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IL RISCHIO DI UN TRAGICO ISOLAMENTO

Tratto da: Adista Documenti n° 32 del 21/03/2009

Pio XII, nel 1950, disse che era necessaria un’opinione pubblica nella Chiesa. Non è sempre un compito facile, se si mantengono alcune strutture autoritarie. Ma, oltre a ciò, c’è un’opinione pubblica nella società, che guarda la Chiesa cattolica e la mette in discussione. In questi giorni, ampi settori di questa opinione pubblica sono rimasti scandalizzati dalle dichiarazioni dell’arcivescovo dom José Cardoso Sobrinho in relazione al caso dell’aborto di una bambina di nove anni stuprata dal patrigno e incinta di due gemelli. Con particolare durezza e freddezza, egli ha lanciato una fulminante scomunica contro quanti hanno partecipato al-l’aborto, considerando al tempo stesso lo stupro appena un peccato, per quanto grave. Ora, già da tempo e in tutto il mondo, l’opinione pubblica critica la Chiesa per il fatto di avere tante volte coperto casi di pedofilia di sacerdoti e persino del fondatore di un forte movimento ecclesiale, i Legionari di Cristo. In questo caso, lo stupro è anche un atto di pedofilia sulla bambina e su sua sorella. C’è già quindi un atteggiamento di sfiducia o di sospetto nei confronti di certi atti ecclesiastici. Le lettere che arrivano in gran numero alle redazioni dei giornali, che circolano nei blog o nelle e-mail, esprimono nella grande maggioranza dei casi perplessità, timore o indignazione. E poi la Chiesa si lamenta di perdere i fedeli o di non riuscire a realizzare con successo una “nuova Evangelizzazione” (predicazione della Buona Novella) al di fuori delle sue mura.

Oggi, la prescrizione della difesa della vita “fin dal concepimento” nella dottrina morale della Chiesa cattolica è relativamente recente: risale al XVII secolo, è stata confermata da Pio IX nel 1869 e da allora viene ripetuta. Ma, in passato, S. Agostino e S. Tommaso d’Aquino ritenevano che l’arrivo dell’anima nell’embrione avvenisse solo dopo 40 giorni dalla fecondazione. Oggi è in corso un grande dibattito tra teologi e pastoralisti sul delicato tema dell’aborto, anche tenendo conto dei progressi delle bioscienze. Non si tratta di un dogma, ma di una dottrina morale. E, come ha insegnato il card. Newman nel XIX secolo, una dottrina è sempre in sviluppo. Quando egli scriveva così, Gregorio XVI e Pio IX condannavano con violenza e ampio ricorso di aggettivi la democrazia e la libertà di stampa. Oggi la Chiesa ha messo di lato queste restrizioni storicamente superate.

Le norme del Codice di Diritto Canonico esprimono la dottrina vigente. Ma lo stesso Codice, così come è oggi, è stato elaborato solo all’inizio del secolo passato, è stato rivisto dopo il Vaticano II e dovrà essere attualizzato in futuro con possibili cambiamenti dottrinari. Temi come l’interruzione di una gravidanza involontaria, l’ordinazione delle donne o il celibato sacerdotale obbligatorio sono oggetto delle riflessioni degli specialisti e, soprattutto, delle aspirazioni di ampie basi ecclesiali. E potranno essere rivisti in futuri concilii o con nuovi papi. Ma finché le attuali norme saranno in vigore, bisogna usarle con molta attenzione, discernimento, senso di opportunità, misericordia e compassione.

Il vescovo Cardoso Sobrinho avrebbe potuto facilmente prevedere lo scandalo o la perplessità che avrebbe provocato. Per la legislazione civile brasiliana questo atto è stato doppiamente legittimo e noi ci troviamo in un regime di separazione tra Chiesa e Stato. Certamente l’atto del vescovo si rivolge solo ai cattolici, ma, oltre a causare riprovazione nella società, ha creato malessere all’interno della stessa Chiesa. La nota della Cnbb al riguardo, letta tra le linee, rivela questo stesso malessere all’interno dell’istituzione ecclesiastica, laddove si sofferma sullo stupro come “atto insano”, lamenta il numero di casi di abuso sessuale e di violenza e solo nell’ultima frase parla dell’eliminazione della vita di esseri indifesi, citando un documento del Regionale Nordest a cui il vescovo appartiene. Senza parlare delle critiche delle basi ecclesiali, delle comunità e delle pastorali.

L’impressione è che si tratti di un pronunciamento nella linea del rigido legalismo dei farisei più che in quella della misericordia di Gesù. Alle parole di quest’ultimo, nessuno osò gettare la prima pietra contro la donna adultera, come era previsto dalla dottrina vigente nella legislazione giudaica dell’epoca. E questo è stato fatto dal successore di dom Helder Camara, proprio mentre commemoriamo il centenario della sua nascita. Il vescovo Cardoso Sobrinho, negli anni, ha tentato senza successo di eliminare i segni luminosi e profetici del suo grande predecessore. Dom Helder, traboccante di carità e di amore, non avrebbe mai fatto una cosa del genere, lui che, invece di condannare, ascoltava con affetto tutti coloro che si avvicinavano a lui, a cominciare dai piccoli e dagli indifesi, nella sequela del suo maestro Gesù. Dom Cardoso Sobrinho, che ha già oltrepassato l’età della pensione, si pone dal lato opposto di chi deve essere sempre stato per lui un’ombra minacciosa. Quanto è avvenuto provocherà la sua uscita sempre rimandata da Recife oppure gli farà guadagnare punti in certi circoli?

L’opinione pubblica nella Chiesa e nella società deve continuare ad esprimere il suo stupore e la sua contrarietà. Un prete conservatore nominato vescovo in Austria aveva precedentemente rilasciato una dichiarazione in cui si diceva che l’uragano Katrina era stato un castigo di Dio per le tante cliniche abortive a New Orleans. Subito, nell’ambiente ecclesiale austriaco, si sono fatti appelli e dichiarazioni contro la nomina. Roma è dovuta tornare indietro e annullare l’atto. Lì l’opinion pubblica è stata decisiva. Atteggiamenti come questo del vescovo di Recife o quello del vescovo tradizionalista che ha negato l’olocausto o altri relativi a casi di pedofilia in varie diocesi, soprattutto degli Stati Uniti, potrebbero accelerare, chissà, cambiamenti nei comportamenti pastorali e portare a revisioni future nella dottrina morale e nelle attuali prescrizioni. In caso contrario la Chiesa si allontanerebbe dal dialogo con il mondo e si isolerebbe tragicamente dalla coscienza storica contemporanea.

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