Le suore sfruttate come domestiche, mal pagate e senza garanzie. Inchiesta dell'"Osservatore Romano"
CITTA’ DEL VATICANO-ADISTA. Suore che fungono da domestiche nelle abitazioni di vescovi o cardinali, che lavorano in cucina istituzioni ecclesiali, costrette ad alzarsi all’alba per preparare la colazione e a ritirarsi dopo aver servito la cena, messo in ordine la casa, lavato e stirato la biancheria. Il tutto senza un orario preciso, con una retribuzione spesso ridicola e senza essere mai invitate a sedersi alla tavola degli uomini di Chiesa. È quanto racconta, anonimamente – il che è peraltro già molto significativo di un clima di paura nel denunciare certe situazioni - “suor Marie” in un’inchiesta pubblicata sul numero di marzo (dedicato al tema "Donne e lavoro") del mensile Donna Chiesa Mondo dell’Osservatore romano, sul tema, appunto, dello sfruttamento delle religiose. Una realtà certamente non nuova e già conosciuta, di cui però ora si occupa anche il quotidiano ufficioso della Santa Sede, con un servizio giornalistico a firma di Marie-Lucile Kubacki. «Credo che la responsabilità sia anzitutto storica», spiega “suor Paule”. La suora a lungo ha vissuto solo come membro di una collettività, senza avere quindi bisogni propri. Come se la congregazione potesse prendersi cura di tutti i suoi membri senza che ognuno apportasse il suo contributo attraverso il proprio lavoro. È inoltre diffusa l’idea che le religiose non lavorano a contratto, che sono lì per sempre, che non vanno stipulate condizioni. Tutto ciò crea ambiguità e spesso grande ingiustizia. Qui l’inchiesta di Donna Chiesa Mondo.
* Foto di Foto di DracoRoboter tratta da Flickr, immagine originale e licenza
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