Nessun articolo nel carrello

PER CONVERTIRE LA TERRA IN CIELO

Tratto da: Adista Documenti n° 115 del 14/11/2009

Ricordi la scena? Un uomo ricco - un giovane ricco? -, un uomo integro e giusto, almeno in apparenza, si presenta a Gesù e gli chiede senza giri di parole: “Maestro, cosa devo fare per guadagnarmi la vita eterna? Osservo tutti i comandamenti di Dio ed elargisco sostanziose elemosine. Ma non sono sicuro che questo basti. Voglio assicurarmi la vita eterna. Cosa devo fare per guadagnarmela?”. Non possiamo negare buona volontà a quest’uomo. Ma la sua volontà è realmente buona?

Gesù lo guardò con affetto e poi rispose: “Hai detto ‘vita eterna’, amico? Ti riferisci alla vita in cielo dopo la morte? E sei così impegnato a guadagnarti il cielo? Ma se il cielo lo hai già guadagnato!? O, a dir meglio, non hai bisogno di guadagnarlo. Nessuno ha bisogno di guadagnarselo il cielo, perché ce l’abbiamo assicurato tutti da sempre. Il cielo, sai, è Dio stesso, e Dio non può precludere a nessuno il cielo - neanche se volesse, e certamente non può volerlo -. A nessuno mancherà questo benedetto cielo del dopo. Ma non è qui il punto, amico mio. Io non mi sono mai preoccupato per questo cielo, per questo paradiso futuro che sarà regalato a tutti quando Dio sarà tutto intero Dio per tutti. Il problema non è il cielo futuro, il cielo in cielo. No, il problema è il cielo di qui, il cielo di ora, il cielo in terra. Con questa pretesa, amico caro, non starai perdendo proprio il cielo di ora?  Non sarà che, con la tua ansia di possedere, stai sprecando la vita presente? Non sarà che stai convertendo la terra in inferno per te e per tanti? Ascolta bene: quello che importa non è la vita eterna di dopo, nel cielo futuro. Quello che importa è la vita qui, ora. Quello che devi volere, per volere bene, è la vita piena qui. Devi convertire la terra in cielo, la terra in Regno di Dio, la terra in luogo universale di vita felice. E sai come puoi convertire questa terra in quel cielo? Non accumulando guadagni ma condividendoli. Non guadagnando ricchezze, ma donandole. Così sarà buona la tua volontà, così sarai felice veramente, così rivestirai la terra di pienezza, di cielo, di Dio. Non ti sembra bello? Vuoi viverlo?”.

No, non voleva, o forse voleva ma non poteva. Era intrappolato dalle sue ricchezze. E il buon uomo si intristì, abbassò la testa e se ne andò senza neanche saper dove.

E io? E noi? Anche noi, leggendo questo vangelo, forse rimaniamo rattristati e abbassiamo la testa perché non siamo migliori di quell’uomo, né è più libero il nostro volere. Anche noi siamo soggiogati: soggiogati da quello che possediamo o da quello che desideriamo avere. Soggiogati dalla paura di perdere quello che abbiamo oggi o dalla paura di non avere abbastanza domani. Il guadagno, il denaro, le ricchezze ci schiavizzano. E le parole di Gesù si conficcano nell’anima come spine appuntite: “Quanto è difficile che i ricchi entrino nel Regno di Dio!”. Non vuol dire nel cielo futuro. No. Il Regno di Dio è “la terra nuova di qui”. E questo continua a dirci Gesù: “Quanto è difficile che i ricchi facciano, vogliano fare di questa terra la terra nuova di Dio!”.

Ma come? Forse non sono una cosa buona le ricchezze? Certo, sì, sono buone le ricchezze. Ma diventano cattive quando ci catturano, e ci catturano facilmente. Dice un racconto sufi che un maestro di scuola molto povero era vestito in pieno inverno con abiti di cotone, leggeri. Una volta, durante una grande tormenta, la corrente del fiume trascinò un orso giù dalla montagna; l’orso nascondeva la testa sotto la superficie dell’acqua, se ne vedeva solo il dorso. I bambini che accompagnavano il maestro, vedendo l’orso, dissero: “Oh, maestro, il fiume trascina una pelliccia e tu hai freddo. Prendila”. Il maestro allora si avventurò nel fiume per agguantarla. Allora l’orso l’afferrò con i suoi artigli d’acciaio. I bambini gridavano: “Oh, maestro! Prendi la pelliccia, e, se non puoi, lasciala ed esci dall’acqua”. Il maestro rispose: “Io ho lasciato la pelliccia, ma è lei che non lascia me. Cosa posso fare?”.

Questo è esattamente quello che succede con le ricchezze: crediamo di conquistare ricchezze, ma sono le ricchezze che conquistano noi e ci piegano. Crediamo di avere delle ricchezze, ma sono le ricchezze che ci tengono in pugno, come l’orso con il maestro. È in questo modo che le ricchezze diventano così facilmente cattive. Il gran maestro sufi Rumi ha insegnato che, quando Dio si ripropone di castigare qualcuno, lo colma di ricchezze. È un modo per dire: Dio non può castigare nessuno, ma le ricchezze facilmente si convertono in castigo.

Chiaro che i beni sono buoni. Il male è che li possiedono solo alcuni, ed è quello che succede quando le ricchezze ci ghermiscono. Che alcuni abbiano molto e altri poco, questo è male. Che alcuni non abbiano abbastanza perché altri hanno troppo, questo è male. Che noi che abbiamo tanto andiamo a fare scorribande nei mari della misera Somalia con navi e armi, questo è male. Che molti non abbiano nulla perché pochi abbiano tutto, questo è iniquo. Questa è la disgrazia della nostra terra, più assassina di tutti i terrorismi, più distruttiva di tutti i virus e di tutti gli tsunami, molto più pericolosa dell’influenza A. E non per nulla la stessa influenza A non è che un grottesco montaggio organizzato dalla perversa ambizione di profitto.

E se le ricchezze ci tengono prigionieri, come possiamo liberarci? “È impossibile!”, dissero a Gesù i suoi discepoli. “Tutto è possibile presso Dio!”, affermò di rimando Gesù. Ma dov’è che il potere di Dio si rende visibile? Negli occhi di Gesù. Gesù guardò con affetto l’uomo ricco. Forse la prima volta questo non bastò, perché l’uomo abbassò lo sguardo e andò via. Ma penso che, se quell’uomo fosse tornato e si fosse lasciato guardare molte volte dagli occhi di Gesù, gli occhi di Gesù sarebbero riusciti a trasformarne il volere, liberandolo dalle sue ricchezze.

Guarda negli occhi di Gesù lo sguardo di Dio, il potere della sua tenerezza, la forza della sua pienezza. Può essere che l’impossibile si renda possibile, e ci si senta liberi. Può essere che la nostra volontà cominci a cambiare. Può essere che regalare a qualcuno una piccola dose di felicità ci piaccia di più che il nuovo modello di automobile o quegli orecchini di malachite che tanto ci attraggono. Può essere che si voglia veramente fare di questa terra il Regno di Dio.

Non smettere di guardare i suoi occhi.

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.