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Aavanti al corpo senza vita di suor Elia

Aavanti al corpo senza vita di suor Elia

Tratto da: Adista Documenti n° 10 del 15/03/2025

Qui l'introduzione a questo testo. 

Tristezza infinita e abissale. Non solo perché la morte separa, spezza la relazione, e questa ferita ci fa sentire quanto siamo fatti per la relazione. Ma qui, più ancora che nelle morti "naturali" o anche semplicemente "accidentali", esplode in tutta la sua orribile realtà la terribile tragedia degli abusi criminali.

Il risultato di questi abusi è qui, senza maschera, nella sua realtà più diretta: è la morte.

Suor Elia è stata uccisa dai numerosi abusi che ha dovuto subire lungo tutta la sua vita. «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto». Questa è la realtà che si presenta davanti ai nostri occhi. Senza maschera, senza artificio, senza trucco.

La malattia, il cancro che ha portato via suor Elia in poche settimane, non è stata una malattia semplicemente "naturale", conseguenza di un qualche squilibrio. È la conseguenza diretta e ultima di tutti quegli abusi e negazioni che ha dovuto subire per oltre vent'anni di vita religiosa... La prova è che nessun trattamento, neppure per alleviare il dolore, è stato efficace. Il cancro che si è manifestato alla fine non è che la parte visibile e ultima di quel male che ha corroso la sua vita e che è stato lasciato perdurare per così tanti anni.

Gli abusi sono mortiferi, distruggono, conducono alla morte. Punto. Il corpo senza vita di suor Elia mette tutto ciò in piena luce, sotto la croce del suo Signore, che ha voluto seguire e che ha seguito con coraggio fino all’estremo del suo calvario.

Il corpo senza vita di suor Elia diventa simbolo, icona attualizzata del corpo del Diletto, di Gesù, il Giusto, che i nostri peccati – tutti i nostri peccati, a cominciare dai più banali in apparenza, l’oblio e l’ingratitudine – conducono alla morte. Il peccato è mortifero, il peccato è omicida, ma ne abbiamo fatto una realtà così banalizzata che ci siamo abituati, e non ci lasciamo più toccare nelle viscere. Il nostro cuore è diventato duro come pietra.

Cosa abbiamo fatto per fermare questo meccanismo mortifero? Niente, o abbiamo agito troppo tardi. Tutti siamo coinvolti. Tutti portiamo una parte di responsabilità. Tutti. Tutto inizia con negligenze, disattenzioni, mancanza di vigilanza…

Finché siamo in presenza di una persona vittima ancora in vita, possiamo illuderci sulle conseguenze mortali che porta in sé, perché la vediamo ancora viva, nonostante tutto… Ma la morte è impiantata in lei e ineluttabilmente la conduce alla morte. E questo facciamo fatica a sentirlo, a capirlo, a crederlo.

Ora, davanti al corpo senza vita di suor Elia, la cruda verità appare agli occhi di tutti. Ogni altra spiegazione non è che una fuga nella menzogna: un’edulcorazione di una verità semplice. Ma per riconoscerla bisogna ancora avere il coraggio di alzare lo sguardo verso Colui che abbiamo trafitto.

Attraverso il corpo senza vita di suor Elia, riemerge tutta la sofferenza di tutte le vittime ignorate, misconosciute, dimenticate – a cominciare da quelle che, intrappolate in sofferenze indicibili, non hanno trovato altro scampo se non il suicidio – e si mescola alle lacrime del Padre che ci interroga: «Popolo mio, che cosa ti ho fatto perché tu abbia trattato così i miei figli amati?». Sant’Ignazio ci chiede di provare vergogna e confusione davanti al Cristo in croce.

Questo è ciò che possiamo e dobbiamo chiedere a Dio davanti al corpo senza vita di suor Elia, che affidiamo a Lui ai piedi della Sua croce.

E restare in silenzio davanti al mistero di una vita distrutta.

Mi è stato dato di accompagnare suor Elia quando è arrivata qui a Paray-le-Monial, sotto il segno dell’urgenza, quattro anni e nove mesi fa... Non sapevo nulla della sua storia, delle tragedie che aveva vissuto... Ho scoperto una suora in frantumi.

Un cammino di vita era ancora possibile? A livello umano, no...

Eppure posso testimoniare di aver assistito all’emergere di una vita che si faceva strada attraverso tutte le sue ferite. Due anni dopo il suo arrivo, nel febbraio 2022, suor Elia ha voluto celebrare i suoi 25 anni di vita religiosa... È in quell’occasione che suor Marie-Simon ha presentato pubblicamente la ragione della sua presenza: «Suor Elia è una delle vittime del PMDP. [p. Marie-Dominique Philippe, ndt]. Molte vittime hanno testimoniato che, se l’abuso stesso è un trauma, il fatto di non essere riconosciuti come vittime e di subire diverse forme di emarginazione è un altro trauma, spesso più doloroso del primo. Per suor Elia, è importante che oggi questo venga detto».

Appena pochi mesi dopo, suor Elia ha ripreso a dipingere. Perché suor Elia era un’artista: la musica con il canto e il violino, le arti visive con il disegno, la pittura... Nel settembre 2022, iniziando a comporre una Via Crucis, mi ha presentato un disegno significativo: delle mani che si scaldano sopra un fuoco. Mani in offerta, e nel fuoco anime in grande sofferenza e desolazione, circondate da lupi terrificanti e voraci... Mi scriveva allora: «Meglio entrare nella Passione con Gesù per vivere con Lui il suo cammino di spogliazione nella fedeltà. La mia scelta è fatta: restare fedele fino alla morte… come ho promesso il giorno dei miei voti» (29 settembre 2022).

La pittura le avrebbe permesso di esprimere ciò che portava nel profondo di sé. Le avrebbe dato un linguaggio per dirci l’indicibile: l’inferno vissuto, l’inferno in cui sono rinchiuse le vittime di abusi criminali. Me lo confidava esplicitamente: «Lo scopo non è la bellezza, né piacere agli altri, ma esprimere ciò che vivo» (26 aprile 2023).

In mezzo ai suoi dipinti, estremamente evocativi delle angosce e delle desolazioni abissali attraversate, sono comunque apparsi altri quadri che evocavano una breccia in questi inferni senza via d’uscita. Una breccia che parlava di una vita più forte e più luminosa di tutte quelle tenebre… Il trittico che poi avrebbe chiamato "Trittico del Sacro Cuore" ne è l’illustrazione compiuta (10 aprile 2023).

Posso testimoniare e oggi testimonio che il Cuore di Gesù si è manifestato a lei, l’ha accompagnata e l’ha condotta su un cammino di salvezza: il cammino in cui il Risorto si rivela vittorioso aprendo la breccia della Vita.

Ora suor Elia riposa nel Cuore del Risorto, in quel luogo dove «Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e la morte non sarà più né lutto, né grido, né dolore…» (Ap 21-22).

Le sue opere sono un’eredità preziosa, una testimonianza umana e spirituale profonda, un linguaggio per le vittime e un appello per noi tutti... 

*Foto presa da Unsplash, immagine originale e licenza 

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