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"Oggi ho perso un amico". Il teologo Castillo ricorda p. Adolfo Nicolás

Di seguito, in una nostra traduzione dallo spagnolo, l'omaggio che il teologo, già gesuita, José María Castillo ha voluto tributare (Religión Digital, 20/5) al p. Adolfo Nicolás, preposito generale della Compagnia di Gesù dal 19 gennaio 2008 al 16 ottobre 2016, spentosi il 20 maggio in Giappone

 

Oggi ho perso, per sempre, un amico che non potrò mai dimenticare. Mi riferisco a padre Adolfo Nicolás, morto questa mattina a Tokyo, il 20 maggio 2020. La mia amicizia con Nicolás è iniziata negli ormai lontani anni '50 del secolo scorso, nel noviziato che i gesuiti avevano allora ad Aranjuez. È entrato nei Gesuiti molto prima di me. Quindi la nostra convivenza è stata breve. Ma non so perché presto ci ha uniti una sintonia che non so spiegare. La cosa curiosa è che Adolfo fu presto destinato in Giappone e io tornai in Andalusia. Per oltre trent'anni non ci siamo scritti neanche una lettera, ma ha continuato a legarci una reciproca e crescente ammirazione.

Nei primi giorni del 2013, sono dovuto andare a Roma. Tre giorni prima del mio viaggio, ho chiesto al segretario generale dei gesuiti se sarebbe stato possibile salutare (solo quello) padre Adolfo Nicolás, che in quel momento era in Australia. La mia sorpresa è stata quella di ricevere immediatamente un'e-mail che fissava data e ora dell’incontro.

Così è stato. E grande è stata la mia sorpresa. Mi aspettavo poco più di un cordiale saluto; ho avuto invece una lunga e distesa conversazione, in cui Adolfo mi ha parlato con una chiarezza e una profondità che non immaginava mi avrebbe riservato. I due grandi temi dei quali abbiamo potuto parlare senza fretta e con una trasparenza che non mi aspettavo sono stati Dio e la Chiesa. L'umanità e la spiritualità di Adolfo Nicolás mi hanno aperto orizzonti sconosciuti.

Erano giorni difficili. Avevo già lasciato la Compagnia di Gesù. E abbiamo avuto quella conversazione qualche giorno prima che si conoscessero le dimissioni di Benedetto XVI. La chiarezza e l'affetto con cui Adolfo mi ha parlato di fedeltà alla Chiesa non l’ho trovata in nessun altro. E sono stato testimone del fatto che la più grande preoccupazione di quello che era allora il Preposito generale della Compagnia di Gesù era centrata sul "governo esemplare" della Chiesa.

Ma soprattutto, il tema centrale della nostra conversazione è stato il problema di Dio. Un problema che il cristianesimo ha risolto focalizzando il suo interesse sulla "umanizzazione di Dio" in Gesù di Nazaret. Cosa che comporta che il nostro rapporto con Dio, più che una questione di ragioni e argomenti, è soprattutto l'enorme e concreta questione della nostra condotta. La condotta fissata nel "progetto di vita" che indica il Vangelo.

Quando ci stavamo salutando, Adolfo Nicolás mi ha detto qualcosa che mi ha fortemente segnato: «Prega, prega molto per la Chiesa. Che è peggio di come sta in questo momento non penso possa avvenire». Negli incontri successivi l'ho visto più incoraggiato.

Senza dubbio, papa Francesco ha dato una nuova svolta alla Chiesa e al suo futuro. Il problema è nella resistenza al cambiamento che il papato sta incontrando, quella resistenza che uomini lucidi, come Adolfo Nicolás, hanno visto chiaramente nei decenni precedenti. Questo è ciò che più mi colpisce e mi rende ammirato del grande amico che è già con il Dio che ha cercato così tanto e con così tanta fermezza.

*Celebrazione di una messa in Giappone. Dipinto di autore sconosciuto, XVI-XVII Sec., riprodotto in Arnold Toynbee, "A study of history". Foto tratta da Wikipedia, immagine originale e licenza

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