
Morto il fondatore della teologia della liberazione nera James H.Cone
NEW YORK-ADISTA. È morto a 81 anni, il 28 aprile, James Hal Cone, teologo metodista statunitense che teorizzò la teologia della liberazione nera, che si proponeva di ripensare la fede cristiana a partire dall’esperienza dei neri d’America. Nato e cresciuto in Arkansas, dopo essersi laureato al Philander Smith College in Arkansas nel 1958, e in seguito al Garrett-Evangelical Theological Seminary nel 1961, completò i suoi studi alla Northwestern University nel 1965. A partire dalla metà degli anni ’60 insegnò teologia e religione, dapprima presso il Philander Smith College e l'Adrian College in Michigan, poi, dal 1970 presso l'Union Theological Seminary di New York, dove ha ricevuto la prestigiosa cattedra in Teologia sistematica di Charles A. Briggs nel 1977 che tuttora deteneva. La sua teologia, ispirata inizialmente soprattutto a Karl Barth e a Paul Tillich, poi molto influenzata da Malcolm X e da Martin Luther King Jr, attinse poi alle risorse delle comunità cristiane afroamericane, come la musica (spiritual e blues) nonché agli scritti di importanti pensatori afroamericani. Negli scritti più recenti, Cone aveva sviluppato una riflessione sui problemi di genere, su sollecitazione delle donne nere.
In una intervista del settimanale gesuita America del 2006 (20/11), Cone spiegava il rapporto tra teologia e suprematismo bianco: «I teologi cattolici e protestanti – affermava – fanno teologia come se non dovessero affrontare il problema del suprematismo bianco e del razzismo. Non tutti lo ignorano, ma alcuni scrivono come se schiavitù, colonialismo e segregazione non ci fossero mai stati. In realtà il suprematismo bianco è radicato più profondamente ora che negli anni ’60 e ‘70’ perché allora il Paese riconosceva in modo più diretto i suoi problemi razziali. I diritti civili e i movimenti del black power obbligarono la nazione ad affrontare il razzismo come un cancro nel corpo politico. Anche le Chiese lo fecero, cattoliche e protestanti».
Tuttavia, proseguiva Cone, I teologi bianchi non entrarono mai in legame empatico con le sofferenze dei neri: «Mi colpisce – diceva – che i teologi cattolici che qui esprimono solidarietà con i teologi della liberaizone dell’America Latina non abbiano detto quasi nulla sulle lotte dei neri nel proprio Paese. La solidarietà dei teologi bianchi nordamericani con le lotte dei poveri nel mondo in via di sviluppo va preso sul serio solo se esprimono una analoga solidarietà con i poveri degli Stati Uniti». I teologi bianchi, spiegava su America, «non si esprimono contro il suprematismo bianco perché questo li renderebbe impopolari nel loro gruppo. Di tutti i mali della società, il razzismo è uno dei più difficili da debellare perché è tanto difficile da chiamare col suo nome e tanto facile da negare».
* Foto di Coolhappysteve tratta da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza
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