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IL PREMIER COME ZACCHEO: BASSO E RICCO. PERÒ CHIUDE GLI OCCHI SULLA REALTÀ. EDITORIALE DI “MOSAICO DI PACE”

Tratto da: Adista Notizie n° 76 del 11/07/2009

35102. BISCEGLIE (BA)-ADISTA. Anche il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, come Zaccheo, è “un uomo basso di statura e molto ricco” però, a differenza del capo dei pubblicani di Gerico, non sale sul “sicomoro” per guardare la situazione reale del Paese, ma preferisce fermarsi alla falsa verità dei reality e di Villa Certosa.

Sceglie una similitudine evangelica, la storia di Zaccheo raccontata dall’evangelista Luca, don Tonio Dell’Olio – nell’editoriale di Mosaico di Pace di luglio che Adista anticipa – per riflettere, sul premier e sulla crisi sociale e politica del Paese, aggiungendosi così ad altre autorevoli voci del mondo cattolico, come il settimanale Famiglia Cristiana (v. Adista n. 73/09) e l’associazione Città dell’Uomo (v. numero di documenti allegato), che nelle ultime settimane hanno manifestato un forte disagio nei confronti dell’inquilino di Palazzo Chigi.

“Era un uomo basso di statura e molto ricco, Zaccheo”, si legge sul mensile promosso da Pax Christi. “Era il capo dei pubblicani di Gerico. Il capo degli appaltatori delle tasse per conto dell’occupante romano notoriamente si lasciava andare a una vita dissoluta traendo arbitrariamente vantaggio dal sistema indefinito con cui veniva stabilita la tassazione. Ovvero si arricchiva facendo la cresta sulle tasse da richiedere” e “speculava a partire dalla sua stessa posizione”. Ma quando Gesù passa a Gerico, dal momento che era basso e la folla gli impediva la visuale, sale su un albero di sicomoro per poterlo vedere. Gesù lo nota, gli dice che si fermerà a casa sua e Zaccheo, in risposta, dà la metà dei suoi beni ai poveri e restituisce quattro volte tanto a coloro che ha frodato. “I segni della conversione di Zaccheo – prosegue l’editoriale – non sono nel ritorno alla sinagoga da cui presumibilmente era stato espulso per impurità, quanto nei segni di giustizia che mette in atto. Mette riparo alla giustizia che aveva scandalosamente tradito”.

“Anche il presidente del consiglio del nostro Paese – scrive Dell’Olio – è un uomo basso di statura e molto ricco. Prima che una sua conversione alla giustizia verso i poveri noi ci aspetteremmo che salisse anch’egli su un sicomoro. Che riuscisse cioè a guardare al Paese reale”, alla vita di tanti precari, come quella del 63enne Armando, appena licenziato da una società di lavoro interinale che lo faceva lavorare dieci giorni al mese nella portineria di Milan Channel per 500 euro al mese e scampato ad un tentativo di suicidio. “Ne ha parlato la televisione, Chi l’ha visto? Ma il presidente del Consiglio del nostro Paese l’ha visto? È salito sul sicomoro? S’è fatto largo tra le fronde per rendersi conto che c’è una famiglia in questo Paese che vive con 500 euro al mese e piange per aver perso anche quel poco che ha?”.

“Non si sa se sia più immorale tutto quel che viene quotidianamente a galla con la Velinopoli barese – si legge ancora nell’editoriale di Mosaico di Pace – o ignorare la condizione di un disoccupato. Se sia più immorale regalare gioielli come bonbon alle ospiti di una serata mondana o negare la crisi perché non si ha il coraggio di salire sull’albero. Il guaio peggiore è che il successo di chi ostenta ricchezze e fortune al punto da potersi permettere tutto, ma proprio tutto, fa scuola nel nostro Paese”. È un “modello di successo e di potere” che “è nella testa di tanti giovani per i quali si scrive ogni giorno un altro vangelo: a chi dimostra di saper conquistare il successo tutto è permesso, niente è proibito, tutto è lecito, niente è immorale”.

“Non sappiamo se quella di salire sull’albero sia stata un’idea di Zaccheo o se qualcuno gliel’abbia suggerita”, conclude Dell’Olio. “È certo che in questo Paese ci sentiamo orfani di voci autorevoli, credibili e forti che invitino il premier a prendere coscienza del clima di decadenza in cui stiamo scivolando. Di chi inviti, persuada, incoraggi il presidente del Consiglio a salire su un sicomoro per incontrare la vita e ridare il primato alla giustizia”. (l. k.)

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