
Blitz delle forze dell’ordine alla parrocchia di Vicofaro. Nuova intimidazione “di Stato” contro don Massimo Biancalani e i migranti
PISTOIA-ADISTA. Non c’era Matteo Messina Denaro nascosto nella parrocchia di Vicofaro (Pt), ma “solo” il parroco, don Massimo Biancalani, insieme a decine di volontari e di cittadini che, come ogni sabato, trascorrevano la serata alla “pizzeria del rifugiato”, una delle attività messe in piedi dalla parrocchia per sostenere l’accoglienza dei migranti. Ma a giudicare dal massiccio spiegamento di forze dell’ordine – carabinieri, polizia, guardia di finanza, vigili urbani… – che nella serata del 20 ottobre ha fatto irruzione nei locali della parrocchia, sembrava proprio che fossero alla ricerca del presunto capo di Cosa Nostra.
Si è trattato invece dell’ennesima intimidazione nei confronti di una comunità che da quasi due anni accoglie giovani migranti africani (v. Adista Notizie nn. 30 e 41/17; 13 e 25/18) – del resto viviamo nell’anno primo dell’era Salvini – e che da tempo è sistematicamente “attenzionata” dalle autorità (v. Adista notizie nn. 30 e 32/18).
Come si è risolto il blitz? Con un nulla di fatto, dal momento che non c’era nessun pericoloso criminale da arrestare, ma solo una comunità cristiana da intimidire
«C'erano veramente tutti nel blitz di ieri sera contro il Centro di accoglienza di Vicofaro: polizia, carabinieri, vigili urbani, guardia di Finanza, Asl, ispettorato del lavoro e vigili del fuoco!», racconta un testimone, Mauro Matteucci, presidente del Centro di accoglienza “don Lorenzo Milani” di Pistoia e da tempo impegnato accanto a don Biancalani. «Oltre cinquanta persone – prosegue il racconto – che hanno fatto ogni tipo di controllo: da quelli sul rispetto dell'Ordinanza comunale inviata a don Massimo Biancalani relativa alla non idoneità delle strutture a quelli sui documenti dei rifugiati, allineati e impauriti nella sala della ex-pizzeria. Non dimenticherò mai le facce terrorizzate delle ragazze, che conosco bene per le lezioni di italiano. Sono arrivati in massa verso le 20, quando avevamo appena cominciato a mangiare nella tensostruttura quanto avevano preparato nel pomeriggio - come fanno ormai da alcuni mesi - le donne dell'Assemblea permanente antirazzista e antifascista insieme ad altri amici (comprando il resto) dato che non è più possibile usare la cucina del centro. Dopo due ore di controlli accurati, nei quali non sembra sia stato appurato nulla di rilevante di irregolarità, se ne sono andati portando con sé, per ulteriori controlli, un ragazzo africano giunto da pochi giorni dalla Calabria. Alcune riflessioni. Era evidente che un dispiegamento tale veniva dall'alto e conferma la volontà di colpire continuamente chi si è impegnato, senza se e senza ma, a fianco dell'umanità dei giovani rifugiati. Dobbiamo resistere soprattutto contro l'indifferenza di una società imbarbarita. Il grande educatore toscano don Lorenzo Milani - costante punto di riferimento per noi - avrebbe invocato il diritto di disobbedire in nome della coscienza e dell'umanità alle leggi ingiuste. Infine un terribile passo del Vangelo di Matteo: Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Resistiamo per restare umani».
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