Legge di Bilancio 2025: per l'ASviS sbagliato rinviare la transizione
Ieri, 4 novembre, alle audizioni sulla Legge di Bilancio 2025 della Commissione bilancio della Camera, c’era anche il direttore scientifico dell’ASviS Enrico Giovannini: «Come indicato dal governo – ha riferito – gli investimenti per la transizione ecologica e digitale non possono essere rinviati a “condizioni di bilancio più favorevoli”, poiché il Rapporto ASviS di primavera 2024 ha dimostrato che procrastinare queste azioni ne aumenterà i costi futuri, gravando sulle finanze pubbliche. L’ASviS propone di attivare il Programma nazionale per la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile e di creare un Fondo, sia per la sua attuazione, sia per la predisposizione del Piano di accelerazione sotto la guida della Presidenza del Consiglio».
Secondo Giovannini, il testo del Ddl trasmesso il 23 ottobre scorso al Parlamento, e ora all’esame della Camera, pecca di una generale mancanza di visione a lungo termine e di una grave incoerenza con gli impegni assunti a livello internazionale dal nostro Paese per accelerare sul raggiungimento degli obiettivi definiti nell’ambito dell’Agenda Onu 2030. Si legge nella nota dell’ASviS diramata a margine dell’audizione di Giovannini che «il ddl presenta infatti un quadro di politiche frammentarie che limita l’utilizzo dei fondi nazionali ed europei, è carente nell’attrarre la finanza privata nei settori chiave per il futuro dell’economia italiana, e non prevede misure per la resilienza dei territori e del sistema economico-sociale, messi a dura prova dalla crisi climatica e da potenziali shock energetici e geopolitici».
Inoltre, aggiunge il direttore scientifico ASviS, il testo in discussione alla Camera risulta «sprovvisto di una valutazione d’impatto sugli indicatori di Benessere equo e sostenibile (Bes), sugli effetti su transizioni ecologica e digitale e sulla giustizia intergenerazionale, in linea con la modifica dell’art. 9 della Costituzione e con il “Patto sul futuro” firmato dall’Italia in sede Onu nel settembre 2024. Manca poi una chiara strategia industriale nazionale che affronti le disuguaglianze, comprese quelle territoriali. Le diverse misure incentivanti ai settori produttivi del Paese dovrebbero prevedere condizionalità specifiche al fine d’indirizzare al meglio il sistema produttivo nazionale, per raggiungere gli obiettivi delle transizioni verde e digitale che ci siamo prefissati».
Leggi la scheda per l’audizione
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