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Lettera in redazione: siamo sicuri di quella frase attribuita al papa?

Lettera in redazione: siamo sicuri di quella frase attribuita al papa?

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera che ci ha inviato l'amico Sergio Paronetto, presidente del Centro studi di Pax Christi, in merito alla frase sulla "frociaggine" che avrebbe pronunciato papa Francesco.

Cara Adista,

a proposito della brutta frase attribuita al papa contro la presenza di omosessuali in seminario, secondo me sono state dette cose affrettate o parziali. Vorrei collocarla in un contesto globale. Non sappiamo bene come siano andate le cose anche se è chiaro che la frase è uscita da persone a lui decisamente contrarie (in un contesto diverso Falcone diceva che esistono avversari con "menti raffinatissime") . A differenza di tanti altri in situazioni simili, il papa, comunque, si è scusato. Perché l'ha detta o per altri motivi? Osservo solo che Francesco, al centro di opposte pressioni e contestazioni, bersaglio di una campagna ecclesiastica-politica ossessiva e cattiva, subdola e infamante, per screditarlo, umiliarlo, bloccare o condizionare la nuova fase ecclesiale da lui inaugurata, farlo dimettere e orientare negativamente il prossimo  conclave, non ha voluto gettare fuoco nel fuoco: poteva dire che è stato frainteso, che stava scherzando, che non padroneggia bene la lingua italiana; oppure poteva dire che riferire in modo anonimo una frase detta (forse) in un incontro riservato è stato non solo un gesto indiscreto ma anche irresponsabile; poteva anche arrabbiarsi è parlare di infedeltà o tradimento. Invece ha risposto in modo limpido e mite senza enfasi polemiche. Ha chiesto scusa ribadendo il suo rispetto per le persone che si sono sentite colpite.

A mio parere, mettere in giro frasi simili con queste modalità (dimenticando le cento frasi accoglienti e i suoi gesti ospitali), serve per accelerare una vera e propria resa dei conti.  Qualcuno (a destra e a sinistra, per usare il solito schematismo giornalistico superficiale) è arrivato a dire che siamo alla fine di un pontificato solitario o di una parabola votata all'inconcludenza. Che tristezza argomentativa! Qualche vescovo, cardinale o agenzia stampa ha forse voluto vendicarsi per le tante espressioni bergogliane contro il clericalismo, la mondanità spirituale, le patologie curiali, o per l'apertura del percorso sinodale, l'avvio di una pastorale per lgbtq, il suo impegno per la pace, la giustizia e la cura del creato, puntando proprio in modo malevolo su punti delicatissimi legati ai famosi "valori non negoziabili".

Perché solo questo tipo di frasi (vere o presunte) viene diffuso ad arte? È significativo che le stesse persone, ma anche altre ritenute progressiste, poca o nulla risonanza abbiano dato o diano a frasi veramente scomode e brucianti contro "lo scandalo" della corsa agli armamenti, i promotori delle guerre definiti "criminali", chi guadagna con le armi, complice di Caino, amico di Erode, o, come detto in Arena il 18 maggio, aspirante al premio Nobel di Ponzio Pilato. In un'epoca di manovre mediatiche supportate da una diffusa "ignoranza artificiale", occorre vigilare con lucidità, coscienti della posta in gioco. Chi come me segue Francesco ogni giorno avverte un moto di ribellione etica ed ecclesiale.

Per finire, riporto la bella risposta di Francesco a un seminarista omosessuale che gli aveva scritto con dolore, tramite "Il Messaggero" il giorno dopo la sua presunta frase omofoba:  "la Chiesa deve essere aperta a tutti. Fratello, vai avanti con la tua vocazione. Che il Signore ti benedica e la Madonna ti custodisca". La risposta, aggiunge il giovane, fa capire "chi è il papa vero, non è quello che  hanno fatto credere". Insomma, a mio parere ogni critica seria rivolta al papa, da lui stesso sollecitata, va fatta con discernimento. Per me, può essere solo amorosa e grata per il suo coraggio. Può essere orante e corresponsabile o, come si dice oggi, sinodale.

Sergio Paronetto

*Foto di Finizio tratta da Flickr 

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