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"Noi siamo Chiesa" internazionale: Francesco crei un Dicastero per le donne
DUBLINO-ADISTA. «È certo di fondamentale importanza che il Vaticano rifletta e agisca riguardo all’esperienza di oppressione delle donne nella nostra Chiesa e in moltissime culture. Tuttavia, affidare questa responsabilità alla stessa persona che recentemente ha vietato ad almeno due donne impegnate nella promozione di pari diritti di parlare in Vaticano solleva dubbi sulla possibilità di un reale progresso». A parlare è il presidente di “We are Church International”, l’irlandese Colm Holmes, commentando criticamente la recente pubblicazione dello Statuto del dicastero vaticano per i Laici, la Famiglia e la Vita, istituito nell’agosto 2016 e posto sotto la guida del card. Kevin Farrell, dicastero nel quale confluiscono le competenze e le funzioni del Pontificio consiglio per la famiglia e del Pontificio consiglio per i laici, soppressi nel settembre dello stesso anno. Lo scorso febbraio, Farrell aveva cancellato il nome della ex presidentessa irlandese Mary McAleese, della teologa polacca Zuzanna Radzik e dell’attivista cattolica per i diritti Lgbt in Uganda Ssenfuka Joanita Warry dalla lista dei relatori a alla Conferenza “Why Women Matter” (“Perché le donne contano”), organizzata per l’8 marzo da Voices of Faith, organismo che promuove la leadership femminile nella Chiesa (v. Adista Notizie n. 6, 10/18).
Esprimere l’attenzione per il ruolo delle donne in termini di «rispettiva specificità, reciprocità, complementarietà e pari dignità» e «genio femminile», come fa lo Statuto del nuovo dicastero, prosegue Holmes, «indica un tenace impegno al rispetto di quegli stessi principi che hanno posto le donne in una condizione di seconda classe».
Di qui la proposta: «We are Church International fa appello a papa Francesco affinché crei un Dicastero per l’uguaglianza delle donne. La Chiesa cattolica deve smettere di diffondere il virus della misoginia e dell’eguaglianza nel mondo. Un dicastero separato con la chiara missione di smantellare le strutture di oppressione che derivano dagli insegnamenti e delle pratiche della Chiesa è un primo passo necessario. Crediamo che tale dicastero debba essere guidato da un team di uomini e donne che possono lavorare in modo collaborativo, plasmando una nuova forma di ministero e di leadership in Vaticano. La loro prima missione dovrebbe essere viaggiare nel mondo, ascoltare quello che le donne hanno da dire sulle loro vite, la loro fede, il loro rapporto con la Chiesa senza porte chiuse. Ciò che apprenderanno deve dare forma al compito permanente del dicastero di discernere l’azione dello Spirito».
* Foto di Booledozer tratta da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza
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