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Alcune esperienze

Alcune esperienze

Tratto da: Adista Documenti n° 45 del 28/12/2024

Qui l'introduzione a questo testo.

Cintia

Cintia Costa è originaria del Brasile, ma attualmente vive in Canada, dove lavora come docente universitaria. Ha conosciuto il movimento quando era una bambina e questa esperienza, a quanto racconta, ha causato in lei traumi significativi che hanno lasciato un segno indelebile nella sua personalità. Ha seguito il Movimento, con un impegno consistente in termini di tempo ed energie, nella branca prima delle gen3 e poi delle gen2, ovvero le giovani che seguono la spiritualità di Chiara Lubich, vivendo le dinamiche più profonde della vita di unità in rapporto costante con il Focolare, cioè la comunità di vita consacrata.

Dall’esperienza di Cintia emerge come la richiesta di incarnare i valori del Movimento non tenga conto delle esigenze specifiche dello sviluppo della personalità in età adolescenziale, quando il processo di identificazione è cruciale, rispetto a qualsiasi altro momento della vita. Si è avvicinata al Movimento dei Focolari con la famiglia, perché la madre era particolarmente sensibile alla dimensione spirituale della vita.

Cintia si è sempre dimostrata una bambina molto profonda e disponibile e ha iniziato così a dedicare tutta la sua vita alle attività delle gen41 e successivamente delle gen32. «Frequentavo il Centro Zona3 a Belém, perché facevo parte dell’Unità Arcobaleno4, tutti giorni dopo la scuola, non avendo altri impegni. Svolgevo tanti lavori per aiutare la responsabile delle gen3 in tante mansioni. Ci veniva inculcato, quasi come obbligo psicologico, che dovevamo essere sante e perfette nell’amore, quindi io volevo essere la migliore gen3. Vivevo inoltre questa tensione alla perfezione anche in famiglia, visto che mia madre seguiva il percorso di formazione per diventare una focolarina sposata5 e mio padre era un volontario6; anche loro non hanno mai detto di no alle richieste del Movimento. Io come gen donavo tantissimo tempo ed energie per il movimento, perché abitavo vicino al Centro zona. Alle volte mi sentivo in una prigione, ma sentivo che non potevo dire no!».

Da subito però si accorge di alcuni aspetti che fatica a condividere pienamente, per esempio quando le viene imposto di “tagliarsi la testa”7 o quando vede che i focolarini responsabili o i membri più benestanti sono maggiormente riveriti rispetto a tutte le altre categorie di aderenti o ancora quando si accorge dell’eccessiva venerazione della fondatrice, fino a sfociare in vera e propria idolatria.

«Un’altra cosa che ho visto all’interno delle relazioni e che non ho mai condiviso, di cui tuttavia non si poteva parlare, era il trattamento di favore che era riservato ai membri che avevano più possibilità economiche. Nel movimento questo era molto evidente. Per esempio ricordo di una volontaria che aveva molti soldi, perché suo marito era un businessman, ed era tenuta in maggior considerazione. Io non capivo! Ci dicevano che dovevamo vedere Gesù in tutti8, allora mi chiedevo se Gesù fosse più speciale in questa volontaria, perché lei aveva più soldi. Da piccola io vedevo questo atteggiamento diverso nei confronti di alcune persone, per esempio della capozona, e per me era difficile da capire».

Cintia partecipa a tutti gli incontri che le vengono proposti sia nella sua città che in altre città in Brasile e anche in Italia (a Roma e a Loppiano9). È molto disponibile e si lascia condurre in tutte le attività e le esperienze della vita gen, in particolare riguardo allo stile di vita che deve sempre essere ispirato alla radicalità del vangelo e alla purezza, così come vengono interpretate dal carisma di Chiara, in cui vengono repressi tutti i sentimenti e le espressioni di affettività nei confronti dei ragazzi anche in età adolescenziale. La moda mariana, come viene definita da Chiara Lubich, rappresenta la semplicità del look e dello stile di atteggiarsi con gli altri; vengono vietati la minigonna, il bikini, e le frequentazioni amicali, che sembrano portare alla deviazione morale e alla perdizione.

