Ddl Sicurezza, tra repressione e propaganda. Ma la nonviolenza non si ferma per decreto
Dopo il voto alla Camera del 18 settembre scorso, il Ddl Sicurezza fortemente voluto dal governo Meloni si appresta ad essere definitivamente approvato in Senato. Cresce nel frattempo l'opposizione politica, sindacale e della società civile al provvedimento, per il suo carattere fortemente antidemocratico, repressivo e ideologico.
Con una lettera del 25 settembre, il Movimento Nonviolento – che ha alle spalle decenni di attivismo nonviolento e disobbedienza civile, pagando spesso con l’arresto e con sanzioni amministrative le iniziative promosse – si rivolge direttamente ai membri del Senato (presidente, senatori e senatrici di tutti i gruppi parlamentari, senatori a vita) per riferire «che nessun decreto fermerà mai la forza della nonviolenza».
In tal senso, afferma ancora il Movimento nella missiva, «il Decreto che Vi accingete a votare ha un carattere solo repressivo, aumentando le pene e introducendo nuovi reati: dimostra che chi l’ha concepito è mosso dalla paura. I regimi basati sulla paura, la violenza, lo stato di polizia, alla fine sono sempre crollati sotto la spinta dei popoli che si liberano». Cari senatori che voterete il provvedimento, ribadisce, «sappiate che mai nessuna legge, mai nessun carcere, ha fermato la forza attiva e liberatrice della nonviolenza dei forti. La disobbedienza civile, la non collaborazione, l’azione diretta nonviolenta, lo sciopero, il boicottaggio, l’obiezione di coscienza, sono immensamente più forti e puri di qualsiasi Decreto. Vi auguriamo di votare in piena coscienza».
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