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Il potere della verità contro la stupidità del potere. In memoria di San Romero d’America

Tratto da: Adista Documenti n° 33 del 23/04/2011

DOC-2346. ROMA-ADISTA. Seppure un giorno la canonizzazione “ufficiale” di mons. Oscar Romero dovesse aver luogo, nulla potrebbe più aggiungere alla prima santificazione, quella operata dal popolo – quella che davvero conta, secondo dom Pedro Casaldáliga –, e alle altre che sono seguite: dalla «canonizzazione cristiana» rappresentata dall’immagine di Romero (accanto ad altre nove immagini di martiri cristiani del XX secolo) sulla facciata della cattedrale anglicana di Westminster fino alla «canonizzazione più laica» costituita dalla proclamazione, da parte del Consiglio dei diritti umani dell’Onu, del 24 marzo come “Giornata internazionale per il diritto alla verità sulle gravi violazioni dei diritti umani e la dignità delle vittime”. Ma c’è qualcosa di ancora più importante, ha sottolineato il gesuita e teologo della liberazione p. Jon Sobrino nella conferenza tenuta il 18 marzo scorso all’Università Centroamericana (Uca) di San Salvador, nel quadro delle celebrazioni del XXXI anniversario del martirio dell’arcivescovo: Romero, afferma, dobbiamo santificarlo «anche noi, dicendo la verità e difendendo i poveri e le vittime fino alle estreme conseguenze». Come ha ricordato ancora Casaldáliga, «la nostra coerenza sarà la migliore forma di canonizzazione di “San Romero d’America, Pastore e Martire”».

Ed è proprio «sul mons. Romero che “disse la verità”» che si concentra Jon Sobrino nella sua conferenza, intendendo per verità non «qualunque verità» ma «quella che onora poveri e vittime»: «La verità è a favore dei poveri, che spesso hanno solo questa a loro favore». Questa verità, ha evidenziato il teologo, Romero «la disse “contro” la menzogna», e contro la forma più abituale di menzogna che è l’occultamento della verità; la disse, «come chiedeva Gesù, “dai tetti”», pubblicamente, in cattedrale, e attraverso la radio Ysax; «la disse “vigorosamente”, poiché la menzogna era aberrante, e la disse “lungamente e ripetutamente” poiché la menzogna occultava l’entità della negazione della vita».

E nel dire la verità, Romero si convertì in «figura del popolo» che egli chiamò suo maestro - «il vescovo ha sempre molto da imparare dal suo popolo» - e suo profeta - «il popolo è il mio profeta» -; e in «difensore del popolo», scagliandosi contro oligarchi e militari e persino contro il presidente degli Stati Uniti. Come sottolinea Sobrino, infatti, «difendere non è solo “amare”, ma amare affinché i poveri non siano vittime di “nemici”»: si opta per i poveri, dunque, contro coloro che li opprimono. È così che «sorge il conflitto», «e la Chiesa si oppone di solito a un’opzione per i poveri così intesa».

Sul potere della verità in opposizione alla «stupidità (e impotenza) del potere» si è soffermato anche p. Alberto Maggi durante la veglia ecumenica svoltasi il 25 marzo scorso nell’ambito delle celebrazioni romane del XXXI anniversario del martirio di mons. Romero, prendendo spunto da una pagina evangelica, quella della denuncia di Giovanni Battista nei confronti di Erode, oltremodo ricca di richiami all’attualità italiana. «Il potere è stupido», ha sottolineato Maggi, ed è per questo che «continua a perpetrare la sua azione di repressione e di morte» anche se ciò finisce per volgersi a suo danno: «È fallimentare opporsi alla vita. È come se le tenebre volessero opporsi alla luce: questa avrà sempre la meglio (Gv 1,5).».

Di seguito, in una nostra traduzione dallo spagnolo, ampi stralci della conferenza di Jon Sobrino e l’intervento di Alberto Maggi. (claudia fanti)

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