Cintia si adegua a tutte queste indicazioni, anche quando conosce Eduardo, che poi diventerà suo marito.

«Quando sono tornata la prima volta da Loppiano ho fatto il proposito di essere una brava gen3. Poi ho conosciuto colui che oggi è mio marito. La responsabile mi aveva dissuaso dall’avere un ragazzo, se volevo essere una gen3 dell’Unità Arcobaleno, diceva che avrei dovuto essere più grande, una gen2.

Ho chiesto quindi di essere inserita nell’unità gen2, perché non volevo finire il rapporto con il ragazzo che oggi è mio marito. Ma la responsabile non era felice».

Forse le focolarine pensano che lei possa entrare in focolare come consacrata, e per questo motivo le impongono di lasciare Eduardo. Cintia non vuole però consacrarsi: «Non volevo diventare una focolarina. Molte focolarine non mi sembravano felici. Io non volevo quella vita e avevo una grande paura! All’età di 18 anni dovevo fare un esame per entrare all’università, ma non sono riuscita a passare. Allora mia mamma mi ha proposto di fare un’esperienza nella casetta a Loppiano, per verificare se il rapporto con Eduardo era veramente la volontà di Dio per me. Siccome io ero una persona che donava la vita, credo che le focolarine abbiano pensato che la mia strada fosse quella di entrare in focolare10.

Per sei mesi non ho parlato con Eduardo e per questo ho sofferto tantissimo a Loppiano in particolare con la focolarina che svolgeva il ruolo di responsabile delle gen. È stato uno dei periodi più difficili della mia vita, perché questa focolarina ha messo in atto nei miei confronti veri e propri abusi. Molto spesso ci venivano rivolte parole dure con toni di eccessiva veemenza. Spesso ci veniva detto di interrompere ciò che stavamo facendo, per esempio la meditazione, perché avevamo “abortito” Gesù in mezzo11, quando facevamo qualcosa ritenuto sbagliato, anche se era di poco conto. Anche se non capivamo, sapevamo che non potevamo chiedere. La focolarina responsabile spesso aveva queste “esplosioni” e ci urlava contro. Una volta mi ha chiamato “salame”, perché non riuscivo a trovare una cosa. Ero in uno stato di stress costante. Non le piaceva che ascoltassimo la musica del Gen Rosso12».

Il suo rapporto con Eduardo resta quindi sospeso, perché Cintia desidera ascoltare i consigli che le vengono dati in Focolare, ma dentro sente che non è la strada giusta per la sua vita: «La responsabile mondiale delle gen mi ha chiamato per un colloquio. Mi ha detto che dovevo concludere il mio rapporto con Eduardo, perché non era volontà di Dio, imponendomi di comunicargli la mia decisione. Non so come ho avuto il coraggio, ma le ho detto che eravamo d’accordo soltanto che non avremmo parlato per sei mesi, ma lei ha insistito che io scrivessi la lettera. Ho pianto tantissimo e, siccome non sapevo cosa scrivere, ha chiesto alla responsabile della casetta di “aiutarmi”. Quindi mi ha dettato la lettera, dopo il mio colloquio con la responsabile mondiale delle gen, mi ha dettato in Italiano, in modo che io traducessi in portoghese e, mentre scrivevo, piangevo, piangevo tantissimo. Abbiamo imbustato e spedito la lettera per espresso e poi lei mi ha detto di andare nella cappella, per parlare con Gesù. Mancava poco per non diventare pazza. Ho fatto come mi è stato detto, mi sono messa in ascolto, ma nella preghiera ho sentito che non volevo essere una focolarina, io amavo Eduardo. Ho pianto, pianto tantissimo e, dopo alcune settimane, Eduardo mi ha scritto dicendo che mi amava, che non mi dovevo preoccupare, che, quando fossi tornata, avremmo parlato della mia lettera. Ho ricevuto una lettera da lui, di cui non ho mai parlato con nessuno, perché sapevo di non aver fatto unità, ma non riuscivo più. In quel momento ho capito di non essere più “vera” in quella realtà, dicevo solo quello che volevano sentirsi dire. Ho sentito che quello che mi veniva chiesto era troppo! Non capivo! E poi vedevo a Loppiano tante focolarine nella scuola13 che non erano felici. Quello era molto chiaro per me. In generale i rapporti tra le persone del Movimento erano terribili».

