Nessun articolo nel carrello

Oltre Dio, il mistero senza nome. Il quarto passo del cammino post-religionale

Oltre Dio, il mistero senza nome. Il quarto passo del cammino post-religionale

Tratto da: Adista Documenti n° 18 del 15/05/2021

DOC-3126. SAN PIETRO IN CARIANO (VR)-ADISTA. È dedicato al tema del post-teismo, colonna vertebrale del nuovo paradigma definito post-religionale, il quarto volume della serie “Oltre le religioni”, dal titolo Oltre Dio. In ascolto del Mistero senza nome: anch'esso, come i tre che l'hanno preceduto (Oltre le religioni, Il cosmo come rivelazione, Una spiritualità oltre il mito), nato dalla collaborazione tra Il Segno dei Gabrielli e Adista (2021, pp. 255, euro 19) e curato dalla nostra redattrice Claudia Fanti insieme al teologo José María Vigil, con la prefazione di don Paolo Scquizzato (il libro può essere acquistato anche presso Adista, scrivendo ad abbonamenti@adista.it; telefonando allo 06/6868692; o attraverso il nostro sito internet, www.adista.it).

È il tema, cioè, del superamento dell'immagine di Dio come un essere dal potere soprannaturale e dai tratti antropomorfi e patriarcali, onnipotente e onnisciente, creatore, signore e giudice: un Dio che, come scrive don Paolo Scquizzato nella prefazione, «ama, si offende, reagisce, interviene, si pente, perdona, redime, salva, progetta, desidera, plaude, castiga i cattivi e premia i buoni, vede tutto, conosce tutto, anche i segreti più re- conditi del cuore dell’essere umano» e che «alla fine, se ci si pensa bene, è solo poco più che un essere umano, anzi è l’insieme di proiezioni – e frustrazioni – squisitamente umane».

Un tema dirompente: se sul necessario superamento dell'antropomorfizzazione di Dio esiste, almeno nei settori inquieti del cristianesimo, un consenso diffuso, la rinuncia definitiva all'immagine di un Dio trascendente, provvidente e personale si rivela invece assai più ardua, benché, come sembrano concordare gli autori e le autrici di questa serie – oltre a Vigil, José Arregi, Carmen Magallón, Mary Judith Ress, Gilberto Squizzato e Santiago Villamayor – la morte del Dio teista non comporti affatto di per sé il passaggio all'ateismo, configurandosi piuttosto come il punto di partenza di una ricerca spirituale svincolata da ogni pretesa di verità e da ogni appartenenza che non sia quella alla nostra casa comune e alla nostra comune umanità.

Innumerevoli sono del resto le persone che non avvertono alcun bisogno di lasciarsi rinchiudere in una qualsiasi etichetta, che sia l'ateismo o l'agnosticismo, il panteismo (tutto è Dio) o il panenteismo (tutto è in Dio), rivendicando piuttosto il ritorno alla nudità originaria della teologia apofatica: un discorso sul divino che sa di non poterne dire nulla, l'ascolto di un Mistero senza nome che va oltre, immensamente oltre, la nostra capacità di comprenderlo. «Ogni qualvolta si parla di Dio lo si oggettivizza, mutilandolo. E per questo muore», sottolinea Villamayor. E, del resto, che cosa possiamo mai dire rispetto alla realtà divina, se è vero che, come afferma Arregi, più di ogni altra parola, “Dio” «nasce dal Silenzio e conduce al Silenzio»?

In questo quadro, per le autrici e gli autori di questo volume – che Scquizzato definisce non a caso come «donne e uomini che hanno fatto della teologia non un museo di cui essere aridi custodi, ma un giardino da coltivare e lavorare con lo stupore dei giardinieri – i termini "credere" e "Dio" continuano allora ad avere un senso, ma si tratta di un senso completamente diverso da quello tradizionale. Non si tratta più di credere in un Dio trascendente e personale, bensì di «volgere gli occhi – come scrive Vigil – alla divinità profonda della Realtà, alla divinità di tutto, del Tutto, non separata dalla terra, dalla materia, né da noi stessi, «non scendendo più a compromessi con il mito, la mitologia, l'immaginazione religiosa, le credenze, i dogmi imposti in maniera a-razionale dall'istituzione religiosa».

E di certo la nuova visione, non imponendo una camicia di forza al mistero, è destinata a rivoluzionare anche il confronto tra credenti e atei, tra fede e scienza, tra creazionisti e naturalisti, tra quanti insomma vedono nell'universo il frutto di un progetto divino e quanti lo ritengono il risultato di processi evolutivi solo fisici. Dopotutto, suggerisce Carmen Magallón, «forse è la ricerca in sé, con le sue diverse traduzioni, a poterci aiutare a cancellare le frontiere».

Nel momento infatti in cui la fede in un Dio personale ed esterno al mondo viene meno, post-teisti, a-teisti, atei e agnostici si trovano realmente a poter dialogare in maniera inedita di fronte a quel mistero che, come affermava Planck, non potremo mai sciogliere perché ne siamo parte. Non per niente il cosmologo Brian Swimme ha parlato della scienza come «cammino mistico della conoscenza empirica».

Alcuni brevi stralci tratti dai contributi di

Arregi, qui

Squizzato, qui

e Ress, qui

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

Sostieni la libertà di stampa, sostieni Adista!

In questo mondo segnato da crisi, guerre e ingiustizie, c’è sempre più bisogno di un’informazione libera, affidabile e indipendente. Soprattutto nel panorama mediatico italiano, per lo più compiacente con i poteri civili ed ecclesiastici, tanto che il nostro Paese è scivolato quest’anno al 46° posto (ultimo in Europa Occidentale) della classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa.