
Polonia: per i migranti si accendono lanterne verdi in segno di accoglienza
«Nella casa contrassegnata dal “semaforo verde” dalla sera in poi troverai un aiuto d’emergenza». È questa l’idea che si trova alla base dell’iniziativa di alcuni abitanti dei villaggi polacchi, al confine con la Bielorussia.
Quando il buio torna a gravare sulle case e sulla foresta, e con esso il freddo si fa più difficile da sopportare, sull’uscio viene posta una lanterna verde: è il segnale per chi nascosto nella foresta, dopo aver viaggiato a lungo con la speranza di poter entrare nella terra promessa dell’Unione Europea, si trova a scontrarsi con muri di filo spinato e uomini dell’esercito. La luce verde sta ad indicargli che in quella casa potranno trovare rifugio per la notte, un pasto caldo e nessuno pronto a denunciarli alla polizia.
Kamil Syller, un avvocato che abita a 5km dal confine e tra i promotori dell’iniziativa, riferendosi «ai regolamenti draconiani che entreranno presto in vigore e legalizzeranno i respingimenti», ha dichiarato al giornale polacco Wyborcza (13/12): «Noi, gli abitanti della terra di confine, che vediamo il dramma e la sofferenza umana, non dobbiamo fare calcoli». «Dobbiamo rimanere umani», ha ribadito. La legge polacca vieta di accompagnare le persone lungo il cammino o di ospitarli per più giorni, l’accusa è favoreggiamento dell’immigrazione illegale. Anche per questo l’obiettivo dell’iniziativa è «Non ti aiuteremo a nasconderti o nel tuo ulteriore viaggio. Ti aiuteremo solo a sopravvivere, come parte della solidarietà con la persona bisognosa».
Intanto le lanterne verdi si stanno diffondendo, non solo nella zona di confine polacca, ma anche al resto d’Europa, mostrando che un’Unione Europea pronta all’accoglienza esiste, non quella delle istituzioni, ma quella della gente comune. In Italia l’iniziativa lanciata da Save The Children è stata presto seguita anche dal quotidiano Avvenire, che ha inserito il disegno di una lanterna verde sulla testata, in prima pagina, per tutto il periodo dell’Avvento.
La crisi al confine tra Polonia e Bielorussia
La Polonia, così come la Lituania e la Lettonia, ha visto negli ultimi mesi un aumento del numero di migranti che cercano di entrare nei loro territori attraverso la Bielorussia. Dopo la repressione violenta delle proteste seguite alle elezioni presidenziali del 9 agosto 2020 e il dirottamento del volo Ryanair Atene-Vilnius, con il successivo arresto del dissidente Roman Protasevic, l’UE ha imposto sanzioni contro la Bielorussia. I provvedimenti hanno fortemente colpito l’economia nazionale e da allora la strategia di Minsk e del suo presidente Alexander Lukashenko sembra essere ormai chiara. Negli ultimi mesi i voli provenienti da Turchia, Afghanistan, Iraq ed Emirati Arabi Uniti diretti verso la Bielorussia sono aumentati. Ma, al contrario di quanto facciano credere le compagnie aeree, una volta arrivati nella capitale del Paese non è fatta: atterrati, i migranti vengono condotti verso il confine e qui abbandonati a loro stessi. Secondo l'Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (IOM) alla fine di novembre erano circa 2.000 i migranti e i rifugiati al confine con la Polonia. L'agenzia stima anche che il numero di migranti e rifugiati in Bielorussia sia circa di 7.000. Tra di loro la maggior parte sono donne e bambini, originari da Iraq, Afghanistan, Siria e Iran, ma anche Yemen e Cameroon.
Le ultime notizie dal confine
L’OHCHR – l’ Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani – il 21 dicembre scorso ha riferito che i delegati inviati a valutare la situazione al confine tra Polonia e Bielorussia non hanno avuto accesso alla zona. La portavoce dell’OHCHR Elizabeth Throssell ha dichiarato che i rappresentanti, in visita nella regione dal 29 novembre al 3 dicembre, non hanno avuto alcun accesso né all’area di confine né alla Bielorussia, ma hanno parlato con funzionari polacchi, gruppi civici locali e 31 migranti.
La maggioranza dei migranti intervistati ha dichiarato di essere stata picchiata o minacciata dalla polizia bielorussa e ha anche affermato di essere stata costretta, sempre da essa, ad attraversare il confine. La polizia avrebbe dato loro istruzioni su quando e dove attraversarlo, impedendo alle persone di lasciare la zona di confine per tornare a Minsk. Diversi intervistati hanno affermato che le forze di sicurezza bielorusse hanno chiesto somme esorbitanti per cibo e acqua.
Il gruppo di delegati ha ricevuto numerose segnalazioni di persone che sono state immediatamente e automaticamente rimpatriate in Bielorussia dalla Polonia, compresi anche bambini e adulti che hanno detto di aver fatto richiesta di protezione internazionale: infatti, le pratiche ricorrenti da parte dei due paesi di spingere le persone fino o attraverso il confine fanno sì che molti migranti e rifugiati abbiano attraversato il confine più volte, in entrambe le direzioni. L'attuale legislazione polacca prevede che le persone che abbiano attraversato passaggi di frontiera non ufficiali possano essere immediatamente rimpatriate. «Chiediamo alla Polonia di rivedere questa legislazione e di condurre invece valutazioni individuali significative per determinare i bisogni di protezione individuali, in linea con i divieti del diritto internazionale di respingimento e di espulsioni collettive», ha affermato Elizabeth Throssell, ribadendo poi: «In un'atmosfera dominata da un'attenzione alla sicurezza e alimentata da narrazioni anti-migranti, da entrambe le parti vengono fatte pratiche e scelte politiche che violano i diritti umani di rifugiati e migranti. Esortiamo quindi ancora una volta la Bielorussia e la Polonia a garantire che i diritti umani dei rifugiati e dei migranti siano al centro delle loro azioni». La portavoce dell’OHCHR, conclude ricordando all’UE e ai suoi paesi membri l’obbligo di sostenere i diritti umani alle frontiere e di garantire che i diritti umani dei migranti siano rispettati e protetti in linea con le norme di diritto internazionale.
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