L’esperienza a Loppiano per Cintia è particolarmente traumatica. Quando torna in Brasile decide allora di allontanarsi dal Movimento e non partecipa più agli incontri, proseguendo invece la sua relazione con Eduardo, durante la quale viene ancora redarguita, con la prospettiva dell’inferno, per la relazione affettiva con lui che, a dire delle focolarine, non è in linea con la vita pura del Vangelo. «Per una ragazza giovane come me, che riconosceva nelle focolarine un ruolo di autorità, questa modalità di etichettare le relazioni affettive come negative, perché lontane dalla purezza proposta come valore assoluto, generava sofferenza e disturbi depressivi, perché impediva di avere un contatto equilibrato con la propria emotività. Ora ho capito che all’interno del Movimento ho vissuto dinamiche relazionali disfunzionali. Per questo motivo sono ancora in terapia psicologica».

Cintia comincia quindi a ragionare in modo critico, ma l’esperienza traumatica vissuta nel Movimento, con cui dovrà fare i conti per sempre, lascia un segno indelebile nella sua personalità. «C’era qualcosa dentro di me che non andava e così ho deciso di non andare più in chiesa. Poi mi sono sposata che ero incinta, e ho sentito che volevo cambiare tutto, volevo avere la mia vita con la mia famiglia, con mio marito, con mia figlia, non volevo più condividere la mia vita con qualcuno che non fosse importante per me. Il Movimento ci aveva insegnato a obbedire ciecamente ai responsabili e alla Chiesa, riconoscendo nella loro volontà e nella spiritualità di Chiara Lubich la volontà di Dio. Se qualcuno decideva in autonomia veniva considerato fuori dalla comunione con Dio e questo generava evidenti crisi di coscienza. Tuttavia in questo modo si invadeva la sfera della privacy e della scelta personale. Oggi mi sento libera, mi sento felice, ho una vita buona in Canada, sono cittadina canadese. Io e mio marito abbiamo un ottimo lavoro e una casa. Non ho bisogno di una Chiesa, non ho bisogno di una religione e tantomeno di un movimento per essere felice!

Credo nell’educazione all’amore, cercando di capire cosa è l’amore per me, voglio donare l’amore, nel senso umano, rispettare le persone, per superare le discriminazioni nei confronti delle differenze per esempio di status, di provenienza e di orientamento sessuale, voglio amare tutti, ma in modo autentico, non ideale come si viveva nell’esperienza del Movimento. Ho approfondito la pedagogia dell’amore e anche la pedagogia del trauma e ho studiato come insegnarla. Nel 2001 ho acquistato il mio primo computer. Attraverso una ricerca in internet sono venuta a conoscenza del sito www.focolare.net gestito da un ex volontario che ha raccolto le esperienze dei fuoriusciti. È stata la prima voce critica sul Movimento che si sia pubblicamente diffusa. Inizialmente avevo molta paura, quindi ho raccontato la mia esperienza in modo anonimo, perché avevo davvero molta paura. È stato molto importante per me appartenere al gruppo OREF14, perché finalmente ho incontrato persone che capiscono queste esperienze. Per chi non lo ha vissuto infatti è difficile capire. Penso che il trauma sia stato così grande che abbia provocato in me il rifiuto di appartenere a qualsiasi Chiesa o esperienza religiosa. Mi fa malissimo. Non voglio che qualcuno abbia potere su di me o che mi dica cosa devo pensare, a cosa devo credere. Non riesco! Ciò che mi sorprende maggiormente è che la Chiesa cattolica non dica niente. Se io non sono più cattolica è appunto perché il Movimento mi ha traumatizzato molto. La cosa paradossale è che Chiara Lubich parlava sempre di Dio come Ideale, ma l’effetto del movimento è in molti casi esattamente il contrario, quello di far morire l’esperienza di federeligione-Chiesa nell’anima delle persone».

