
Quale Dio, quale cristianesimo. Dal convegno al libro, le nuove parole per dire il Mistero
Tratto da: Adista Documenti n° 37 del 29/10/2022
DOC-3215 SAN PIETRO IN CARIANO (VR)-ROMA. Interconnessione, Mistero, creatività, complessità, stupore: potrebbero essere queste le parole chiave del nuovo vocabolario post-teista che inizia a delinearsi, che poi sono le stesse che potrebbero anche aiutarci a voltare le spalle all'Antropocene (o, come preferiscono chiamarlo altri, Capitalocene) e a garantire così la nostra sopravvivenza sul pianeta. Parole che tornano più volte nei capitoli del libro, edito da Gabrielli, Quale Dio, quale cristianesimo. La metamorfosi della fede nel XXI secolo, che raccoglie gli interventi pronunciati durante il primo incontro internazionale sul post-teismo, organizzato il 2 aprile 2022 da Gabrielli editori, in collaborazione con Adista e Officina Adista (il libro potrà essere acquistato anche presso Adista, scrivendo ad abbonamenti@adista.it; telefonando allo 06/6868692; o attraverso il nostro sito internet, www.adista.it).
Non si tratta però di semplici Atti di un convegno (né, del resto, quello del 2 aprile può essere definito un convegno come tanti, essendo il primo dedicato al nuovo paradigma post-teista): tutti o quasi gli interventi degli autori e delle autrici sono stati infatti rivisti, ri-meditati e ampliati in maniera significativa.
A interrogarsi su “quale Dio” e su “quale cristianesimo” – nel quadro di quella che appare come la metamorfosi culturale più profonda di tutta la storia dell’umanità – sono il teologo basco José Arregi, l'astrofisico Maurizio Busso, la teologa ecofemminista statunitense-cilena Judith Ress, il presbitero clarettiano spagnolo-panamense José María Vigil, e in più preti, scienziati, rappresentanti di gruppi e comunità cristiane di base: Federico Battistutta, Franco Barbero, Domenico Basile, Alberto Bosi, Fausto Grignani, Enrico Peyretti, Paolo Zambaldi, Emma Martínez Ocaña, Paolo Gamberini, Rita Maglietta, Régine Ringwald, Paolo Scquizzato, Gilberto Squizzato, Santiago Villamayor. E lo fanno con molte diverse sfumature (e persino alcuni punti chiaramente divergenti) ma con una comune convinzione: che, di fronte alla scelta tra un cambiamento radicale – attraverso una imprescindibile decostruzione dell’esistente – e l’arroccamento sulle posizioni tradizionali, è la prima alternativa l’unica che sembra capace di futuro.
Rispetto ai quattro libri della serie Oltre le religioni che lo precede, questo volume rappresenta un ulteriore passo in avanti, in particolare in relazione al rilievo mosso da più parti sul presunto carattere molto “destruens” e poco “construens” della quadrilogia, benché in realtà l'adesione al paradigma post-teista, o non teista, non abbia mai implicato la volontà di sbarazzarsi di Dio, non abbia mai avuto a che vedere con l'ateismo, non si sia mai proposto di abbattere credenze, bensì di liberare lo spazio occupato da un vecchio edificio diventato inabitabile.
Chi si aspetta una nuova dottrina, un sistema di pensiero compiuto e coerente, è destinato, è chiaro, a rimanere deluso: non è questa l'intenzione degli autori e delle autrici di questo libro e più in generale di questo cammino di riflessione. Secondo Vigil, anzi, non ci sarà neppure bisogno di costruire un'"altra cosa": basterà semplicemente abbandonare il cammino sbagliato, dualista, recuperando il senso di quel Mistero indicibile che ha alimentato spiritualmente la nostra specie per millenni. Tuttavia i contributi presentati al convegno e ulteriormente sviluppati e chiariti in questo volume non offrono solo importanti spunti di ricerca, ma indicano anche i possibili sbocchi di questo cammino post-religionale e post-teista.
Come, per esempio, il rilancio di un cristianesimo “come movimento ispiratore”, capace – scrive José Arregi – di tornare «a respirare il soffio libero e impegnato di Gesù a favore della fraternità-sororità di tutti i viventi», di «leggere i testi e i dogmi di ieri in un modo plurale, libero dalla lettera e ispiratore di vita», alleggerendo al massimo la sua impalcatura istituzionale e accettando «la legge della vita che è la trasformazione costante».
O come un nuovo dialogo con la scienza, nel segno della complessità, che, spiega Busso, possa aiutarci a riconoscerci, di nuovo, parte della comunità della vita e a operare affinché l'interconnessione di tutto con tutto sia sempre più alta e perfetta.
Come il recupero del Mistero della realtà, della sacralità della Vita, della natura, di noi stessi a cui si richiama Vigil. O la ricerca di spazi – su cui pone l'accento Judith Ress – in cui poter «agire/celebrare/muoversi senza restrizioni e senza uno “sguardo patriarcale”», creando circoli e comunità in cui già anticipare in qualche modo il salto evolutivo che ci attende, a partire dall'ecologia profonda, dalla nuova cosmologia, dal bioregionalismo, anche dalla psicologia junghiana. O, infine, la convinzione di Paolo Scquizzato che l’ultima stazione del post-teismo non sia rappresentata dall’ateismo, ma da «quel mondo incredibile e immenso che va sotto il nome di mistica», «ossia l’esperienza immediata della divinità quando non rimane che il silenzio».
Di seguito alcuni stralci tratti dal capitolo di Maurizio Busso e dalla post-fazione di don Paolo Scquizzato.
Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.
Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!