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Sulla china della guerra totale: appello a fermare le armi

Sulla china della guerra totale: appello a fermare le armi

La strada sembra tristemente segnata e «la miccia di una guerra globale» – questo il titolo dell’editoriale di Giulio Marcon sul sito della campagna Sbilanciamoci! – pare ormai accesa: ne sono segnali inequivocabili le parole di Stoltenberg sulle armi NATO in territorio russo, o quelle di Macron su un possibile coinvolgimento di eserciti occidentali in Ucraina, ma anche l’aumento esponenziale della spesa militare globale, la tensione crescente in Medio Oriente e la fragilità di un’Europa disunita e frammentata, subalterna all’Alleanza Atlantica. Tutto, dunque, rema in favore di un conflitto di proporzioni globali.

Il destino dell’Occidente “democratico”, accusa Marcon, è in mano a persone irresponsabili ed estremiste come Stoltenberg, ondivaghe e pericolose come Macron, criminali internazionali che andrebbero consegnati al Tribunale dell’Aia come Netanyahu e i leader di Hamas.

Secondo Marcon «l’Europa è complice di quello che sta succedendo, subalterna alla NATO e alle pulsioni più guerrafondaie. La spesa militare sta aumentando vorticosamente e stiamo andando sempre di più verso un mondo incontrollabile, attraversato da guerre, conflitti irrisolti, diritti umani violati». In questo quadro, dice ancora, l’opzione militare non rappresenta una soluzione possibile, bensì «il problema: non fa che aumentare la violenza, invece di ridurla. E l’interventismo militare (la guerra) negli ultimi anni non ha risolto nessuno dei problemi: così in Afganistan, in Libia, in Medio Oriente. Si va verso un riarmo generale e questo non è di buon auspicio per nessuno».

Le guerre non si vincono da nessuno sul campo, ma provocano solo dolore e sofferenza. Per questo, il primo obiettivo della comunità internazionale deve essere, afferma Marcon, «un “cessate il fuoco” immediato e riaprire il negoziato». «Ricostruire le condizioni di una pace giusta è questione di tempi lunghi, ma intanto bisogna far smettere di sparare».

Anche nella crisi di Gaza, occorre interrompere la strage, ritirare l’esercito dalla Striscia, liberare gli ostaggi israeliani e i detenuti politici palestinesi ingiustamente incarcerati, interrompere la colonizzazione israeliana e ogni atto di terrorismo. Le parole d’ordine sono “negoziato” e rispetto delle risoluzioni ONU, con la soluzione dei due Stati, «nel rispetto dei confini del 1967 e di Gerusalemme capitale condivisa».

Queste due guerre, che sembrano confinate a due realtà precise, possono facilmente trasformarsi «in un conflitto globale catastrofico, dove aleggia la minaccia nucleare e il coinvolgimento di tutta la NATO e della Cina. Gli esiti possono essere imprevedibili e drammatici. Bisogna fermare questa follia, ridare spazio alle voci di pace, far tacere le armi, trattare senza interruzione».

Leggi l'editoriale di Giulio Marcon su Sbilanciamoci!, campagna alla quale aderiscono, tra le altre associazioni, ActionAid, Altreconomia, Antigone, ARCI, Associazione Obiettori Nonviolenti, Associazione per la Pace, Beati i Costruttori di Pace, Cittadinanzattiva, CNCA, Comitato Italiano Contratto Mondiale sull’Acqua, Comunità di Capodarco, Emergency, Emmaus Italia, Fairwatch, Fondazione Finanza Etica, Gli Asini, Legambiente, Lunaria, Mani Tese, Nigrizia, Pax Christi e WWF Italia.

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