Rosh

Rosh Knoope15 ha aderito al Movimento dei Focolari durante il periodo giovanile. È un artista olandese, residente ad Amsterdam. Dopo la laurea in Arte multidisciplinare e una formazione pionieristica nelle forme d'arte digitale, nel 2001, ha creato opere d'arte incentrate sulla connessione dell'anima dell'uomo, in rappresentazioni urbane, fisiche e naturali, e costruite da strati fatti a mano e digitali che coincidono in un tutto digitale.

Dall’esperienza vissuta da Rosh emergono diversi aspetti critici presenti nella spiritualità del Movimento dei Focolari come la dimensione del rigore, che impedisce di esprimere liberamente la propria personalità, la repressione dell’affettività e della sessualità, che non vengono elaborate in un percorso equilibrato di crescita personale, e infine la richiesta incessante di energie e tempo da dedicare alle attività del Movimento, senza considerare le ripercussioni che questa pressione può avere sulla salute fisica e psichica.

«Ho conosciuto il Movimento dei Focolari tramite un amico d'infanzia all'età di 7 anni, partecipando agli incontri organizzati dal Movimento (Open Day e Mariapoli). In queste occasioni venivano proposti i commenti di Chiara Lubich come orientamento per la vita quotidiana. Anche se ero critico e avevo grandi domande sulla mia esistenza, cercavo principalmente compagni con cui condividere un’esperienza spirituale. Il focolare sembrava offrirmi una struttura all'interno della quale potevo sviluppare il mio legame naturale con Dio, come “padre affettuoso”. Ho abbracciato questa spiritualità durante il periodo della mia giovinezza, utilizzandone simboli ed espressioni, e ho aderito liberamente».

Rosh è affascinato dal messaggio di Chiara, anche se si accorge dell’eccessiva venerazione per la fondatrice, ai cui scritti e messaggi, “a effetto ipnotico”, tutto deve ispirarsi, e non capisce perché non si possa essere spontanei nel modo di esprimersi e nelle esperienze da raccontare all’interno del gruppo. «Nel focolare si davano all'esistenza significati diversi da quelli della vita semplice delle persone, connotando in modo negativo la realtà del mondo esterno e gli aspetti dell’uomo, ritenendoli rozzi, senza Dio ed espressione di egoismo. Il percorso spirituale proposto dal movimento sembrava una strada positiva verso la perfezione, pertanto sono stato trasformato spiritualmente da nobile giovane leader a disciplinato diplomatico di Dio che rimaneva in silenzio, a meno che non gli fosse stato dato il permesso di parlare».

Rosh si accorge che in quella realtà non è possibile essere spontanei ed autentici: «Ci veniva imposto di affrontare i dolori trasformandoli in amore per Dio. Non ho mai dovuto affrontare così la mia vita personale in famiglia, ma per il movimento era necessario vivere costantemente nell’amore anche nelle piccole cose, che per loro significava svolgere i compiti più difficili con precisione militare; questo mi appariva davvero nobile, ma di fatto mi portava a ridurre sempre più la spontaneità del mio essere, per vivere nel calcolo di tutti gli aspetti, uniformandomi al dovere imposto e autoimposto. Ho imparato a mentire quando non avevo compiuto azioni significative in linea con i valori del movimento».

Si accorge che i responsabili o i coordinatori dei gruppi di formazione indicano ciò che si deve fare e controllano il comportamento dei membri del gruppo, in modo da garantire che tutti incarnino in modo radicale i valori proposti dal Movimento. «Durante gli incontri dovevamo ascoltare le musicassette in cui venivano proposti i pensieri e i messaggi di Chiara, seguendo le indicazioni di un giovane Gen, inesperto ai miei occhi, che tuttavia era stato nominato “responsabile” di un gruppo regionale e accompagnava il nostro percorso spirituale, fornendo consigli e indicazioni, spesso imposti, necessari per mantenere tutti sulla strada giusta. Ci ordinava quello che dovevamo fare. Mi sono completamente uniformato ai valori del Movimento fino a riconoscere Chiara come leader carismatica, anche se non mi sentivo sempre in linea con le idee del gruppo; tuttavia mi dimostravo sempre entusiasta, seguendo lei e adeguandomi alla struttura del Movimento. Seguitavo a chiedermi perché Chiara permettesse ai Focolarini di continuare a lodare tanto la sua persona e a permettere addirittura che la gente corresse dietro alla sua macchina, come se fosse una regina. Cosa aveva a che fare questo con Dio?».

