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Sudan, 500 giorni di guerra: la crisi umanitaria e l'indifferenza globale

Sudan, 500 giorni di guerra: la crisi umanitaria e l'indifferenza globale

Il 27 agosto scorso in Sudan ricorreva il 500.mo giorno di guerra esplosa il 15 aprile 2023 tutta all’interno dell’apparato militare sudanese, tra comandanti alla guida del Consiglio Sovrano, chiamati a gestire la faticosa transizione post al-Bashir ma anche intenzionati ad occupare gli spazi di potere lasciati liberi dal vecchio padre padrone del Paese (v. Adista Notizie n. 16/23).

Il 14 settembre scorso, l’agenzia cattolica di informazione per l’Africa CISA ha “celebrato” la ricorrenza con un articolo di denuncia della «guerra brutale» tra le Forze Armate Sudanesi (SAF) e le Forze di Supporto Rapido (RSF). «Dal 15 aprile 2023, i civili hanno subito gravi atrocità, violenza sessuale e distruzione diffusa, finendo in una crisi umanitaria che continua a crescere in una spirale senza fine», si legge nell’articolo. «Questa guerra ha causato innumerevoli vittime, distrutto infrastrutture e lasciato milioni di sudanesi nella disperazione».

Raccogliendo la testimonianza di Eskinder Negash (presidente e CEO del Comitato statunitense per i rifugiati e gli immigrati-USCRI), l’articolo racconta delle violenze inaudite patite dalla popolazione civile, sotto gli occhi “disattenti” della comunità internazionale e di una apatica Unione Africana. E così, hanno già superato la quota di 8 milioni le persone che hanno abbandonato la propria casa e che vivono da sfollate dentro il loro Paese, spiega la CISA. 2 milioni sono invece quelle emigrate all’estero in cerca di protezione internazionale. Per 24 milioni di persone rimaste in Sudan si apre poi la crisi economica, alimentare e sanitaria, e soprattutto si registra una totale dipendenza dagli aiuti umanitari, che faticano ad entrare nel Paese per via della guerra e delle calamità naturali. In termini di migrazioni forzate, quella sudanese è la più grave crisi al monto che investe i bambini: «Oltre 4,6 milioni di bambini sono stati sradicati dalle loro case, molti costretti a fuggire ripetutamente a causa della violenza in corso nei campi e nelle aree circostanti».

Ma questa guerra non sembra fare notizia, e il mondo tace: «Per i media internazionali, la guerra e gli sfollamenti in Sudan non sono notizie degne di essere riportate», denuncia Negash puntando il dito sull’«indignazione selettiva» che privilegia i “soliti” contesti di crisi.


* Sudan Grunge Flag, di Nicolas Raymond, tratta da Flickr. Immagine originale e licenza.

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