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La "Voce" della teologia della Liberazione. Un settimanale diocesano loda la TdL. In prima pagina

Di acqua sotto i ponti ne è passata. Non è tuttavia così comune, nemmeno oggi, trovare in prima pagina di un settimanale diocesano un titolo come “Teologia della Liberazione”. Succede sull’edizione del 24 giugno della Voce di Perugia, testata peraltro tradizionalmente caratterizzata in passato (sotto il vescovo Gualtiero Bassetti, prima del pontificato di Francesco) da una linea molto prudente in campo ecclesiale come politico. Don Saulo Scarabattoli, da 50 anni parroco della Chiesa dello Spirito Santo a Perugia, tiene sulla Voce una rubrica, “Gioie e speranze dal Concilio”, nella quale legge alla luce del Vaticano II la realtà sociale ed ecclesiale contemporanea.

Nella puntata dedicata alla “teologia della liberazione” con tanto di richiamo in prima pagina il parroco – considerato assai vicino a papa Francesco, che lo scelse con nomina diretta padre sinodale al Sinodo del 2015 sulla Famiglia – fornisce una sommaria descrizione di questa corrente teologica «sviluppatasi – scrive - con la riunione del Consiglio episcopale latino-americano a Medellín, nel 1968, come estensione delle idee e dei princípi riformatori indicati dal Concilio Vaticano II, e concordata da diverse decine di padri conciliari di diversa nazionalità, sia europei sia latinoamericani, e sottoscritta da diversi cardinali nel cosiddetto “patto delle catacombe”, nel corso dei lavori conclusivi del concilio ecumenico presso le catacombe di Domitilla a Roma». Don Saulo collega poi la TdL alla nascita di movimenti sociali  come quello dei Sem Terra in Brasile ed all’azione di vescovi come Helder Camara e Oscar Arnulfo Romero: la confronta con alcuni passaggi della costituzione pastorale Gaudium et Spes, uno dei principali documenti del Concilio Vaticano II. In particolare al n. 71, dove si dice che «Ogni proprietà privata ha per sua natura anche un carattere sociale, che si fonda sulla comune destinazione dei beni. Se si trascura questo carattere sociale, la proprietà può diventare in molti modi occasione di cupidigia e di gravi disordini«; «Si impongono pertanto, secondo le varie situazioni, delle riforme intese ad accrescere i redditi, a migliorare le condizioni di lavoro…; ed anche riforme che diano modo di distribuire le proprietà non sufficientemente coltivate a beneficio di coloro che siano capaci di farle fruttificare». Rispetto a questo scenario, don Saulo ricorda che «il Brasile soffre drammaticamente l’ingiustizia nel possesso della terra: il 79%, è posseduta da solo il 4% dei proprietari! Se ci sembra giusto! Dopo gli anni 1990, la questione agraria e quella dei contadini in cerca di terre coltivabili è stata affrontata dai vari governi, soprattutto da Lula da Silva (2003-2011). Ma sappiamo come sono poi andate le cose, fino ad arrivare all’attuale governo che non ha nessuna attenzione per queste ingiustizie, anzi, si pone contro il mondo intero, per es. nella pazzesca gestione della foresta Amazzonica». Per poi domandarsi se la TdL sia una «Ideologia “di sinistra”», o piuttosto risponda alla «logica del Vangelo». L’ardua sentenza non ai posteri, piuttosto ai «missionari che vivono quel dramma, loro, hanno diritto di parola; e le mie sono solo una pallida eco della loro profezia».

Ma una risposta – suggerisce il parroco perugino - è contenuta nella stessa Gaudium et Spes, al n. 72: «I cristiani che partecipano attivamente allo sviluppo economico-sociale contemporaneo e alla lotta per la giustizia e la carità, siano convinti di poter contribuire molto alla prosperità del genere umano e alla pace del mondo… A tal fine conservino una giusta gerarchia di valori, rimanendo fedeli a Cristo e al suo Vangelo, cosicché tutta la loro vita, individuale e sociale, sia compenetrata dello spirito delle beatitudini, specialmente dello spirito di povertà. Chi segue fedelmente Cristo cerca anzitutto il regno di Dio e vi trova un più valido e puro amore per aiutare i suoi fratelli e per realizzare, con l'ispirazione della carità, le opere della giustizia». Chiosa finale di don Saulo: «Profeti, questi Padri conciliari!»

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