Il movimento chiede una grande disponibilità ai suoi membri in una sorta di attivismo sfrenato che non sempre tiene conto delle effettive esigenze e capacità delle persone. «Il Focolare mi chiedeva di essere sempre disponibile per le attività, quindi stavo raramente a casa, sia fisicamente sia con la mente che era completamente proiettata in quella nuova realtà. Sono stato sempre molto attivo per la beneficenza del movimento, come per esempio in occasione dell’attività di raccolta fondi per il Camerun. Con i Gen andavo porta a porta a promuovere mercatini, smistare merci, fare cartoline di Natale».

Rosh si rende disponibile per aiutare nella ristrutturazione del Centro Mariapoli a Baak16, ma ben presto si accorge che il lavoro di volontariato non è garantito in termini di sicurezza sul lavoro, sia per l’utilizzo di attrezzature non adeguate al tipo di lavoro svolto, sia per situazioni di pericolo che si verificano durante lo svolgimento delle varie mansioni. Tuttavia anche in queste occasioni i focolarini ritengono che la buona volontà e il servizio per Dio possa fronteggiare tutte le difficoltà, vivendo tutto come avventura divina.

La struttura gerarchica tra i membri del Movimento non corrisponde alla sua sensibilità. Più entra nella vita gen più può assumere ruoli di responsabilità che sono considerati maggiormente dai focolarini. «Sono salito di un gradino nella gerarchia dei ruoli, cosa che mi ha ferito quando ho scoperto che gli outsider venivano tenuti in fondo alla gerarchia. Mi sembrava che le posizioni gerarchiche non avessero nulla a che fare con la leadership, ma con il denaro o il potere. Di conseguenza ho visto come i membri più docili venissero responsabilizzati, anche se poi erano regolarmente umiliati, rimproverati e subordinati in un ruolo di carattere psicologico o teologico inventato dalle strutture dell’Opera. Alle persone venivano imposti comportamenti come “volontà di Dio”, perché Dio doveva risplendere nella persona fino ad annientare la volontà personale. I focolarini mi apparivano quindi mentalmente poveri e l'atteggiamento autoritario dei superiori era considerato come un aiuto per far fronte all’incapacità di funzionare nel mondo esterno».

Anche rispetto alla dimensione affettiva Rosh si sente a disagio. «La purezza avrebbe dovuto essere una questione legata alla scelta personale, mentre Chiara voleva imporre a tutti il valore della purezza proponendo la limitazione dei rapporti fisici. La situazione culturale olandese era diametralmente opposta alle modalità di relazione affettiva e sessuale vissute in focolare. All'inizio mi è stato insegnato a reprimere la mia mente e i miei pensieri, ma in questa fase della vita questi valori hanno coinvolto anche le manifestazioni fisiche. Pur non avendo fatto una scelta di consacrazione a Dio, noi gen siamo stati incoraggiati a vivere la purezza come i monaci. Questa condizione mi ha danneggiato psicologicamente».

Durante la scuola superiore in collegio e poi durante il periodo dell’Università, Rosh ha rapporti affettivi con alcune persone e, per potersi sentire libero, si allontana dalle proposte valoriali del Movimento, anche perché si sente pressato dalla responsabile di zona a fare una vita molto radicale che tuttavia sente che non gli si addice. Ad Amsterdam va a vivere per un periodo nella casetta gen.

Durante una vacanza in Italia conosce una focolarina del Brasile con cui stringe un legame sentimentale. Coltivando questo rapporto cresce per entrambi la distanza da Chiara e dal Movimento e Rosh finalmente riscopre l'Arte come linguaggio e studio personale. Si vedono di nascosto per un periodo, ma, quando una gen si accorge di questa relazione, segnala tutto alla responsabile di zona che decide di rimandare la focolarina in Brasile. «Per evitare rapporti difficili, il Centro dell’Opera17 aveva quindi deciso che la focolarina sarebbe tornata in Brasile entro una settimana e sarebbe uscita di focolare per la sua condotta non conforme ai valori del Movimento. La responsabile di zona aveva detto che non avrebbe voluto prendere questa decisione, ma anche lei dipendeva dalle scelte che provenivano dal Centro dell’Opera. La focolarina venne quindi mandata via con un aiuto di soli 1.000 euro, dopo aver vissuto 25 anni nei focolari europei e aver contributo con il suo lavoro e la sua dedizione alla vita anche economica del movimento».

