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Per dire

Per dire "No alle guerre e ai muri", domani 9 marzo sit-in a Roma e in altre città

La cultura di guerra sembra aver preso il sopravvento ancora una volta in Europa.

Dalle frontiere interne ed esterne, alla Libia, il linguaggio che unifica le scelte dei governi dell'UE, nonostante le tragedie del novecento e quelle più recenti, dentro e fuori il vecchio continente, è ancora una volta quello delle armi.

Mercoledì il governo riferirà alla Camera sulla crisi internazionale, con particolare riferimento a quella libica.

Negli ultimi 20 anni l’intervento armato, giustificato in tanti modi, quasi sempre dettato da interessi economici, ha prodotto ulteriori tragedie e aggravato i conflitti. 

In Libia è già in corso una guerra, con una presenza europea e internazionale che punta a raccogliere eventuali quanto illusori dividendi post bellici.

L’invio di soldati italiani, così come quelli di altri Paesi, produrrebbe solo altre tragedie e non consentirebbe alcuna soluzione dei conflitti sul campo.

Intanto l’Unione Europea sta conducendo una guerra ai migranti e ai profughi alle nostre frontiere. 

Da Calais a Idomeni, dalla Turchia all’Austria, i nemici contro cui schierare l’esercito sono le persone e le famiglie in fuga dalle bombe e dalle persecuzioni.

È arrivato il momento di dire basta! 

Basta alle guerre, fermiamo subito le armi e la violenza. Basta muri e razzismo.

Mercoledì 9 marzo, ore 15.30, in piazza a Roma, davanti alla Camera dei Deputati, e in tante altre città, per fermare le guerre e abbattere i muri.

Prime adesioni (in ordine alfabetico):

Action Diritti in Movimento

ANSPS

AOI

ARCI

Articolo 21

Associazione per la Pace

Casa dei Diritti Sociali

Casa Internazionale delle Donne

CIPAX

Comitato Verità e Giustizia per i Nuovi Desaparecidos

Emergency

LasciateCIEntrare

Lunaria

Pax Christi

Rete della pace

Rete Primo Marzo

* Immagine di nasrul ekram, tratta dal sito Flickr, immagine originale e licenza. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite

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