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ECOSOCIALISMO O BARBARIE. LA GERMANIA PREMIA LA LOTTA DI DOM CAPPIO

Tratto da: Adista Documenti n° 59 del 30/05/2009

DOC-2144. FRIBURGO-ADISTA. Non capita molto spesso di ascoltare un vescovo che parli di socialismo e di ecosocialismo. Eppure è questo che è avvenuto a Friburgo, il 9 maggio scorso, durante il conferimento del Premio “Cittadino del mondo” della Fondazione Kant al vescovo brasiliano dom Luiz Cappio, della diocesi di Barra, per la sua lotta in difesa del fiume São Francisco e del popolo che ne abita le sponde. “Credo fermamente che una società internazionale giusta, sostenibile e pacifica – ha affermato il vescovo francescano nel discorso pronunciato alla cerimonia di premiazione - sia possibile solo in una prospettiva ecosocialista. Sono un modello di produzione ecologico e un accesso solidale ai beni necessari, in condizioni socialiste, che ci condurranno al superamento dell’attuale crisi”.

Ma se suonano inconsueti gli accenti del vescovo, non meno inconsuete sono state le modalità della sua lotta. Contro il progetto di deviazione delle acque del São Francisco e in difesa di un progetto alternativo rispettoso delle leggi del fragile ecosistema del Nordest brasiliano, dom Cappio non aveva esitato, per due volte in due anni, a ricorrere allo sciopero della fame. Nel primo caso, nel settembre del 2005, lo aveva interrotto dopo 11 giorni (v. Adista nn. 69 e 73/05), in seguito all’impegno di Lula di sospendere il progetto, avviando su di esso un ampio, trasparente e partecipativo dibattito con la società civile. Dibattito, tuttavia, che era stato interrotto molto presto (v. Adista n. 85/07). Il vescovo era tornato allora alla carica, sollecitando il rispetto dell’impegno preso con una lettera al presidente, nel febbraio del 2007 ma, per tutta risposta, il governo aveva mandato l’esercito a iniziare i lavori, incurante del fatto che, nel frattempo, fossero state presentate alternative concrete, praticabili ed economiche, come quelle previste dall’Atlante del Nordest dell’Agenzia nazionale delle Acque: 530 opere per più di mille municipi, destinate a rifornire d’acqua 34 milioni di persone (con un costo di 3,6 miliardi di reais, contro i 6,6 miliardi del progetto di deviazione del corso delle acque). Una soluzione vantaggiosa da tutti i punti di vista, ma osteggiata dalle imprese legate al capitale internazionale, che del megaprogetto governativo hanno bisogno per promuovere l’allevamento di gamberetti e la produzione di frutta per l’esportazione (secondo gli studi di impatto ambientale, il 70% delle acque sarebbe destinato infatti alla frutticoltura, il 26% al rifornimento delle città e solo il 4% alla popolazione dei campi). Così il vescovo, nel novembre del 2007, aveva ripreso lo sciopero della fame, stavolta interrompendolo dopo ben 24 giorni, appena prima che la sua salute ne fosse irreversibilmente compromessa, su richiesta della famiglia, degli amici, dei compagni di lotta (difficile valutare quanto abbiano pesato le pressioni del Vaticano, che a sua volta aveva ricevuto quelle del governo Lula; v. Adista n. 1/08).

La fine del digiuno non aveva però comportato in alcun modo un allentamento della lotta contro il progetto governativo. Non a caso, dom Cappio, nel suo discorso pronunciato durante la cerimonia di premiazione, rivolge un duro attacco al governo Lula, colpevole ai suoi occhi di aver frustrato “le enormi aspettative della maggioranza che lo ha eletto”, prestandosi “a sussidiare la riproduzione di un modello fallito”.

Di seguito il discorso pronunciato da dom Luiz Flávio Cappio in una nostra traduzione dal portoghese. (claudia fanti)

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