Rosh instaura altre relazioni affettive problematiche e sente che questo dipende dalla formazione avuta nell’esperienza gen, fino a quando incontra la sua attuale moglie. «Il passato del focolare mi ha perseguitato per anni. Ero incline a fidarmi troppo degli altri e quindi a lasciare che le persone si approfittassero o addirittura abusassero di me. Ho imparato a dire di no solo grazie all’aiuto di mia moglie che mi ha aiutato a difendermi dagli altri. Il focolare sa impedire in modo potente di coltivare la relazione e la conversazione naturale con Dio e ha reso me e gli altri, che ho conosciuto nel mio percorso, dipendenti dall'apprezzamento di un movimento secondo le categorie del carisma dell’unità che tuttavia non sono funzionali a un sano rapporto con se stessi e con il mondo. Dentro di me ero convinto del mio rapporto con Dio. Il focolare era solo un rifugio alternativo per persone che avevano bisogno di sicurezza o di attenzione, e, mentre cercavo solo la parentela spirituale, i Focolari dicevano che cercavo “l’unità”. Tuttavia mi hanno appesantito con la sofferenza degli altri, senza coltivare la mia autostima nell’apprezzamento per me stesso».

Angelika

Angelika Hribar è slovena. Oggi in pensione, ha lavorato nella biblioteca del Dipartimento di Lingue e Letterature Germaniche della Facoltà di Lettere a Ljubljana.

All'inizio del 2023 rilascia un intervista per il giornale Domovina18 per raccontare la sua esperienza nel Movimento dei Focolari. Abbiamo chiesto ad Angelika di condividere gli aspetti salienti del suo racconto.

Angelika conosce il Movimento nel periodo dell'Università durante una vacanza a Roma con un gruppo di studenti, attraverso un sacerdote che li accompagna in una comunità dei Focolari. Rimane da subito colpita dalla loro vita e dal messaggio della fondatrice, Chiara Lubich. «Sono rimasta affascinata dai loro racconti sulla vita della fondatrice e sul suo sforzo di vivere secondo l'esempio dei primi cristiani. In seguito ho cercato di diffondere il mio entusiasmo tra i giovani di Ljubljana».

Grazie al collegamento in Slovenia con Angelika, il Movimento comincia ad inviare focolarini che permettono così di far nascere una piccola comunità. «Dal momento che la Chiesa ha riconosciuto il Movimento, noi membri appena affiliati ci siamo fidati completamente di esso. A poco a poco, anche la mia famiglia si è unita al Movimento. Ho vissuto questa unità nella comunità secondo i principi e le indicazioni della fondatrice. Ogni mese cercavamo di mettere in pratica una frase del Vangelo chiamata “parola di vita”19, che Chiara pubblicava con un suo commento nel bollettino del Movimento. Per molti anni ho avuto il compito di tradurre questo e molti altri testi di Chiara in sloveno».

I nuovi aderenti della Slovenia si dedicano completamente alla vita della comunità nascente dei Focolari. Alcuni si consacrano a Dio con i voti di povertà, castità e obbedienza per vivere nel Focolare e lasciano la Slovenia. Angelika si inserisce nel ramo dei Volontari di Dio sostenendo il movimento in tutte le attività proposte anche finanziariamente attraverso la donazione mensile di parte dei suoi guadagni. Si accorge infatti da subito che l'adesione al Movimento richiede l'impiego di tutte le sue forze ed energie e si rende disponibile a tutto quanto le viene chiesto, in particolare a fare da interprete negli incontri internazionali al Centro Mariapoli. Ospita addirittura nella sua abitazione il primo focolare femminile.

