
I 50 anni di Com Nuovi Tempi: «Un giornale di lotta, un segno di speranza»
ROMA-ADISTA. «Un giornale di lotta, un segno di speranza» è il titolo dell’articolo programmatico che cinquant’anni fa, il 6 ottobre 1974, lanciava il primo numero del settimanale com nuovi tempi, una delle esperienze editoriali più importanti, significative e longeve della stagione della contestazione cattolica, germogliata nel post Concilio Vaticano II ed esplosa negli anni Settanta.
Cnt nasce dalla fusione di due precedenti settimanali: il cattolico com, fondato due anni prima, autonomo e indipendente dall’autorità ecclesiastica, aperto alle voci più emarginate dalla Chiesa romana e dalla società capitalistica; e nuovi tempi, sorto nel 1967 nell’area della sinistra protestante, attento alle vicende delle chiese cristiane, alla politica, ai sud del mondo.
L’obiettivo, che sarà ampiamente realizzato, è di produrre un periodico totalmente autogestito e autofinanziato – infatti negli anni attraverserà e supererà diverse crisi economiche – che informi in maniera libera sulla vita delle chiese cristiane (cattolica e protestante) e sull’attualità politica italiana e internazionale, ma anche e soprattutto sulle comunità di base e i movimenti, sulle vertenze sociali e le battaglie per i diritti civili, sui fermenti e processi di liberazione in atto nel mondo, sui popoli indigeni, sulle nuove correnti teologiche, a partire dalla latinoamericana teologia della liberazione, già guardata con sospetto e poi duramente repressa da papa Wojtyla.
«Questo settimanale, che è nuovo e al tempo stesso è la continuazione dei due precedenti, si presenta così come risposta a una domanda precisa, e quasi a una pressione. Una domanda che proviene da parte di compagni cristiani che vogliono vivere più coerentemente la fede nel loro impegno sociale e politico, come da parte di altri compagni che comprendono l’importanza e il peso politico e culturale di questi temi, sui quali fra l’altro fa perno il regime democristiano», si legge nell’editoriale del numero 1 di Cnt.
Un giornale frutto di un «ecumenismo di base» che emerge da alcuni dei nomi del primo collettivo redazionale, ospitato a Roma dai valdesi di via Firenze 38, dove ancora oggi c’è la sede di Confronti, mensile che nel 1989 ha raccolto l’eredità di Cnt: i cattolici Giovanni Franzoni, Filippo Gentiloni, Franco Passuello e Marcello Vigli delle Comunità cristiane di base; i protestanti Giorgio Girardet (direttore responsabile dopo Passuello) e Marco Rostan.
C’erano nella redazione anche alcuni dei redattori licenziati dal quindicinale dei dehoniani Il Regno, colpevoli – secondo le autorità ecclesiastiche – di portare avanti una linea editoriale troppo aperta e poco allineata alle gerarchie, come Luigi Sandri, allora religioso dehoniano, poi corrispondente dell’Ansa da Mosca e Tel Aviv. «Eravamo insopportabili perché quello che nella Chiesa non ci piaceva lo dicevamo e lo scrivevamo apertamente. Ma questo rendeva difficile il rapporto con l’istituzione e, soprattutto, con quanti ritenevano l’allineamento con la Curia romana la stella polare delle cose da scrivere o da non scrivere», spiegava Sandri in una vecchia intervista su Adista (v. Adista Notizie n. 28/15). Una libertà di parola poi pienamente raggiunta con Cnt che nella sua lunga storia ha dato un contributo importante alla faticosa conquista di una pubblica opinione anche nella Chiesa. E proseguita con Confronti, mensile di religioni, politica e società, oggi diretto da Claudio Paravati. I cinquant’anni di Cnt verranno ricordati e festeggiati il prossimo sabato, 19 ottobre, dalle 16.30 in poi alla Casa internazionale delle donne di Roma (via della Lungara, 19), con un incontro-dibattito dal titolo “Com nuovi tempi, erano solo 50 anni fa”, moderato da Fausto Tortora a cui parteciperanno Goffredo Fofi, Paolo Giammarroni, Cristina Mattiello e Paolo Naso, oltre a redattori e collaboratori di ieri e di oggi.
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