
Lgbt e Testimoni di Geova: il Progetto Gionata raccoglie testimonianze
Anna, pugliese, insegnante di scuola media a Pesaro, lesbica e ex Testimone di Geova, ha scambiato alcune battute con il “Progetto Gionata”, portale su fede e omosessualità che da diversi mesi ha deciso di raccogliere contributi nel mondo credente Lgbt per raccontare l'esperienza di quei credenti che, da omosessuali, fanno parte del movimento dei Testimoni di Geova. «Vogliamo raccontare le storie dei Testimoni di Geova LGBT – motiva il sito nella sezione dedicata – perché nessuno di senta solo, perché la mancata accettazione dell’omosessualità non faccia perdere più la fede e la speranza, la cosa più importante per ogni persona». Chiunque abbia il desiderio di condividere la propria storia, può scrivere un'email a gionatanews@gmail.com. Quella di Anna è solo l'ultima pubblicata dal portale.
«I Testimoni di Geova – spiega la donna – sono un movimento religioso di derivazione avventista che predica l’avvento del Regno di Dio sulla terra. I Testimoni credono fermamente che il Regno di Dio prenderà il controllo degli affari umani e instaurerà un nuovo ordine mondiale. Ciascun testimone ha il dovere morale di rendere testimonianza a quante più persone possibile circa questo proposito divino». Per essere Testimone di Geova, aggiunge Anna, occorre rispettare regole austere, soprattutto in materia sessuale, che sono fortemente influenzate dalla cultura maschilista e patriarcale.
Dopo 15 anni trascorsi tra i Testimoni di Geova nel tentativo di reprimere la propria omoaffettività, Anna ha chiesto «aiuto spirituale» agli anziani, confessando loro «il dolore e il profondo disagio» provato «ogni volta che nelle pagine della Torre di Guardia e nei discorsi ascoltati nella Sala del Regno veniva preannunciata la distruzione eterna degli omosessuali e la loro cancellazione dalla faccia della Terra decretata da Dio». Da quel momento Anna ha iniziato a subire «visite pastorali» e «misure punitive». Per i Testimoni di Geova, spiega ancora Anna nell'intervista, «L’omosessualità e la transessualità sono considerate una deviazione dalla norma stabilita da Dio e, come qualsiasi altra imperfezione fisica e morale, una conseguenza del peccato adamico». Una «tendenza peccaminosa», una «immoralità sessuale» che può essere tenuta sotto controllo «con l'aiuto dello spirito di Dio».
Nel movimento religioso non c'è spazio per gli omosessuali e per chi promuova una visione più aperta. «Le pubblicazioni dei Testimoni – confessa Anna – riportano spesso espressioni di inaudita violenza verbale nei confronti degli omosessuali, definiti “empi e malvagi” e, in quanto tali, “meritevoli di morte” al pari di tutti coloro che sostengono i diritti civili e i matrimoni same-sex. Il Corpo Direttivo si premura anche di esortare i fedeli a rallegrarsi di tale prospettiva e ad essere grati per il privilegio di conoscere il chiaro punto di vista di Dio sul sesso».
La vicenda della donna si conclude quando, in seguito al tesseramento con l'Arcigay, viene messa alla porta dal movimento. «Quando parlo con Dio continuo a chiamarlo Geova – racconta infine Anna – ma solo quando sono da sola. Il Dio in cui credo io è diverso ormai da quello che predicano i Testimoni di Geova. Da circa due anni frequento la Chiesa Valdese perché penso sia quella che meglio di altre risponda al mio bisogno di giustizia e uguaglianza».
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