Pian piano si accorge però che alcuni valori e stili di vita del Movimento vengono imposti agli aderenti e che l'impegno richiesto in molti casi è estenuante. «Avevamo istruzioni precise come per esempio andare ogni giorno alla S. Messa, recitare il rosario e meditare gli scritti di Chiara; quando non si poteva fare, ti facevano sentire costantemente peccatore e indegno. Svolgevamo il nostro lavoro professionale e nel tempo libero lavoravamo per il Movimento. A casa mia si tenevano sempre più riunioni, ero sopraffatta, ma nessun superiore mi diceva mai che avevo fatto qualcosa di buono o mi ringraziava. Siamo stati trattati secondo il principio: “Siete servi inutili, avete fatto solo ciò che eravate obbligati a fare”»20.

Angelika si accorge che l'adesione a questi valori genera una sorta di conformismo spirituale, che impedisce di esprimere la propria personalità. «Questa “fratellanza universale”, unità modellata sulla Santissima Trinità, per noi, membri interni, si è sempre più manifestata come soppressione delle nostre personalità e del nostro stesso pensiero a favore della “macchina” del cui ingranaggio ognuno di noi era una rotella. Se la rotella si rompeva, veniva scartata e sostituita. Chi si logorava e ammalava, veniva scartato. Da me esigevano sempre di più, anche azioni molto assurde che non erano conformi alla mia coscienza».

Angelika non si sente più libera. L'ingerenza dei focolarini nella sua vita è talmente pregnante che invade anche le decisioni relative alle sue proprietà. Questo è quindi per lei fonte di sofferenza anche fisica in alcuni casi, come ricaduta della sofferenza emotiva vissuta in una relazione che non permette la libertà di scelta e di espressione, al punto da dover seguire una cura medica.

Le conseguenze fisiche dello stress psicologico, secondo Angelika, potrebbero essere la causa della prematura morte di suo fratello, focolarino consacrato. «Anche mio fratello minore era un focolarino consacrato a completa disposizione del Movimento. Ha letteralmente dato la vita per questo scopo. È morto inaspettatamente per un ictus a soli sessantasei anni. Aveva seguito, come architetto, la costituzione di una fabbrica a Udine, lavorando incessantemente a questo progetto anche di notte, quindi penso che fosse completamente esaurito».

A causa dell'esperienza nel Movimento dei Focolari Angelika vive un momento di depressione, in cui fortunatamente, come lei sostiene, non perde la fede. Probabilmnete proprio la situazione di crisi le permette di prendere coscienza degli errori e delle insidie del Movimento, come per esempio il culto della personalità della fondatrice o la totale sottomissione alle decisioni dei superiori, che le fa comprendere come questo cammino spirituale presenti molte caratteristiche delle esperienze settarie.

Angelika decide di raccontare la sua esperienza al settimanale sloveno Domovina per condividere le sue perplessità, sapendo che tuttavia i membri del Movimento sono in difficoltà ad accogliere le osservazioni contrarie alla loro visione della vita di fede. Sostiene infatti che tutte le pubblicazioni, che riportano le storie di vita di ex membri, non siano state né tradotte in sloveno né divulgate. Addirittura ne viene sconsigliata la lettura da parte della direzione.

Poichè molti aspetti controversi del Movimento vengono nascosti, Angelika apprende dal libro inchiesta di Ferruccio Pinotti21 molte caratteristiche del Movimento e del carisma che prima ignorava, come per esempio le visioni del “Paradiso ‘49” di Chiara Lubich, la sua modalità relazionale di scortesia nei confronti di chiunque la contraddicesse oppure gli abusi sessuali. «Ci sono molte testimonianze nel libro La setta divina; alcuni ex membri hanno mantenuto la loro fede, altri no, altri si sono suicidati; il «denominatore comune» per tutti loro è che dovevano rinunciare non solo ai loro beni personali, ma anche alla loro opinione personale, per essere in unità con i loro superiori e, attraverso di loro, con la fondatrice. Nel Movimento abbiamo imparato che dobbiamo “diventare una cosa sola” con il nostro prossimo. Quello che segue è un graduale “lavaggio del cervello” con l'obiettivo di rendere il maggior numero possibile di persone obbedienti e “non pensanti” che possano essere manipolate».

