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Questa benedizione non s'ha da fare. Dietrofront del parroco che voleva benedire i fuciili da caccia dopo la messa

Questa benedizione non s'ha da fare. Dietrofront del parroco che voleva benedire i fuciili da caccia dopo la messa

AVAGLIO (PT)-ADISTA. Il parroco vuole benedire i fucili (da caccia) dopo la messa domenicale, il vescovo lo blocca dopo le proteste di qualche fedele. Succede ad Avaglio, frazione di Marliana (Pt), dove don Alessio Biagioni, parroco di San Michele Arcangelo, aveva già affisso i manifesti che annunciavano, per domenica 3 settembre, al termine della messa delle ore 9, la «benedizione dei fucili» in occasione dell’apertura dell’anno venatorio 2023-2024.

Qualche fedele protesta, e il vescovo, mons. Fausto Tardelli – lo stesso che però non dice mezza parola in difesa di don Massimo Biancalani, il parroco di Vicofaro che accoglie i migranti in chiesa e che il Comune di Pistoia guidato dal centro-destra vuole sgomberare per ragioni di decoro – fa capire a Biagioni che non è proprio il caso di benedire quei fucili contro cui papa Francesco tuona in continuazione. Subito dopo arriva il dietrofront del parroco e una giustificazione che assomiglia tanto a una spericolata arrampicata sui vetri.

«Carissimi fratelli – si legge nella nota di don Biagioni pubblicata sulla pagina Facebook della parrocchia –, sono rimasto stupito e molto dispiaciuto dalle reazioni, talvolta anche espresse con parole violente, suscitate dall'iniziativa della benedizione in occasione dell'inizio della stagione venatoria. Mi scuso se l'espressione di benedire i fucili possa essere stata tale da venire equivocata come una qualche "santificazione di uno strumento di morte" da parte della Chiesa. L'iniziativa in realtà voleva essere un momento di preghiera con cui incominciare una attività sportiva a cui sono affezionati molti parrocchiani e tante persone che frequentano il nostro territorio. Il fucile è non solo lo strumento usato maggiormente e con maggior attenzione dai cacciatori ma anche un mezzo comprensibilmente da usare con cura, prudenza e perizia. Mi è sembrato perciò - a torto a quanto pare - ovvio concentrare la benedizione su quello strumento per chiedere la protezione del Signore là dove la perizia e la prudenza umane non possono da sole garantire la sicurezza, non certo per una questione di superstizione o di "santificazione" di armi. Mi dispiace che la questione sia stata interpretata come una deviazione dalla cura del creato o peggio dal rispetto della vita umana che la Chiesa ha sempre difeso senza sconti. La caccia è uno sport radicato nel nostro territorio e comporta di per sé una cura e una attenzione concreta all'ambiente circostante. Inoltre è già ampiamente e minuziosamente regolata da normative regionali e nazionali per cui non mi soffermo su quanto riguarda la prudenza e l'attenzione che richiede questo sport. Mi scuso ancora per il turbamento che ha provocato questa iniziativa che ha comportato una visibilità che non era né prevista né richiesta»

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