludovica eugenio)

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