Note

1. I gen 4 sono i bambini e le bambine (dai 4 agli 8/9 anni) del Movimento dei Focolari. Essi accolgono e vivono la spiritualità di Chiara Lubich e quotidianamente s'impegnano a vivere per un mondo più unito e a diffondere i valori della pace e della fraternità universale.

2. I gen 3 sono i ragazzi del Movimento dei Focolari, la “terza generazione”, appartengono a diversi popoli e culture e fanno loro l’obiettivo di tutto il Movimento, ovvero realizzare la frase di Gesù “Che tutti siano uno”.

3. L’organizzazione del Movimento dei Focolari prevede una suddivisione in zone territoriali, il cui coordinamento è affidato alle/ai focolarine/i consacrate/i che vivono nel Centro Zona.

4. Il gruppo di gen che, insieme all’assistente gen (focolarina consacrata), coordinava tutte le attività delle gen di una zona veniva chiamata Unità Arcobaleno.

5. La vocazione dei focolarini sposati, all’interno del Movimento dei Focolari fondato da Chiara Lubich, ha avuto origine in Igino Giordani, scrittore, politico, giornalista. I focolarini sposati sono chiamati a consacrarsi a Dio nel focolare, comunità di vergini e coniugati della quale fanno parte integralmente, pur continuando a vivere la propria vita familiare.

6. I Volontari di Dio, diramazione del Movimento dei Focolari, sono uomini e donne di tutte le professioni e categorie sociali che scelgono di seguire Dio radicalmente e liberamente – da qui la parola “volontari” – vivendo nella quotidianità della loro vita la spiritualità evangelica dell’unità.

7. L’espressione “tagliarsi la testa” ritorna in tantissime esperienze raccolte e indica la necessità, imposta ai membri del Movimento, di non ragionare con la propria testa, ma affidarsi alla volontà di Dio espressa dalle indicazioni del responsabile, sia a livello spirituale che organizzativo, del proprio gruppo di riferimento (Focolare, unità gen, nucleo, ecc).

8. Chiara Lubich invitava tutti i membri del movimento a vedere Gesù nel fratello, facendo riferimento alla frase del vangelo Mt 25, 31-46: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me».

9. È la prima cittadella internazionale del Movimento dei Focolari, sorge su 260 ettari di terreno ad ovest del Comune di Figline e Incisa in Val d’Arno, a circa 30 chilometri da Firenze.

10. Il focolare è la comunità di vita dei membri del Movimento che decidono di consacrarsi a Dio con i voti di povertà, castità e obbedienza.

11. L’espressione veniva utilizzata per fare riferimento al passo del Vangelo che recita «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro», Mt 28,20.

12. Gruppo musicale e artistico internazionale attivo dal 1966, con sede in Italia, nato all'interno dell'esperienza dei focolarini nella cittadella di Loppiano, su desiderio di Chiara Lubich. Il gruppo diffondere attraverso la musica i valori del vangelo e della spiritualità dell’unità.

13. A Loppiano le persone che scelgono di consacrarsi a Dio vivono un’esperienza di formazione alla vita di focolare che dura due anni.

14. Ibidem.

15. https://www.lerosh.nl/about

16. Villaggio dei Paesi Bassi appartenente alla provincia della Frisia.

17. Il Centro dell’Opera situato a Roma coordina tutte le attività del Movimento a livello mondiale.

18. Nataša Konc Lorenzutti, Marijino ali Chiarino delo? "Cerkev mora spoznati zablodo in upam, da jo bo.", in Domovina, 6 gennaio 2023.

19. La “Parola di vita” è il commento al Vangelo che Chiara Lubich proponeva ogni mese a tutti gli aderenti al Movimento dei Focolari. Individuava una frase del Vangelo di cui dava poi una lettura carismatica con l'indicazione di modalità concrete per metterla in pratica nel proprio quotidiano. Destinata fin dal principio a un vasto pubblico, viene stampata su foglietti singoli, che vengono distribuiti dai membri del Movimento, per diffondere il carisma a tutti. Per Chiara Lubich questa modalità di evangelizzazione permetteva di riscoprire la Parola di Dio, trasmettendo un “metodo” per vivere la Scrittura e condividerne i frutti.

20. Lc 17,10.

21. Ibidem. 

*Foto presa da Flickr, immagine originale e licenza 

 

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